Sasu, estate 2019: +80% interventi

I numeri del Soccorso alpino e speleologco Umbria: «Crescita dovuta ad incremento dei flussi turistici»

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Ben 76 interventi di soccorso in ambiente impervio ed ostile che fa segnare un +80% rispetto al 2018. Tempo di bilanci in casa Sasu al termine della stagione estiva: dal 1° giugno al 26 settembre sono state recuperate oltre 90 persone.

I dati

Ai 76 interventi già citati se ne aggiungono altri sei per ricerca di persone disperse, con successivo salvataggio di sette unità (c’è anche una falsa chiamata): il rapporto totale è di 400 ore/uomo. Sasu attivo anche fuori Regione com ad esempio in Campania per il soccorso ad un’escursionista infortunata nella Forra del Titerno (provincia di Benevento). In merito al +80% degli interventi viene messo in evidenza come «tale crescita sia data da un incremento dei flussi turistici nei territori umbri, soprattutto quelli legati alla montagna, come anche l’alta diffusione delle attività outdoor e delle manifestazioni locali che hanno inciso in maniera rilevante sul numero delle presenze in Umbria e, dunque, sull’aumento delle attività di soccorso».

Fioritura e meteo

Il Sasu aggiunge ulteriori consideazioni: «La prima è riferita al ritorno del turismo legato alla montagna nelle zone colpite dal terremoto, come ad esempio l’alta Valnerina ed i Monti Sibillini, con una maggiore concentrazione durante il periodo legato alla fioritura della piana di Castelluccio di Norcia. La seconda considerazione, invece, è legata alle condizioni meteorologiche che sono state avverse nei mesi primaverili di aprile e maggio con conseguente contrazione delle presenze sul terriorio ed attività all’aria aperta, poi, con il miglioramento delle condizioni, c’è stata una simultanea frequentazione dei luoghi con picchi di presenze molto elevate». In tal ssenso sono stati dislocati sul territorio regionale – weekend – quattro presidi: uno a Perugia, uno a Terni, uno a Spoleto per la Valnerina e l’ultimo a Castelluccio di Norcia per un totale di circa 180 giorni di presidio.

La poca conoscenza

Impiegate inoltre tecniche più avanzate per l’individuazione delle vittime come l’sms locator e soccorritori più qualificati: l’attività formativa ed esercitativa – squadra alpina, speleo, forre e cinofile – è stata di 9.972 ore/uomo. «Il bilancio positivo – chiude – dei soccorsi però evidenzia un dato importante: spesso gli incidenti sono frutto di poca conoscenza dei territori o di comportamenti inadatti agli ambienti impervi e montani. Per ovviare a tali errori, il Sasu da molti anni dedica particolare attenzione e tempo alle attività di prevenzione ed informazione, attraverso iniziative didattiche ove vengono illustrate le regole base per la sicurezza in altura e simulate operazioni di ricerca con l’ausilio delle unità cinofile: un esempio per tutti della trascorsa stagione estiva è ‘Sicuri sul sentiero’. Auspichiamo una sempre maggiore presa di coscienza che il piacere di svolgere le attività in montagna debba sempre andare di pari passo con la consapevolezza dei propri limiti e la conoscenza dei comportamenti virtuosi da adottare».

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