Rifiuti a Perugia: «Comune truffato»

Consiglio grande, il vicesindaco Barelli lancia l’accusa: «Omessi controlli da parte di Regione e Arpa»

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Del passato se ne occuperà la Magistratura, del presente e del futuro è il momento che se ne torni a occupare la stessa città.

Andrea Romizi in consiglio

Il consiglio Con queste premesse si è aperto mercoledì pomeriggio il tanto atteso consiglio grande sui rifiuti, un’assemblea aperta a tutta la città per discutere delle tante criticità e ipotizzare un nuovo futuro, più sostenibile da un punto di vista ambientale ma anche economico, nel campo della gestione dei rifiuti nel capoluogo. Tante le persone che si sono iscritte a parlare, non solo provenienti dai comitati ambientalisti, per proporre una gestione attenta e controllata, senza spazio per facili profitti o speculazioni, attenta al riciclo e vicina alla filosofia dei Rifiuti zero.

La maxi inchiesta L’appuntamento, chiesto e ottenuto dal coordinamento regionale Umbria Rifiuti zero, arriva dopo che, nei giorni scorsi, sono arrivati gli avvisi di conclusione indagini. Quattro indagati in più, per un totale di 17 persone e cinque aziende, coinvolte a vario titolo in reati che, secondo la Procura vanno dal traffico illecito di rifiuti a delitti contro la salute e frode nelle pubbliche forniture. Una macchina da soldi, secondo il quadro tracciato dalla Procura, quella che gestiva lo smaltimento di rifiuti nell’Ati 2 e che macinava centinaia di migliaia di euro bluffando su analisi, quantitativi, conti e traffici. Il tutto dopo che, nell’ottobre del 2016, l’allora prefetto Antonella De Miro emanò un’interdittiva antimafia a carico di Gesenu. In mezzo, la cessione delle quote da parte dell’imprenditore romano Cerroni, l’arrivo del nuovo socio privato Paoletti e, da ultimo, le dimissioni di parte del cda di nomina pubblica.

Ad aprire i lavori è il vicesindaco Barelli che, negli ultimi anni, è stato al centro di numerose polemiche. La sua è una cronistoria ormai nota ai più, quella che inizia con l’interdittiva antimafia, le visite delle commissioni di inchiesta parlamentari, porta all’arresto dell’ex direttore generale di Gesenu e con il nuovo socio privato «con cui – chiarisce Barelli – stiamo lavorando e su cui riponiamo la nostra fiducia. Abbiamo detto discontinuità e, da allora, abbiamo proseguito sulla strada del rinnovo e rilancio di Gesenu tagliando col passato. Progetti di economia circolare, riduzione della Tari del 10%, 700 famiglie che hanno avuto una riduzione per disagio ambientale e, dopo l’approvazione della delibera sui ‘Rifiuti zero’ il prossimo step sarà l’introduzione della tariffa puntuale».

L’accusa Ma non c’è solo questo. Barelli si toglie qualche sassolino dalle scarpe dopo due anni di accuse in cui è stato tirato in mezzo. «Le indagini della magistratura – prosegue il vicesindaco – ha messo in evidenza le criticità, ha fatto emergere che il Comune è stato truffato e noi da tempo abbiamo avanzato la richiesta di costituirci parte civile. Ma non solo, secondo l’inchiesta emerge anche che ci sono stati omessi controlli da parte della Regione e di Arpa, non dell’amministrazione comunale. Qualcuno doveva controllare e non l’ha fatto e, a livello regionale, si deve rimettere mano al Piano regionale dei rifiuti con l’istituzione dell’Auri». Poi, sul modello di gestione: «Non siamo contrari a una gestione pubblica, abbiamo chiesto se c’erano altri soggetti interessati ad acquisire le quote private ma nessuno si è fatto avanti. Siamo convinti che l’obiettivo sia il funzionamento del servizio non il modello di gestione, per cui andiamo avanti in base alle possibilità che ci sono».

