Terni, Arpa Umbria: «Cromo monitorato»

Giovedì mattina il seminario scientifico sulla diffusione del metallo nell’atmosfera e nelle acque della Conca. Dati e riflessioni sui rischi per la salute

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‘Cromo esavalente e implicazioni sanitarie’. Con questo titolo si è aperto il seminario scientifico organizzato da Arpa Umbria che, giovedì mattina, ha animato la sala conferenze nel ‘deserto’ dei locali del Tulipano. Dedicato alla diffusione di questo metallo nell’aria e nelle acque della Conca ternana, insieme alla dottoressa Donatella Bartoli, alla dottoressa Federica Rocchi e alla dottoressa Mara Galletti di Arpa Umbria, hanno partecipato il dottor Armando Mattioli dell’Asl 2, il dottor Alessandro Alimonti, Istituto Superiore di Sanità, e il dottor David Cappelletti, Università degli Studi di Perugia.

Elemento strategico Dopo l’introduzione del dottor Paolo Stranieri, Arpa Umbria, che ha ricordato il progetto Airselfie, ha preso la parola Cappelleti che, mostrando i ‘Girasoli’ di Van Gogh, ha spiegato come il Cromo sia un elemento strategico per la sua insostituibilità. «Questo metallo – dice – è presente in tutta la biosfera ed ha una grande variabilità. Ed proprio questa variabilità a creare problemi, non solo alla salute, ma anche, come nel caso del quadro alla conservazione. Il giallo dei fiori viene dal pigmento del Cromo che ora sta ossidando e il colore sta imbrunendo. Ma la sua variabilità non comporta solo questo, sono le ossidazioni a rendere alcuni ‘tipi’ di Cromo tossico».

Problema geopolitico «Essendo un elemento strategico – continua – non serve solo per i pigmenti, ma anche per la conciatura della pelle e per la conservazione del legno e non da ultimo per la produzione di acciaio inossidabile. Il Cromo è presente in natura solo in alcune zone, per questo diventa anche un problema geopolitico. Ma nel caso della Conca ternana la sua formazione è soprattutto di origine industriale. Non si puà fare a meno di questo metallo e ne verrà estratto sempre di più, il problema è lo scarto perché quello che non viene utilizzato viene rilasciato nell’atmosfera e impatta sul suolo e sulle acque».

Monitoraggio Svelata la problematicità del Cromo, Rocchi ha spiegato il lavoro condotto dall’Arpa sulle acque sotterranee. La sua origine è senza dubbio legata all’attività siderurgica. «Sull’acqua sono stati fatti sue tipi di monitoraggi – spiega – di sorveglianza e operativi. Questo secondo tipo solo sui bacini che non raggiungevano gli standard qualitativi imposti dalla legge. I dati, infine, hanno evidenziato la presenza di Cromo VI nei corpi idrici sotterranei dell’Umbria, anche se in concentrazioni non superiori ai limiti normativi».

L’atmosfera Per i rapporti Cromo-aria è intervenuta Galletti. «La problematica del Cromo in aria – dice – non è da valutare a sé, ma da includere in un contesto più ampio di polverosità e presenza di metalli nell’atmosfera della Conca. Sulla base di evidenze sperimentali ed epidemiologiche è stato classificato dalla Iarc come cancerogeno per l’uomo (classe I). La conca è molto più carica di metalli rispetto ad altri luoghi della regione e questo è legato alle acciaierie e all’inceneritore. Abbiamo, infatti, notato che più ci si allontana dal polo siderurgico, più il livelli diminuisco e stessa cosa succede quando c’è la fermata estiva».

L’incertezza «Benvenuti nel mondo dell’incertezza», dice Mattioli all’inizio del suo intervento. «Non esiste una verità assoluta, possiamo solo essere trasparenti e dichiarare quali sono i parametri utilizzati. Il rischio va contestualizzato perché fondamentale per capire se effettivamente un metallo, nel nostro caso il Cromo, è nocivo, è il rapporto dose – effetto. Solo in questo modo si può capire la diversa potenza dei cancerogeni. Non voglio fare allarmismi, ma non voglio nemmeno rassicurare. I livelli di Cromo nelle zona di Prisciano sono inaccettabili. I dati 2016 dell’Arpa parlano di 1,9 nanogrammi per metro cubo assorbiti per via respiratoria e/o alimentare. Un dato nettamente superiore alla zona di Borgo Rivo dove il dato si attesta sullo 0,6 ng/m3».

Vie di esposizione L’ultimA parola è stata lasciata ad Alimonti: «La tossicologia del cromo VI è abbastanza particolare: viene assorbito attraverso l’apparato respiratorio e attraverso la cute. Viene trasformato nelle cellule in Cr (IV ) e quindi, in Cr (III). Il Cromo III si può legare al DNA creando degli addotti che possono creare problemi nel corso dei processi di replicazione e riparazione del DNA. Ma non solo, la presenza di Cromo III nelle cellule può provocare anche danni ossidativi portando all’aumento dei radicali liberi che vanno a rompere le lipoproteine. Lo studio dei meccanismi di azione del Cromo VI sono al centro del progetto europeo ‘Human Biomonitoring for Europe’ che cercherà di accrescere le conoscenze in questo campo».

Strumenti Cogliendo l’occasione dei saluti Bartoli ha spiegato che Arpa Umbria per fare questi monitoraggi si è dotata di una strumentazione in grado di misurare concentrazioni di metalli anche al di sotto dei parametri previsti dalla normative europee. «Questi strumenti – dice – ci permetteranno di implementare i nostri dati in questo campo».

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