Terni, incognita meteo sul rogo quasi spento

Vigili del fuoco pronti ad ‘aggredire’ gli ultimi focolai. Si spera anche nella pioggia: «Ma potrebbe causare smottamenti». Polemica su strada chiusa: «Inutile per domare l’incendio»

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La speranza di tutti – le temperature sembrano più clementi ma il vento si è alzato – era che finalmente si potesse parlare solo di ‘bonifica’ e ci si potessero mettere alle spalle le fiamme, la paura e l’amarezza per l’incendio che in tre giorni ha divorato un’ampia area boschiva fra Rocca San Zenone e Fontana della Mandorla, a Terni, mettendo a repentaglio la sicurezza di decine di famiglie residenti nella zona. L’ipotesi, su cui sono in corso indagini da parte degli inquirenti, è che ci sia il dolo all’origine di tutto.

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LE IMMAGINI DELL’INCENDIO

Ancora fiamme Ma venerdì, dopo che in mattinata si era visto del fumo, le fiamme sono tornate ad aggredire quel costone di montagna – in particolare nella zona di Fontana della Mandorla – ed è stato di nuovo allarme. La presenza di folate di vento, infatti, non tranquillizza il personale in servizio sul posto e gli abitanti della zona.

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Massima attenzione Le operazioni si sono quindi concentrate proprio su quei ‘fumaioli’ – tanto alla Rocca quanto sul versante ternano – che continuano a bruciare e per i quali i vigili del fuoco del comando di Terni hanno chiesto l’intervento di un elicottero per lanciare altra acqua dopo le oltre cinquanta ‘bombe’ da 6.400 litri ciascuna, ‘sparate’ giovedì dal canadair che ha fatto la spola fra il lago di Piediluco e Terni. Presenti anche tre squadre del 115 per l’intervento di bonifica da terra.

La situazione Mentre su alcuni punti ancora vivi dell’incendio, in particolare nella zona della Rocca, gli uomini del 115 venerdì pomeriggio sono riusciti ad intervenire direttamente da terra, con tutti i vantaggi e i risultati del caso, in zona Fontana della Mandorla si è proceduto con altri lanci di acqua attraverso gli elicotteri. E proprio uno dei due mezzi aerei utilizzati venerdì, partito da Arezzo, è dovuto rientrate alla base dopo appena un lancio a causa di alcuni problemi tecnici. Il canadair chiesto in sostituzione non è arrivato ma fortunatamente le fiamme sono rimaste limitate ad una specifica zona boschiva, senza estendersi di molto. Sabato mattina, oltre a chiedere nuovamente l’intervento dell’elicottero, è possibile che una squadra dei vigili del fuoco di Terni, attraverso alcuni sentieri, possa raggiungere la zona soprastante Fontana della Mandorla che ancora desta qualche preoccupazione. Sempre che la pioggia non intervenga prima a risolvere il tutto. E proprio la pioggia, se da un lato potrebbe risolvere il problema principale, dall’altro – come evidenziato anche dal comandante provinciale dei vigili del fuoco di Terni (VIDEO) potrebbe causare la caduta di massi, piante e smottamenti, in particolare nelle aree più instabili e colpite dalle fiamme. L’altra faccia della medaglia, che impone la massima attenzione.

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Cittadini evacuati A seguito della seconda ordinanza emessa giovedì dal sindaco Leopoldo Di Girolamo, dopo quella che aveva già portato all’evacuazione dei residenti di Rocca San Zenone, sono state 50 le persone – oltre alle 193 già sfollate – che si sono rivolte gli addetti del Comune e della Protezione Civile per trovare una sistemazione. Di queste, 14 sono ospitate in un albergo, mentre 36 hanno trovato una sistemazione autonoma. Confermata anche per tutta la giornata di venerdì la seconda ordinanza, quella che ha sancito l’evacuazione delle zone più alte di strada Fontana della Mandorla e strada Colli della Rocca: qualsiasi valutazione sull’eventuale revoca del provvedimento è stata rimandata a sabato. Di contro, per far tornare i residenti di Rocca San Zenone nelle proprie abitazioni i tempi si prospettano più lunghi, visto che sarà necessario attendere gli esiti delle verifiche della stabilità del costone roccioso che si trova alle spalle della frazione.

PARLA IL SINDACO – VIDEO

I RACCONTI DI DUE TESTIMONI – VIDEO

Disagi e polemiche Intanto non mancano le prime polemiche, relative sia a quanto sarebbe stato possibile fare – rispetto al tanto che è stato messo in campo grazie all’impegno di vigili del fuoco, carabinieri forestali, polizia locale e protezione civile – ed ad alcuni significativi disagi vissuti sulla propria pelle dai cittadini della Valserra.

