Cecconi post-Gotham: «Male l’accoglienza»

Terni, l’assessore al welfare punta il dito contro un sistema «dove gli oneri di vigilanza dovrebbero spettare alle associazioni finanziate dallo Stato»

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di Marco Celestino Cecconi
Assessore comunale al welfare

I numeri e le storie personali che si intrecciano nella cosiddetta operazione ‘Gotham’, la maxi operazione antidroga mirabilmente condotta dalle forze di polizia (questura, squadra Mobile e Sco, Servizio centrale operativo), rilanciano interrogativi aperti su una malintesa cultura dell’accoglienza. E forniscono risposte, purtroppo, davvero negative.

Delle 29 persone coinvolte, lo sappiamo, in 28 casi si tratta di stranieri ma il punto non è questo. Il punto è che in molti casi – troppi – stiamo parlando, oltre che di clandestini, di immigrati che invece hanno già ottenuto asilo oppure sono in attesa di vedersi riconoscere, appunto, lo status di profugo: ospiti di strutture gestite da associazioni ternane varie, finanziate con i fondi stanziati a questo scopo dallo Stato italiano. Persone che (avendo da mangiare e da dormire) vivono a nostre spese, appunto, senza far altro che spacciare droga. Persone che asseriscono di essere sfuggite alla morte e che per questo accampano il diritto ad essere mantenuti da noi mentre nel frattempo, fra di noi – le nostre famiglie, i nostri figli – portano morte.

Operazione ‘Gotham’

È vero, i clienti di costoro sono per lo più italiani, italianissimi, ternani e umbri: giovani, giovanissimi, con in tasca troppi soldi, elargiti con generosità diseducativa e inconsapevole. È vero, certamente tutta questa manovalanza di colore del traffico di stupefacenti farà senz’altro parte di un giro ancora più esteso, governato da chissà quale cupola, di chissà quale estrazione geografica. Ma intanto, anche al netto del Decreto-sicurezza, i dati e le storie personali che si intrecciano nella vicenda obbligano ad un ripensamento più che mai restrittivo di questa accoglienza che fa acqua da tutte le parti: ad iniziare dagli oneri di vigilanza e responsabilità che dovrebbero far capo alle associazioni beneficiarie dei fondi pubblici di cui sopra.

Per distinguere le mele marce da quelle che non lo sono, non basta accogliere: occorre vigilare, controllare, dichiarare guerra alle irregolarità di ogni tipo, tagliare dove necessario, proprio come il Comune di Terni ha fatto già nell’agosto scorso con uno dei progetti-Sprar che ho voluto chiudere per le troppe zone d’ombra emerse nella gestione, spedendo tutto il fascicolo al Viminale. Per separare le mele marce da quelle sane, occorre evitare di girarsi dall’altra parte, trincerandosi dietro i luoghi comuni di una solidarietà che, da pelosa, può diventare e diventa anche complice e connivente. Per separare le mele marce da quelle sane, anche nelle case ternane e umbre, occorrerà alzare di molto la guardia, così come stanno facendo le istituzioni e le forze dell’ordine.

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