Stalking condominiale: «La vittima sono io»

La vicenda di una 74enne di Terni finita a giudizio per calunnia dopo aver denunciato il vicino: «Costretta a dormire in garage». Gli avvocati: «Perplessi, ma ci difenderemo»

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Ritrovarsi a processo per calunnia dopo aver sporto una denuncia, in questo caso per atti persecutori. Un caso tutt’altro che insolito per gli uffici giudiziari ma che, a sentire chi si è trovato a viverlo in prima persona, nasconde un’ingiustizia.

La storia è quella di una 74enne che vive alla periferia di Terni insieme al figlio adottivo, invalido dalla nascita. Una vita di impegno sociale la sua, non solo per la famiglia, ma anche nell’ambito di associazioni ed enti umanitari. Una vita, però, segnata anche dai cattivi rapporti con un vicino di casa con cui, per usare un eufemismo, negli anni non c’è mai stato ‘feeling’.

La denuncia ‘Colpa’ di presunti rumori prodotti dall’uomo specie di notte e che non consentirebbero a lei né al figlio, da anni, di dormire in pace. Ma in mezzo ci finiscono anche dispetti – lanci di acqua e di oggetti dal balcone, presunte molestie, minacce e discussioni oltremodo ‘accese’ – che la donna, esasperata, decide di portare all’attenzione dell’autorità giudiziaria attraverso una denuncia.

Calunnia Denuncia che, pur sostenuta da alcune testimonianze, la procura decide di archiviare. Ma non finisce lì. Il pm indaga la donna ed altre due persone – altrettanti vicini che avevano evidenziato alle forze dell’ordine i presunti comportamenti persecutori dell’uomo – per il reato calunnia. E i tre, mercoledì, sono stati rinviati a giudizio dal gup di Terni.

I legali A spiegare, dal proprio punto di vista, cosa ci sarebbe di strano in tutto ciò, sono i legali difensori della 74enne e delle altre vittime. L’avvocato Luisa Mazzitelli spiega: «Gli aspetti sono diversi, ed il primo è che non vi fossero gli estremi per il rinvio a giudizio. Le denunce sporte dalla mia assistita per stalking erano sostenute da diverse dichiarazioni raccolte dalla stessa procura. Ci siamo opposti con fermezza, ma non c’è stato nulla da fare. È stato disposto il rinvio a giudizio. Ci difenderemo in aula». Così l’avvocato Enrico De Luca: «Alla fine sono convinto che riusciremo ad accertare e far emergere la verità, pur faticosamente. Negli ultimi tempi – osserva il legale – l’udienza preliminare, un po’ ovunque, ha perso la sua funzione di filtro e le procure procedono a compatimenti stagni, anche se vi sono più procedimenti in corso tra le stesse parti».

Paradosso C’è infatti un altro aspetto che lascia perplessi la donna e i suoi legali: «Il vicino denunciato – spiega l’avvocato Mazzitelli – in realtà è già finito a giudizio, sostanzialmente per gli stessi fatti, denunciati da un’altra persona, che la mia assistita aveva portato all’attenzione dei carabinieri e quindi dell’autorità giudiziaria. Il processo è in corso di fronte al giudice monocratico, a seguito di citazione diretta a giudizio da parte di un pubblico ministero diverso da quello che ha archiviato le nostre denunce. Ci sembra incredibile – dice il legale – che la stessa procura, quella di Terni, segua due linee così differenti e contrastanti, passando da un ufficio ad un altro». Al di là degli aspetti giudiziari, è la stessa donna a sfogarsi: «Negli anni ho dovuto subire di tutto, finendo a dormire anche in un garage per non sentire né subire più quei rumori insopportabili che hanno compromesso anche la mia salute. Ora mi trovo a processo e mi chiedo seriamente cosa sia la giustizia oggi».

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