La strada chiusa

«Strada chiusa, perché?» Fra i residenti delle frazioni di Acquapalombo e della Rocca c’è infatti chi punta il dito su una strada chiusa circa quattro anni fa dalla Provincia di Terni. «Si tratta di un percorso – spiegano – che si poteva imboccare al chilometro 5 della SP 67 della Valserra, fra Rocca San Zenone ed Acquapalombo, e che si inerpica sulla montagna colpita dall’incendio, in località Forcella. Per quarant’anni è stata utilizzata per servire i fondi agricoli della zona e sarebbe transitabile senza difficoltà anche dai mezzi meccanici. Da qualche anno però – questa l’accusa dei residenti – la Provincia l’ha chiusa con un muro di terra, reputandola poco sicura. Sta di fatto che in questa occasione poteva essere utilizzata, probabilmente per rendere l’intervento di spegnimento più efficace, ma non è stato possibile. Forse, visti i risultati, si è rivelato più pericoloso tenerla chiusa». Non la vede così l’avvocato Emidio Mattia Gubbiotti: «La questione è stata già oggetto di una causa civile conclusasi con sentenza del tribunale. Quell’apertura a cui si fa riferimento – afferma – è un fondo che confina con la strada provinciale attraverso il quale si può accedere solo con mezzi agricoli, lo dice il giudice, che permette di raggiungere un altro fondo che sta a monte e che purtroppo non può usufruire di questa servitù. Il limite posto dalla Provincia di Terni è legato alla sicurezza, in particolare per la presenza di una curva cieca, e riguarda solo i mezzi agricoli. Fra l’altro la zona dell’incendio, anche ipotizzando un utilizzo per scopi emergenziali, è totalmente indipendente e scollegata dal percorso seguito dalla strada».

Telefoni in tilt Sempre dalla Valserra, i cittadini segnalano i gravi disagi legati al malfunzionamento delle linee telefoniche fisse e mobili, ad eccezione di una compagnia. «Mia madre ha 86 anni, vive ad Acquapalombo ed è immobilizzata per la fattura del femore – racconta un cittadino -. Se dovesse avere un problema o sentirsi male, chi chiama visto che i telefoni sono completamente fuori uso? E questo vale per qualsiasi persona che, incendio o meno, avesse necessità di un soccorso urgente nell’area della Valserra. Si tratta di un problema di sicurezza estremamente importante e che deve trovare una rapida soluzione. Finora le nostre segnalazioni sono cadute nel vuoto ma il pericolo è oggettivo».

Prime bonifiche Intanto venerdì mattina la Provincia di Terni ha reso noto che «sono in corso di svolgimento le prime operazioni di bonifica e messa in sicurezza del costone roccioso che sovrasta la strada provinciale 67 Valserra nei tratti interessati dall’incendio di Rocca San Zenone. Il servizio viabilità – spiegano dall’ente – ha incaricato una ditta specializzata che da ieri (giovedì, ndR) è al lavoro per rimuovere tutte le potenziali fonti di pericolo. Gli operatori stanno lavorando su più fronti: da un lato per consentire lo svolgimento delle attività di spegnimento in sicurezza attraverso mezzi aerei e terrestri, dall’altro per eliminare possibili fenomeni di crollo o caduta sia di porzioni rocciose resi instabili dall’esposizione al calore, sia di piante ad alto fusto parzialmente combuste. La ditta ha già effettuato tagli di piante e disgaggi di massi che potevano potenzialmente costituire situazioni di pericolo. Sono inoltre in svolgimento anche verifiche ed ispezioni».

«Siamo senza un euro» Il presidente della Provincia di Terni, Giampiero Lattanzi, sottolinea che «si tratta solo di primi interventi poiché le esigue risorse dell’ente non consentono altro. Ci siamo attivati – afferma – per mettere in campo immediatamente con i nostri irrisori fondi i primi interventi con l’obiettivo di riaprire la strada al più presto, almeno con un senso unico alternato, ma le nostre risorse non sono sufficienti». A tale proposito Lattanzi ha inviato venerdì mattina una lettera alla Regione Umbria per descrivere la situazione di emergenza, ricordando come «le condizioni di estrema difficoltà finanziaria dell’ente non consentano margini di manovra ulteriori. Chiediamo – scrive il presidente dell’ente – di assegnare con urgenza alla Provincia di Terni le risorse necessarie per le opere strutturali di messa in sicurezza al fine di procedere alla riapertura della strada provinciale. Tali risorse, stimate sulla base di rilievi eseguiti dal personale tecnico dell’ente, ammontano a 600 mila euro».

Il treno Intanto, i consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) esprimono «apprezzamento» perché alla loro missiva a Trenitalia, con la quale chiedevano la «riapertura straordinaria della stazione di Giuncano ripristinando la relativa fermata per la durata dell’emergenza, consentendo così ai residenti di poter provvedere alle quotidiane esigenze di vita», ha «prontamente risposto l’amministratore delegato di Trenitalia, Barbara Morgante comunicando testualmente – fanno sapere i due esponenti pentastellati, che «il tema è all’attenzione della prefettura per il necessario coordinamento delle azioni tese a risolvere lo stato di emergenza. Non appena avremo disposizioni in merito, nulla osta da parte di Trenitalia ad effettuare fermata a Giuncano per il tempo che verrà determinato in base alle previsioni di ripristino della situazione di normalità».

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