Terni, case sugli alberi: iniziano i lavori al Caos

I gruppi selezionati per il progetto ‘Foresta’ stanno costruendo i cinque ‘nidi’ da destinare a residenze d’artista contemporanee

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Caos alberiUn luogo per dormire e per lavorare. Confortevole, bello da vedere, che sia d’ispirazione, sotto gli occhi dei curiosi, ma soprattutto in aria, o meglio tra i rami dei tigli del Caos, vecchi più di 100 anni. Dei luoghi fatati, dove sognare e far sbocciare tutta la propria creatività. Questa l’idea di Leonardo Delogu (www.casadom.org) e Indisciplinarte. Così ‘TerniFestival 2016’ ha lanciato un ‘open call’ per la realizzazione di 5 case sugli alberi da destinare a residenze d’artista contemporanee. I progetti sono stati scelti e in questi giorni è iniziata la fase più attesa, la costruzione.

I locali del Caos a Terni

I locali del Caos a Terni

Il progetto ‘Foresta’ Il progetto prevede l’installazione delle case che popolano la via centrale dell’area d’ingresso del Caos. L’installazione ricrea, attraverso giochi di luce, costruzioni e allestimenti di spazi dedicati all’incontro, l’intricato ecosistema della foresta. Nella progettazione delle case, gli architetti hanno tenuto conto di alcuni parametri fondamentali, come il rispetto e l’incolumità dell’albero, la sicurezza della struttura e l’abitabilità della casa. Ad abitare le case saranno poi gli artisti, che per quindici giorni, durante il festival, studieranno e vivranno il mondo osservandolo dall’alto, dall’interno di un ecosistema naturale che lo circonda, rispettandone i ritmi e riportandone le peculiarità. Tutte le casette hanno il collegamento elettrico, ma non sono fornite di gas e acqua.

casette casetta Terni Caos 39394‘Jacob Dench – Dario Sanchez – Chris Pugsley’ La prima casetta è, dall’entrata, sui primi due tigli a sinistra. A progettarla e a costruirla è un gruppo di lavoro neozelandese.  Composto da Jacob Dench, architectural designer, Dario Sanchez, appassionato di biologia e Chris Pugsley, veterano ecologista ambientale. Il concept si basa sull’idea di Ottawa, una città-ragnatela, con un precipizio in mezzo a due montagne scoscese, dove la città è il vuoto, legata alle due creste con funi, catene e passerelle. Si cammina su traversine di legno o ci si aggrappa a maglie di canapa. La rete serve da passaggio e da sostegno, mentre tutto il resto è appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazze, lampadari, in una vita sospesa che è meno incerta che in altre città. La casa stessa ricorda un sistema vivibile inserito in una struttura di ragnatela.

casette casetta Terni caos bis dfdfFalegnameria Fa.Sa Sempre sulla sinistra, sul tiglio successivo c’è ‘Geodesto, il nido modesto’, progetto della falegnameria Fa.Sa, di Saverio Fanelli. A occuparsi della costruzione è un gruppo misto. Oltre a Saverio, ci sono Francesco Fanelli, Piero di ‘Dimensione verticale’, Giorgio e Antonio di ‘Woodpark’ e Orsetta di ‘Humilab’. La casa è di forma quasi sferica, in una forma che deriva da un solido che approssima la sfera, chiamato geode. Questa struttura poggia sul ‘Ponte di Leonardo’, una struttura a incastro che come un ponte vero e proprio poggerà a terra attraversando i rami del tiglio. Verrano, inoltre, disposti dei sostegni su cui potrà essere montata un’amaca. All’interno lo spazio sarà diviso in due parti: un luogo totalmente dedicato al lavoro e all’ozio dell’artista e un altro per la zona notte, dove verrà messo un letto vero e proprio. In previsione della pioggia hanno creato una copertura di lamiera di alluminio color rame. I pezzi di lamiera sono fissati tra loro come se fossero delle squame. «È il sistema delle tegole canadesi – spiega Saverio – così l’acqua scivola via». Il geode è inoltre dotato di 4 finestre, due solo per la luce, mentre le altre due sono apribili per far passare l’aria. All’interno verrano messi anche degli oggetti che possano essere d’ispirazione all’artista: un quadro di Francino, un artista molisano, un appendiabiti in legno, degli oggetti di artigianato e un libro. La costruzione dovrebbe terminare entro giovedì.

