Torna in carcere il killer evaso. Decisivo un tassista

Perugia – Domenico D’Andrea, 38 anni, all’ergastolo per omicidio di un edicolante, era scappato da Capanne. Le forze dell’ordine lo hanno beccato venerdì sera

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Hanno avuto successo le ricerche di tutte le forze di polizia – in prima battuta la penitenziaria – scattate a Perugia dopo l’evasione, venerdì mattina, di un detenuto di nazionalità italiana dal carcere di Capanne. Il 38enne Domenico D’Andrea, condannato all’ergastolo per l’omicidio volontario di un edicolante di Napoli nel 2006, al quartiere Vomero, è stato (ri)arrestato nella serata di venerdì, rintracciato a Perugia nei pressi di via Ettore Ricci, non lontano dal comando della Guardia di finanza. L’uomo aveva tentato di prendere un taxi per andare in direzione Firenze.

Meno di dodici ore di fuga. Decisivo un tassista

L’uomo è stato rintracciato alle 23 di venerdì sera nell’area boschiva di via Ricci: a far scattare le manette per evasione sono stati gli investigatori della squadra Mobile che, con l’aiuto delle Volanti ed il coordinamento della procura della Repubblica, lo avevano cercato in modo incessante fin dalla mattinata. Decisivo – sottolinea la questura – il contributo di un tassista perugino operante nella zona di Fontivegge: alle 21 era stato avvicinato proprio da D’Andrea per una richiesta di corsa in direzione di Firenze con pagamento tramite bonifico. L’uomo si è insospettito e ha allertato la centrale operativa descrivendo il 38enne: input decisivo per la cattura del fuggitivo.

«Prioritario catturarlo»

Immediata era stata la presa di posizione del sindacato Sappe sull’accaduto: «La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria del carcere di Capanne».

Cosa è accaduto

A ricostruire l’accaduto era stato invece il segretario nazionale del Sappe, per l’Umbria, Fabrizio Bonino: «L’uomo era ammesso al lavoro ai sensi dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario nell’area esterna del carcere ed ha colto l’occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando una cinta bassa, vista anche l’esiguità del personale presente nei servizi esterni. In svariate occasioni, il Sappe ha rappresentato e manifestato a gran voce la grave carenza di personale di polizia Penitenziaria in servizio presso l’istituto perugino di Capanne. Questa è una evasione frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal sindacato sulle condizioni di sicurezza dell’istituto. Se fossero state ascoltate le continue denunce del Sappe – attacca Bonino – probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia Penitenziaria».

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