Terni, denunciati in 14: reddito di cittadinanza ottenuto falsificando

Indagine dei carabinieri del comando provinciale e del Nucleo ispettorato del lavoro. Dovranno restituire 60 mila euro

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Quattordici denunce a piede libero all’autorità giudiziaria ed oltre 60 mila euro da restituire. Sono alcuni degli aspetti principali, relativi all’indagine condotta dai carabinieri in provincia di Terni, dallo scorso marzo, incentrata su numerosi percettori del cosiddetto ‘reddito di cittadinanza’. In campo tutti i comandi stazione – trenta – del territorio e i militari del Nucleo ispettorato del lavoro, in collaborazione con la direzione provinciale Inps e l’Ispettorato territoriale del lavoro di Terni.

Il danno erariale

Obiettivo del maxi accertamento era quello di ‘stanare’ – accanto a numerosi percettori del tutto rispettosi delle regole e della legge – quei ‘furbetti’ che hanno continuato ad incassare l’assegno pur in assenza dei requisiti previsti, ad esempio dichiarando false condizioni patrimoniali o lavorative. Causando, in sostanza, un danno erariale.

Dichiarazioni false

L’attività dell’Arma in provincia di Terni è partita da una ricognizione anagrafica e reddituale su diversi nuclei familiari, per accertare l’effettiva composizione ai fini ISEE per la successiva richiesta di accesso al reddito di cittadinanza. Da questi riscontri è emerso che nove percettori non avevano i requisiti, sia per aver dichiarato falsamente la composizione del proprio nucleo familiare che per non essere residenti in Italia da almeno dieci anni.

Lavoratori ‘in nero’ con il reddito

Nel territorio comunale di Terni è stato accertato che due percettori del reddito lavoravano ‘in nero’, eludendo anche gli obblighi di comunicazione dello stato lavorativo all’Inps. Immediata anche qui la revoca del benefricio con sospensione dell’attività imprenditoriale per le due società che impiegano i soggetti in questione.

Amministratore di società ‘beccato’

In un piccolo comune del territorio provinciale, è stato scoperto un percettore di reddito di cittadinanza che, tuttavia, da mesi era recluso in carcere per gravi reati contro la persona. Nel corso di un altro accertamento, i carabinieri hanno anche individuato uno pseudo imprenditore residente a Terni: pur risultando nullatetenente e senza fissa dimora – da qui il reddito di cittadinanza percepito -, era in realtà amministratore e liquidatore di sei società e proprietario di una settima con quote pari a circa 30 mila euro.

L’inganno

«Al termine dell’attività – spiegano i carabinieri del comando provinciale di Terni – è emerso che ingannare l’Inps fa gola a molti soggetti senza scrupoli. Tutto si basa sull’autocertificazione che rimanda alla dichiarazione sostitutiva unica, da cui viene calcolato il reddito e l’ISEE. È in questa fase che vengono forniti dati falsi o, molto più spesso, vengono omessi degli elementi che, se segnalati, farebbero crescere la disponibilità economica dei richiedenti e venir meno il diritto al sussidio».

Il primo bilancio

Per questa prima fase di indagine, come accennato, sono quattordici le persone denunciate alla procura di Terni, per le quali è stato immediatamente revocato il reddito di cittadinanza con efficacia retroattiva, per un importo quantificato in 60 mila euro (i ratei indebitamente percepiti). «Sono stati sottoposti a verifica, al momento, circa cinquanta nuclei familiari con componenti in stato detentivo oppure sottoposti a misura cautelare personale – spiega l’Arma -, di cui dieci sono stati segnalati per l’immediata sospensione del reddito di cittadinanza, in considerazione che la misura cautelare si sovrapponeva al periodo di erogazione del sussidio».

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