Terni, Liguori contro ‘l’obbligo di firma’: «Sconfitta dello Stato»

Mercoledì mattina il procuratore si è scagiato contro la misura: «Inutile e dannosa. Noi non l’abbiamo mai chiesta»

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La conferenza stampa si è tenuta mercoledì mattina in questura per illustrare l’operazione che ha portato a tre arresti per numerosi furti – 68 nel Ternano e 2 a Potenza – compiuti da una banda di cittadini romeni di stanza a Napoli. La scelta investigativa della procura di Terni è stata quella di trattare le denunce di furto non singolarmente, ma di farle confluire in un unico fascicolo. Ciò in ragione del forte sospetto che dietro ciascun ‘colpo’ vi fossero le stesse mani, ma anche per altre ragioni. Una di queste la spiega, con la consueta chiarezza, il procuratore capo Alberto Liguori. «Avremmo potuto trattare 70 furti singolarmente, eseguendo 70 arresti seguiti da altri 70 obblighi di firma e patteggiamenti. Ma non è stato così. Anche perchè – è la presa di posizione di Liguori – la misura dell’obbligo di firma è, a mio giudizio, una sconfitta dello Stato. Uno strumento di ‘provocazione culturale’ che questo ufficio non ha mai, e dico mai, chiesto. Con tale strumento, può capitare che il soggetto arrestato qualche ora prima, si presenti di nuovo in questura, dagli stessi che lo avevano arrestato, per ottemperare al nuovo obbligo. Lo ritengo inefficace e inutile e chiunque lo chieda e lo applichi, non ha la mia approvazione».

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