Terni, nuovi progetti per 3 chiese cittadine

Presentati martedì dal vicario generale della diocesi. San Giovannino alle associazioni. San Salvatore all’Azione Cattolica. Sant’Alò, via gli ortodossi, diventerà la ‘casa della fraternità’

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Il progetto, presentato martedì alle associazioni cattoliche della città dal vicario generale della diocesi di Terni-Narni-Amelia, monsignor Salvatore Ferdinandi, è di un certo interesse perchè parla della ‘riqualificazione pastorale’ di tre chiese storiche della città: San Giovannino – dove è avvenuta la presentazione -, San Salvatore e Sant’Alò.

Le premesse Si parte dalla considerazione che il centro storico di Terni presenta una popolazione sempre più anziana e sempre meno numerosa e che le aree prossime alle tre chiese sono frequentate, giorno e notte, da «persone dalle provenienze più diverse e che si muovono per motivazioni ed interessi disparati». Chiese che, negli obiettivi della diocesi, «possono assumere ciascuna la propria caratterizzazione in relazione al servizio che vi viene svolto, come già accaduto con la chiesa-cenacolo di San Marco, sede delle iniziative culturali e dell’associazione Istess, e Santa Maria degli Spiazzi, chiesa degli artisti».

San Giovannino Circa i progetti futuri, l’analisi è stata poi spostata su ciascuna delle tre chiese, a partire da San Giovannino, «per decenni la chiesa in cui si svolgeva l’adorazione eucaristica quotidiana, aperta ad orario continuato, fino a quando nel 2017 non si sno verificati gravi atti di profanazione che hanno portato alla sospensione del servizio. La storia precedente e l’ubicazione della chiesa (piazza della Repubblica, ndR) induce a pensare che possa essere nuovamente restituita e caratterizzata dall’essere il luogo dell’oratio continua».

San Salvatore «è la chiesa più antica della città. Attualmente – ha spiegato monsignor Ferdinandi – pur conservando il titolo di parrocchia, per il numero esiguo delle persone che ne fanno parte, non svolge più questa funzione ed è stata nella comunità parrocchiale di Terni centro. Potrebbe però diventare il luogo dove si offre comunque un servizio formativo e religioso»

Sant’Alò è «uno degli edifici di culto più antichi e affascinanti di Terni. Dopo varie vicende che ne hanno visto una utilizzazione prima da parte della comunità delle Clarisse e, successivamente, come cappella del Seminario e della casa del clero, in questi ultimi anni è stata data in uso alla comunità ortodossa. È ormai necessario – ha spegato il vicario generale diocesano – che la chiesa locale se ne riappropri, alla luce del progetto che si sta avviando in vista di creare la ‘casa del presbiterio’. Si potrebbe caratterizzare come il luogo della fraternità e della comunione presbiteriale».

Tradotto Cosa vuol dire, in soldoni, per ciascuna delle tre chiese citate? Si parte di nuovo da San Giovannino dove «si può riorganizzare l’adorazione eucaristica quotidiana, un servizio reso possibile con una turnazione di persone che garantiscano una presenza che si avvicenda nel corso della giornata, insieme alla presenza di un sacerdote che sia a disposizione per le confessioni, i colloqui e la direzione spirituale. La turnazione con relativa animazione potrebbe essere assicurata dai vari gruppi/associazioni ecclesiali: Rinnovamento nello Spirito, Comunità neocatecumenali, Gruppi di preghiera di Padre Pio, San Vincenzo, Unitalsi, Volontari della sofferenza, oltre ad essere il luogo di riferimento stabile di queste associazioni». Prevista, sempre a San Giovannino, la presenza stabile «di un diacono permanente e di una comunità religiosa (ad esempio qualche religiosa della Congregazione diocesana femminile ‘Maria madre della Chiesa’)» per curare tutta una serie di servizi di suppporto.

Azione Cattolica a San Salvatore Il progetto per San Salvatore prevede la creazione di un «cenacolo della lectio divina» con la parrocchia che lascerebbe il posto «ad un quotidiano servizio animativo e formativo per la popolazione che abita in quel contesto». Oltre ad un diacono permanente, per San Salvatore è stato pensato un impegno diretto del’Associazione Cattolica diocesana, delle Ordo virginum e della fondazione monsignor Gualdrini. Il complesso diventerebbe così sede stabile dell’Azione Cattolica con la creazione di due gruppi: uno a sostegno delle persone disabili e delle loro famiglie, l’altro dedicato alla cura e alla formazione dei giovani.

Sant’Alò ‘casa della fraternità’ A Sant’Alò, luogo di vita comuniaria, potrebbe trovare spazio – al posto degli ortodossi – una comunità religiosa femminile («potrebbe essere disponibile una comunità di suore dell’Uganda», ha chiarito monsignor Ferdinandi) e diventerebbe la ‘casa della fraternità e della comunione presbiteriale’ grazie anche ad alcuni servizi generali come «la mensa, la pulizia della biancheria, il soggiorno, permanenza e l’assistenza». Necessari, in questo caso, un regolamento, un direttore della ‘casa’ che, in collaborazione con la comunità religiosa femminile, gestisca il funzionamento del complesso. «Le funzionalità a disposizione degli utenti – è stato chiarito – dovranno essere sostenute economicamente anche da coloro che ne usufruiranno».

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