Luciano Piacenti

Il cammino «La delibera – ha proseguito – della giunta regionale del 2016 fissa gli obiettivi di raccolta differenziata al 65% entro il 2017 e al 72,3% nel 2018. Ad oggi, a Perugia, è ferma al 60%, con una tariffa di 247 euro ad abitante tra le più alte d’Italia, il porta a porta che riguarda solo il 6% della popolazione, senza tariffa puntuale e con il 60% dei rifiuti urbani che finisce ancora in discarica» ha esordito Roberto Pellegrino, presidente del coordinamento regionale Umbria Rifiuti zero. La strada da seguire, dunque, è quella tracciata dal consorzio del triveneto Contarina: raccolta differenziata di qualità che porta a una diminuzione dei rifiuti, delle tasse e del ricorso a discariche e inceneritori, «servizi cari sia sul portafogli che sulla salute. Quello che manca, all’Umbria, per attivare una gestione virtuosa che si basi su un continuo feed back tra cittadini e gestori è solo la volontà politica degli amministratori. Stiamo lavorando sulla Strategia rifiuti zero – ha detto in conclusione – con una delibera della giunta che è stata approvata nel marzo di quest’anno e che prevede anche l’istituzione dell’Osservatorio sui rifiuti, di un centro di ricerca, e la richiesta alla regione di un nuovo piano regionale dei rifiuti».

«Ferma al 60%» Successivamente ha preso la parola Roberto Pellegrino, del Coordinamento regionale Umbria Rifiuti Zero: «A Perugia la raccolta differenziata è ferma al 60% dal 2013, con una tariffa di 247 euro in media per abitante, una tra le più alte d’Italia, senza peraltro un reale riscontro in termini di qualità della differenziata stessa». Spazio poi – anche lei del coordinamento – ad Anna Rita Guarducci: «Vogliamo maggiore trasparenza nelle informazioni da parte del gestore». Lucio Pala dell’Osservatorio Borgogiglione ha sollevato il problema dell’infiltrazione mafiosa e delle ecomafie anche dell’Umbria, contro il quale, a suo avviso, il miglior antidoto è la pratica severa della trasparenza e della partecipazione civica.

«Non fatto abbastanza» Gabriele Silvesti dell’associazione per i diritti dei cittadini ha sottolineato che «in questi dieci mesi dalla delibera rifiuti zero non è stato fatto abbastanza,  a partire dall’Osservatorio. C’è una questione strutturale di fondo, ovvero il fatto che Gesenu fa sia la raccolta che lo smaltimento, mentre le due funzioni dovrebbero essere separate, perché è evidente che il business sta nello smaltimento e che, quindi, l’azienda cerchi di guadagnare da esso». Maurizio Zara di Legambiente Umbria ha ricordato come «sulla raccolta differenziata e sulla sua qualità Legambiente abbia in più occasioni analizzato i dati dell’Umbria e ciò che ne emerge che la criticità più grande, soprattutto per i comuni gestiti da Gesenu, sia l’organico, un sistema particolarmente inefficiente per la qualità della raccolta stessa. E’ questo il nodo su cui si deve intervenire  se si vuole cambiare, attuando un sistema porta a porta». Sono quindi intervenuti Natale Fiorucci (Colle Umberto), Fabrizio Fratini (Cgil), Andrea Mazzoni (Articolo Uno) – «Adottare un atto come quello della Strategia Rifiuti Zero -ha detto- e poi non dargli attuazione evidenzia mancanza di una strategia politica», la sua critica -, Fabrizio Ercolanelli (Coordinamento Rifiuti Zero) e Sauro Bargelli (Wwf Perugia).

Parola a Piacenti A questo punto è intervenuto Luciano Piacenti, nuovo direttore impianti di Gesenu: «Gli impianti -ha specificato – sono un tema caldo, sappiamo che nella gerarchia europeo della gestione dei rifiuti la discarica è sicuramente in fondo ma c’è un transitorio che dobbiamo gestire e nonostante le difficoltà importanti vorrei far notare che il servizio non si è mai interrotto. Sia su Ponte Rio che su Pietramelina Gesenu ha dei progetti importanti: l’attuale Pietramelina è stato oggetto di un profondo ravamping e stiamo aspettando che la regione ci dia l’ok per partire. La settimana scorsa – ha proseguito – Arpa ha effettuato un sopralluogo che ha dato esito positivo, quindi siamo nell’imminenza che la regione ci dia l’autorizzazione ad aprire. Per Ponte Rio procederemo ad una rifunzionalizzazione dell’impianto e ad un miglioramento anche dell’estetica, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Design».

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