Sicurezza sul lavoro, allarme dei sindacati

Con ‘Un lavoro sicuro è possibile’, Cgil, Cisl e Uil Umbria, hanno voluto dare risalto al tema e alle cause che inducono progressivamente ad abbassare il livello della qualità

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Con ‘Un lavoro sicuro è possibile’, Cgil, Cisl e Uil Umbria, hanno voluto dare risalto al tema della sicurezza, ponendo massima attenzione sulle cause che inducono progressivamente ad abbassare il livello della qualità del lavoro. Nel corso dell’iniziativa, che si è tenuta al Centro edile per la sicurezza e la formazione a Perugia, è stato evidenziato dai sindacati quanto sia ancora lungo il percorso da compiere, in quanto sul tema della sicurezza ci sono ancora da superare problemi di natura culturale.

La scuola «Di sicurezza – hanno spiegato i segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil, Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini – per esempio non se ne parla nelle scuole e l’aspetto formativo fa registrare ancora alcuni limiti sui quali è necessario compiere ulteriori passi avanti». Questo in un contesto, quello umbro, che nel passato, in special modo in occasione della ricostruzione post terremoto del ’97, si era distinto riuscendo a trovare un efficace collegamento tra il fenomeno della legalità e quelli della salute e sicurezza grazie ad esperienze che poi sono state prese ad esempio anche a livello nazionale. Come il Durc, la Legge regionale degli appalti e il Fondo per i familiari vittime degli incidenti sul lavoro.

Il video E proprio la testimonianza di un familiare, che ha subito una ‘morte bianca’ del proprio congiunto, raccontata nel video d’apertura ai lavori assieme ad altre tre storie legate al tema della salute e sicurezza, è stato uno degli elementi che ha stimolato maggiormente gli interventi. Ha permesso, infatti, di dare concretezza ad una questione di grande attualità che non sta di certo migliorando. «Stiamo tornando indietro», hanno sottolineato Sgalla, Sbarra e Bendini. «E questa inversione di tendenza è dovuta al modello economico e ad una recessione che si sta protraendo per troppo tempo. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Non si parla più di lavoro dignitoso e di solidarietà».

La dignità I valori sui quali si basa il sistema «sono il profitto individuale, quello a breve termine, la speculazione e l’individualismo sfrenato. Questo comporta una visione del lavoro utilitarista con una ricerca ossessiva della flessibilità. La velocità e la precarizzazione non si combinano con le esigenze umane, né con i ritmi di vita e di lavoro». Da un’economia determinata da dettami sbagliati, quindi, una serie di conseguenze negative «che il sindacato intende contrastare attraverso un riordino del sistema, nel tentativo di ricreare i presupposti per un’economia giusta grazie alla forte cooperazione dei soggetti di rappresentanza sociale e politica, ricercando l’equilibrio tra le esigenze della produzione e del lavoro e mettendo al centro la persona umana e il lavoro dignitoso».

Marini La presidente Catiuscia Marini, partecipando ai lavori, ha sottolineato come ci sia «l’impegno della Regione Umbria ad aprire una nuova fase operativa con le organizzazioni sindacali, le Asl, gli Enti bilaterali per innovare azioni e misure a sostegno della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro». Nel corso del suo intervento la presidente ha evidenziato che la crisi economica ha determinato anche un «cambiamento delle caratteristiche dell’occupazione con ricadute importanti rispetto alla sicurezza e alla salute nelle imprese».

La situazione Nel corso di questi anni, ha proseguito la presidente, «i servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della Regione Umbria hanno ispezionato oltre 3 mila aziende, il 7,7% delle aziende con dipendenti del territorio nel 2014 e il 7,6% nel 2015, con una copertura media del territorio più elevata rispetto ad altre regioni». Relativamente alle malattie professionali «le denunce sono in netto incremento. Da circa 850 malattie nel 2000 si è passati a circa 1870 nel 2015, come risultato della sensibilizzazione dei medici competenti, di famiglia, ospedalieri e ambulatoriali alla notifica di tali patologi, sebbene in Umbria le stime di malattia professionale attesa nella popolazione evidenzino il fenomeno della sotto-notifica».

 

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