Terni: «Ex Camuzzi, dubbi e incertezze»

Simona Montesi, del Centro studi ‘Malfatti’ si chiede: «Opportunità di urbanistica partecipata o mistificazione?»

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di Simona Montesi
Afferente Centro studi politici e sociali ‘Franco Maria Malfatti’

La campagna stampa che da circa un anno e mezzo si occupa della destinazione dell’area ‘ex Camuzzi’ di Via Lombardia a Terni non riesce ad ingannare chi in quella zona vive o lavora.

Il progetto, presentato oltre un anno fa, prevede improbabili destinazioni d’uso e appare senza futuro, così come senza futuro sarà il destino di questa città, se i suoi amministratori non riusciranno a pensare e lavorare nel
senso di una reale pianificazione urbanistica, base per la rinascita sociale ed economica di Terni.

Questa gestione del progetto è il frutto di una amministrazione autoreferenziale e orientata al fallimento, che antepone interessi privati e privatistici alle reali esigenze della cittadinanza, economicamente martoriata da una crisi settennale.

Si nascondono poco chiare e poco ragionevoli finalità dietro al mega progetto area ‘ex Camuzzi’ che prevede solo 5.000 metri quadrati di verde pubblico, rispetto ad un area gigantesca a destinazione d’uso commerciale/ direzionale, con innalzamento di torri di oltre 15 piani e un parcheggio di oltre 30.000 metri quqdrati.

Per non considerare l’utilizzo del sottosuolo per altri parcheggi e la realizzazione di una bretella viaria la cui necessità ed efficacia non è stata dimostrata. Opera faraonica quanto inutile e di improbabile profittabilità dal punto di
vista finanziario.

Usando buon senso e lungimiranza i nostri amministratori dovrebbero considerare l’opportunità che offre la nostra città ospitando alcune facoltà universitarie, con centinaia di studenti che oggi giungono qui senza poter usufruire di servizi che una sede universitaria dovrebbe loro offrire. L’area ex Camuzzi, limitrofa alla stazione ferroviaria e al capolinea delle autolinee, potrebbe ospitare proprio un campus universitario, piuttosto che l’ennesima cattedrale nel deserto.

Ma quello che più colpisce di questa scriteriata scelta urbanistica è il metodo. Paradossale il fatto che nella città che per prima al mondo negli anni ’60-’70, ha visto nascere l’urbanistica partecipata, (grazie all’architetto Giancarlo De Carlo, ad altri illuminati amministratori civici e ad una concertata pianificazione con la dirigenza delle Acciaierie), non siano stati chiamati in causa e consultati gli attori principali del processo: i cittadini.

I proclami e le linee programmatiche pre e post elettorali in tema di governo del territorio, emanati dal partito di maggioranza e pubblicati oltre un anno fa, pur condivisibili, mancano di attuale, effettiva realizzazione.

Rileggendo oggi quando sbandierato in urbanistica si deve, ahimè, constatare che il 99% di quanto promesso è stato disatteso. Nulla ad oggi è stato implementato. Si sottolinea che queste linee guida programmatiche prevedevano un notevole risparmio di risorse finanziarie e soprattutto un consumo di suolo pari a zero, eliminandone qualsiasi uso speculativo.

In una città assediata dalla crisi, con migliaia di appartamenti vuoti, di esercizi commerciali chiusi, di aree postindustriali dismesse, compresa l’area ex Camuzzi, si proclamava, all’indomani delle elezioni, di tener sempre presenti le esigenze della comunità, di considerare sempre l’impatto ambientale ex ante nella valutazione e adozione di progetti che modificassero il tessuto urbano.

Ecco come si concludeva il programma politico presentato per le ultime elezioni regionali dal Partito Democratico al capitolo Edilizia e Appalti (scheda n. 8): “Siamo convinti che il suolo sia un bene comune e come tale abbia bisogno di essere difeso, controllato e tracciato, per accrescere la trasparenza nei comportamenti, dei rapporti e per misurare il grado di aderenza della progettualità pubblica con le iniziative private, dell’interesse legittimo particolare con quello preminente della collettività”.

Ma …allora? L’area ‘ex Camuzzi’ è l’ennesima occasione in cui i nostri amministratori disattendono il mandato loro affidato e le linee guida programmatiche che si sono loro stessi assegnati!

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