Sisma: «Ricostruzione compromessa»

Appello degli architetti umbri alla politica: «Serve una svolta, manca una strategia e c’è troppa burocrazia»

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Ci saranno anche gli ordini degli architetti di Perugia e Terni, sabato a Camerino (Macerata), a lanciare, a quasi tre anni dal terremoto che ha colpito il centro Italia, un grido di allarme sui ritardi, le problematiche e le forti criticità che – dicono – «stanno compromettendo le attività di ricostruzione e di messa in sicurezza di edifici e territori». L’iniziativa è organizzata dal consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori e dagli ordini, oltre che umbri, di Ancona, Fermo, Macerata, Ascoli Piceno, L’Aquila, Teramo e Rieti.

La denuncia

«I presidenti delle Regioni interessate ed i politici locali – preannunciano i presidenti del consiglio nazionale e dell’ordine di Terni, Giuseppe Capocchin e Marco Struzzi – siano promotori, anche con iniziative radicali, di una significativa svolta nella ricostruzione. È grave la mancanza, ad oggi, di una strategia che, al di là della mera ricostruzione fisica degli edifici, che punti innanzitutto alla creazione di un nuovo sistema socio economico il solo che può costituire il vero motore della ripresa, rappresentare una alternativa di vita per le popolazioni ed attrarre chi non tornerà più là se non si creano le condizioni di stimolo economiche e motivazionali per ritornare nei territori montani».

Le richieste

Secondo gli architetti «purtroppo la ricostruzione sta diventando il terreno di scontro politico che impedisce una lucida visione a medio e lungo termine del futuro dei territori del cratere a livello paesaggistico, economico, sociale, culturale e – non da ultimo – demografico, necessaria per esaltarne le tante peculiarità storiche e ambientali e per impostare, quindi, la confluenza di risorse finanziarie nazionali ed europee attraverso le Regioni. Visione che deve tener conto di come il sisma, in alcuni di questi territori, abbia rappresentato un effetto boomerang – ad esempio rispetto allo spopolamento – generando nuove difficoltà in situazione di già grave crisi». È dunque molto difficile per gli architetti, in questa situazione, «operare a favore delle comunità in assenza di confronto e di una efficace interlocuzione istituzionale e barcamenarsi, di conseguenza, tra i cavilli burocratici e varie ordinanze». «Serve una svolta definitiva pena un aumento dei danni per le popolazioni e per i territori che saranno ben superiori a quelli prodotti dal sisma». Maggiore qualità ed minore burocrazia sono dunque le due richieste rivolte alle istituzioni.

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