Terni: il ‘gioco’ diventa lavoro e lei una delle influencer più seguite. Tatiana si racconta

Parla la 32enne ternana che conta oltre 100 mila follower: «In Umbria sui social siamo indietro». La dura esperienza della perdita di una figlia: «Voglio fare qualcosa per gli altri»

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di Federica Liberotti

Tutto è nato «per gioco». Il ‘potere’ dei social, ma soprattutto una buona dose di spontaneità e creatività, hanno fatto il resto, trasformando quello che all’inizio era solo un passatempo, nel giro di cinque anni, in una vera e propria professione. Ancora poco conosciuta, a volte guardata con diffidenza, ma capace di dare grandi soddisfazioni economiche e personali, oltre che un supporto – grazie ad un grande ‘abbraccio’ virtuale – nei momenti bui. E magari di tramutare anche il dolore in solidarietà. È la storia di Tatiana Sesini, creator digitale 32enne di Terni, oltre 102 mila follower su Instagram, tra le più seguite ‘influencer’ della città dell’acciaio.

Tatiana Sesini

Un’ascesa inarrestabile

Un successo conquistato post dopo post, storia dopo storia, condividendo via social la sua vita con il compagno Matteo, la loro piccola Perla – 2 anni e mezzo di riccioli d’oro – e il cagnolino Nemo. «Quando nel 2017 ho iniziato ad arredare la mia casa – dice la stessa Tatiana, spiegando come è nato il suo lavoro – prendevo ispirazione per la ristrutturazione proprio dai social. Così, mentre sbirciavo qua e là, anche io ho cominciato a pubblicare qualche foto. Allora era solo un divertimento, però piano piano mi sono accorta che per ogni foto che pubblicavo i follower aumentavano anche di mille alla volta, una crescita molto alta. Quando Instagram ha introdotto anche le storie ho iniziato a parlare con chi mi seguiva, a condividere la mia quotidianità. È stato un exploit, ho iniziato non solo ad avere sempre più interazioni da parte del mio pubblico ma anche ad essere contattata da diversi brand, italiani e non, sia di arredamento che di altri prodotti. È diventata a tutti gli effetti una professione, oltre che la mia passione». Oggi Tatiana è seguita da un’agenzia di Milano che si occupa di tutti i suoi contratti, delle sue pubblicazioni e che gestisce la sua agenda lavorativa. «Siamo una squadra, io stessa ho anche dei collaboratori, in particolare un videomaker e un fotografo. Ma siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti, per dare loro visibilità».

«In Umbria manca una cultura social. Peccato»

Dietro ogni post, ogni reel, ogni contenuto «c’è tanto lavoro». «Pochi secondi di video nascondono in realtà ore di preparazione. E poi non manca la burocrazia» aggiunge Tatiana. I contenuti che crea vengono pubblicati non solo sul suo profilo ma anche sui quelli dei brand per cui lavora. «I brand investono tanto su di te e lo fanno sempre di più. Il mercato pubblicitario è sempre in espansione». Eppure, in Umbria, non solo questo lavoro non sembra essere compreso e apprezzato, ma anche il potenziale dei social per lo sviluppo del territorio non sembra essere sfruttato, forse neanche conosciuto, appieno. «Lavoro con tante strutture, aziende e negozi di altre regioni – racconta a malincuore Tatiana -, nella mia non ho mai fatto un progetto. Abbiamo tanti bei posti, ma manca una cultura social. Peccato, io posso fare poco per cambiare le cose, ma mi farebbe comunque piacere portare turismo e opportunità».

Tatiana con la sua famiglia

Un’esperienza dura che fa anche riflettere

I social però non sono solo divertimento e sorrisi, ma lo specchio, oltre che del bello, e anche del brutto che la vita può riservare. Lo sa bene Tatiana, che agli inizi di marzo ha perso la bimba che portava in grembo, Ambra. Lutto perinatale, una prova che nessuna donna dovrebbe vivere e nella quale in troppe sono lasciate sole. Tatiana ha deciso di non chiudersi in sé stessa, ma di raccontare il suo dolore, per essere di supporto ad altre mamme nella sua condizione e denunciare quello che non va. «In Umbria non ci sono strutture adatte agli aborti terapeutici, per questo – spiega – io ho deciso di andare alla clinica Mangiagalli di Milano. All’ospedale di Terni o anche in quello di Perugia non ci sono stanze o reparti ad hoc, vieni messa accanto a chi sta partorendo felice il proprio bambino, tra l’altro senza ricevere alcun supporto psicologico. E anche il personale non è formato su questa problematica. Dall’associazione Ciao Lapo, ad esempio, che si occupa di organizzare corsi gratuiti online per gli operatori sanitari, per insegnare loro come muoversi in determinate situazioni, mi è stato detto che attualmente non c’è stata nessuna adesione dall’Umbria».

Dai social un amore che non è solo virtuale

Per questo, dopo aver vissuto questo dolore sulla sua pelle, tra i vari progetti che Tatiana ha in cantiere c’è anche quello di dare voce a tante donne e di sensibilizzare gli enti pubblici, i medici, il personale, a cambiare le cose. «In tantissime – continua – mi hanno contattato dal centro al sud Italia, ho conservato tante testimonianze. Se ne parla poco, ma queste cose accadono e bisogna raccontarle. Ora sono in contatto con molte persone per cercare di fare qualcosa, senza sapere però bene come muovermi. È tutto molto in salita, ma io non mi fermerò. I social mi hanno aiutato e mi stanno aiutando tantissimo ad affrontare questo momento, non avrei mai immaginato di conoscere tante persone e di ricevere tanto affetto. E anche io, ora, voglio dare il mio contributo».

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