Terni, ex discarica Maratta: indagini per verifica inquinanti

Quasi 40 mila euro di spesa per dar seguito all’input regionale: il sito è nella lista dei luoghi potenzialmente contaminati dal 2009. Non è esclusa presenza di rifiuti interrati

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di S.F.

Una discarica non autorizzata di rifiuti speciali – materie plastiche, da demolizioni, ferrosi, carcasse di elettrodomestici ecc. – attiva in zona Maratta dal 1980 al 1990, a ridosso del fiume Nera e non lontano dall’area dell’inceneritore Acea. Dopo anni è tempo di metterci mano considerando che è inserita dal 5 maggio 2009 nella lista A2 dei siti potenzialmente contaminati del piano regionale per la bonifica: c’è il via libera al programma per le indagini preliminari da quasi 40 mila euro. La destinazione d’uso attuale è agricola e la superficie interessata è di circa 10 mila metri quadrati.

IL PIANO REGIONALE APPROVATO NEL 2009 ED I DETTAGLI

L’area coinvolta

C’è da indagare: cosa accadde negli anni ’90

La proprietà è privata e non si può accedere liberamente. Nel documento originario di oltre un decennio fa viene ricostruita tutta la vicenda legata al deposito incontrollato – l’area in questione è tra via Flagiello e via Bartocci – di rifiuti speciali: «Nell’agosto 1994 i tecnici ambientali della Usl – la storia – prelevarono sei campioni di rifiuti sparsi sul terreno; i referti analitici confermarono che si trattava di rifiuti speciali: plastica bruciata, plastica in grani tipo metacrilico e di altro tipo, acetato di polivinile in cilindretti, eteri di cellulosa in fogli». In seguito scattò la comunicazione di «reato per discarica non autorizzata di rifiuti speciali» e nel 1995 il Comune emanò un’ordinanza per la rimozione e la bonifica nei confronti del proprietario del terreno: i tecnici Usl verificarono dunque il corretto smaltimento di 350 quintali di rifiuti speciali assimilabili agli urbani e 130 chili di rifiuti speciali pericolosi. Tutto ciò ha portato all’inserimento del sito nel piano regionale di bonifica delle aree inquinante per forte presunzione di contaminazione. Le matrici potenzialmente interessate sono suolo e acque sotterranee.

La situazione attuale

La procedura

In definitiva c’è la necessità di procedere con gli accertamenti preliminare per individuare eventuali superamenti dei valori di concentrazione limite accettabili degli inquinanti. I proprietari delle particelle sono informati dal 2015 sul vincolo e l’iter previsto e lo scorso ottobre la direzione ambiente – c’è Paolo Grigioni in testa – ha comunicato che l’amministrazione sarebbe intervenuto in sostituzione degli inadempienti per avviare il percorso con finanziamenti regionali e successiva rivalsa. Specie considerando che a fine novembre la Regione ha fatto pressing sul Comune in tal senso.

Il dirigente Paolo Grigioni

Il piano ed i rifiuti interrati

La prima fase riguarda la raccolta e la sistematizzazione dei dati esistenti, quindi con la seconda si passa all’esecuzione del piano di indagine con indagine di sondaggi ed installazione di piezometri, prelievo di campioni indisturbati di suolo e ricostruzione di dettaglio delle caratteristiche geologiche/idrogeologiche, prelievo di campioni di gas all’interno dell’ex discarica e nell’area circostante, più la determinazione in laboratorio delle caratteristiche, l’analisi sui suoli prelevati durante i sondaggi e il lavoro sugli inquinanti. «Secondo quanto riportato nel piano regionale – spiegano i tecnici comunali – la natura della fonte potrebbe essere ricondotta a rifiuti contenenti metalli pesanti, oli minerali e sintetici e le matrici potenzialmente interessate sono il suolo e le acque sotterranee. Considerato che con le scarse informazioni disponibili non è possibile escludere la presenza di rifiuti interrati». Tutto da verificare.

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