casette casetta Terni Caos44545Collettivo Picano – Poggiani La prima casetta sulla destra invece è del collettivo Picano – Poggiani. Il gruppo di lavoro è composto da Simone Picano e da Mauro e Valeria Poggiani. Il concept ricorda un nido ed è costituito da un semplice rivestimento formato da decine di funi annodate attorno ai rami con un metodo molto semplice, senza utilizzo di chiodi o colle, che permette di racchiudere e rendere intimo lo spazio in parte già disegnato a pochi metri dal terreno. Un vero e proprio nido che prende vita dal tronco e si sviluppa fino ad un’altezza utile e sicura per chi lo vivrà.«Inizialmente – spiega Valeria – non avevamo pensato a una copertura perché le foglie fanno da copertura naturale e perché volevamo che l’artista fosse direttamente a contatto con il verde per avere una maggiore ispirazione. Però poi abbiamo pensato che in caso di forti acquazzoni una copertura sarebbe stata necessaria, così abbiamo ideato una copertura in pvc sul colore ocra delle corde, non fissa ma da montare, ancorandolo con corde e funi, in caso di necessità». Anche all’interno delle corde verrà inserita una struttura in pvcasetta casette Terni Caos Terni 4545 bisc morbido sul quale verrà adagiato un cuscinone che è stato realizzato con coperte riciclate che creano un effetto patchwork, e riempito di palline di polistirolo in modo tale che prenda la ‘forma del corpo dell’artista’. Un po’ preoccupati per la pioggia hanno potuto testare la loro struttura con il nubifragio del 30 agosto. «Ci mettava un po’ in pensiero la pioggia – dice Valeria – ma poi con tutta quell’acqua abbiamo testato la struttura che è assolutamente resistente e sicura perché con l’acqua le corde, le funi e l’albero si sono ulteriormente irrigiditi». Infine hanno fissato un vero e proprio montacarichi perché la scala per salire è fatta con delle funi e listelli di legno quindi è bene salire a mani vuote per avere maggiore equilibrio. L’artista potrà quindi caricare a terra il montacarichi e poi buttare giù il sacchetto che fa da contrappeso e la scatola di legno arriverà dritta nella sue mani.

casetta casette Terni Caos22Equalogical lab  È un gruppo di lavoro italiano nato nel giugno del 2011, con l’intenzione di continuare a portare avanti gli studi e gli esperimenti progettuali e culturali iniziati nel 2004 all’interno del Dis (Dipartimento di strutture) della facoltà di architettura dell’Università di RomaTre. La loro casetta si chiama ‘Cloudster’ e dovrebbe essere finita entro martedì. Attraverso la geometria e la forma sferica, il concept rappresenta e interpreta la complessità della natura e del suo rapporto con l’uomo e l’arte. La struttura è progettata secondo un totale rispetto dell’albero e poggia su una sistema di ancoraggio a terra. Sia la struttura della casa, sia le modalità costruttive sono forme di auto-costruzione che utilizzano materiali naturali e riciclati, con sistemi Casetta casette Terni Caos4t6t56completamente autoportanti, smontabili e riciclabili. La copertura della casa è composta da esagoni, pentagoni e triangoli di bambù che si incastrano creando una struttura che si chiama ‘reciproca’. Per l’interno hanno creato una ‘tenda’, fatta con stoffa idrorepellente riciclata. Per questa parte il gruppo si è servito della collaborazione della sartoria di riuso creativo ‘Rotelibere’ di Roma. Essendo idrorepellente dovrebbe riparare dalla pioggia,«Ma se dovesse scatenarsi un acquazzone – dice Camilla, una delle costruttrici – sarà lo stesso artista a voler scendere, se non altro per salvarsi dai fulmini attratti dall’albero!».

casetta casette Caos TerniZapoi Quella di Zapoi è l’ultima casetta sulla destra. Una vera e propria palafitta; è una struttura completamente autoportante, dove l’albero non assolve ad alcuna funzione strutturale, pur risultando intrecciato con essa. A pianta triangolare è costruita su tre coppie di pilastri verticali e obliqui. Questi fanno anche da anti-vento. All’interno l’ambiente è unico e ci sarà un tavolo-mensola. Inizialmente avevano pensato due ambienti, ma Silvia, una delle costruttrici, spiega che lo spazio era troppo piccolo e quindi hanno dovuto ripensarne uno unico. La copertura della struttura e l’unica parte non di legno. È fatta con più pezzi di stoffa per tende esterne, spillati sulle travi e sovrapposti. Il gruppo italiano, con membri provenienti dalla Campania, si è formato nel 2014 e riunisce architetti, grafici e artigiani. Il programma del gruppo si sviluppa su due livelli, ricerca e azione, intendendo l’architettura come uno strumento utile al servizio della collettività per comprendere e incidere sulle dinamiche urbane. La copertura della struttura, totalmente in legno, è fatta con più pezzi di stoffa per tende esterne, spillate sulle travi e sovrapposte.

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