Terni, imprenditori e liberi professionisti spiati ‘online’: assolto ispettore di polizia

Stefano Onofri era accusato di aver utilizzato – direttamente e non – il sistema SDI per acquisire informazioni su dodici persone poi coinvolte in indagini scottanti

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Assolto con formula piena ad oltre otto anni di distanza dai fatti. Questa la sentenza emessa dal tribunale di Terni – giudice Francesca Scribano – nei confronti di Stefano Onofri, 59 anni, già ispettore della polizia di Stato e coordinatore della sezione investigativa della Digos. Era accusato, a seguito di un’indagine sviluppata dalla procura di Perugia, di aver utilizzato impropriamente – da pubblico ufficiale e quindi con tutte le aggravanti del caso – le credenziali di accesso al sistema d’indagine SDI, sia direttamente che inducendo in errore un suo collaboratore. Il tutto per raccogliere informazioni su dodici persone – imprenditori, avvocati, liberi professionisti – che di lì a qualche tempo sarebbero poi stati coinvolte nelle indagini della procura di Terni sul ‘crac’ Cassetta e la diocesi ternana.

Le spiegazioni

Se in merito agli episodi relativi al collaboratore, l’ispettore – assistito dall’avvocato Cristina Rinaldi – si era discolpato affermando di non aver impartito alcun ordine sul punto – e in fase dibattimentale il collaboratore ha poi affermato di non ricordare nulla di quei fatti -, circa quelli addebitatigli direttamente aveva spiegato e dimostrato, già in fase di indagine ma senza riuscire ad evitare il rinvio a giudizio, che le informazioni tramite SDI erano state raccolte in merito ad una inchiesta sull’utilizzo di ‘coupon’ da parte di alcuni cittadini immigrati, legati per questo alla Caritas Diocesana che li assisteva. Elementi poi finiti nella notizia di reato relativa, inviata in procura e di cui era stata informata anche la prefettura.

Rischiava una pena alta

L’ispettore Onofri, che rischiava – anche e soprattutto in relazione alla funzione ricoperta – una pena di oltre 8 anni di reclusione, è stato assolto dal tribunale di Terni ‘perché il fatto non sussiste’ . Comprensibile la sua soddisfazione e quella dell’avvocato Rinaldi, nonostante il tempo trascorso dall’avvio del procedimento penale: «Il mio assitito – afferma il legale – ha finalmente ottenuto giustizia in merito ad una vicenda lunga, dolorosa, il cui esito però restituisce dignità al suo ruolo ed alla funzione ricoperta per anni nella polizia di Stato e presso la questura di Terni. Nulla c’era di ‘abusivo’ in ciò che ha compiuto ed ogni accusa infamante è caduta con il giudizio».

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