Terni, riequilibrio: ricorsi in vista

Nel corso del consiglio comunale di mercoledì non sono mancate le reazioni e le polemiche

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Nel corso della seduta del consiglio comunale di mercoledì, dedicata al piano di riequilibrio pluriennale dei conti – il cosiddetto predissesto – non sono mancate le reazioni e le polemiche non hanno tardato ad arrivare.

I love Terni Enrico Melasecche, lista civica ‘I love Terni’, ha preso la palla la balzo per presentare un atto d’indirizzo su quello che definisce «il negazionismo economico-finanziario dell’amministrazione». «Invito – dice il capogruppo – il sindaco, nella oltretutto debolissima posizione personale di indagato sulle vicende relative ad appalti e alla loro gestione da parte dei suoi assessori, ad assumersi tutte le proprie responsabilità inerenti questa situazione catastrofica economico finanziaria, ma anche politica in cui è stato condotto il Comune di Terni. Considerato che lo stesso sindaco si è insediato da circa otto anni, che ha nominato lui i vari assessori al bilancio, al patrimonio, alle società partecipate ed ai settori che hanno generato disfunzioni, debiti fuori bilancio, dissesto, fallimento o liquidazione di società partecipate, crediti di dubbia esigibilità con l’Istituto Briccialdi per cui sarebbe stato più onesto ammettere i propri limiti, i propri errori, traendone onestamente tutte le conseguenze, consentendo alla città di decidere chi dovrà amministrarla da qui al prossimo futuro».

Le scuse ai cittadini «Inoltre invito il sindaco – prosegue – a chiedere scusa ai cittadini di Terni per come sono stati amministrati, evitando di scaricare colpe sui governi nazionali quando solo 84 comuni su oltre 8.000 sono costretti a subire il disonore del predissesto, con tutte le conseguenze per la riduzione dei servizi e, indiscutibilmente, il peggioramento della qualità della vita in città nei prossimi anni, drammatica da qui al 2021 ma altrettanto pesante fino al 2045 anno in cui cesseranno le conseguenze della copertura del disavanzo del gennaio 2015 relativo alla cancellazione di oltre 54 milioni di crediti inesistenti».

Riorganizzazione del Comune  «Infine chiedo a Di Girolamo di porre in essere, per il periodo che rimane di questa ben triste consiliatura, fra le peggiori che la storia possa ricordare, una immediata riorganizzazione dell’Ente in base a capacità e merito, sia sul fronte degli assessori in gran parte inadeguati per competenze professionali, titoli di studio, esperienza e risultati conseguiti, bloccando qualsiasi ulteriore meccanismo di assegnazione di appalti senza gara, proroga o rinnovo quando i risultati di esercizio non rispondano rigorosamente a prestazioni puntualmente controllate, imputando a quei dirigenti di settore che non fossero all’altezza dei compiti che la legge loro attribuisce le responsabilità relative, sostituendo assessori e dirigenti che avessero dimostrato con eventuale colpa responsabilità nella formazione dei debiti fuori bilancio o, al di là delle indagini in corso, responsabilità personali, metodologie di rapporti con i fornitori, modi di impropri di procedere rispetto alla indipendenza che un pubblico amministratore deve assolutamente avere, anche come stile, oltre che come rigore nell’incarico pubblico in cui ognuno deve sempre essere ed apparire al di sopra di ogni possibile sospetto».

La mozione FdI-An Marco Cecconi, capogruppo FdI-An è intervenuto in consiglio chiedendo di rimandare il punto all’ordine del giorno – il piano di riequilibrio finanziario 2017-2021 – a un’altra data e ha presentato una mozione: «Per dare tempo all’Amministrazione di rivedere il piano facendo le dovute rettifiche, ho chiesto stamane in apertura di seduta di ritirare la delibera e aggiornare la convocazione del consiglio alla prima data utile, anche perché – per legge – per approvare il piano c’è tempo fino alla scadenza del termine di 90 giorni a decorrere dal primo voto del 18 ottobre scorso e cioè fino a metà gennaio. Ma la maggioranza e la giunta hanno fatto orecchie da mercante, rifiutandosi addirittura di discutere questa proposta».

Le premesse Prima di arrivare alla delibera Cecconi ha «premesso che con la delibera sul riequilibrio finanziario 2017-2021 l’obiettivo di perseguire il riequilibrio finanziario dell’Ente nel prossimo quinquennio senza ricorrere al Fondo di rotazione viene ancorato ad una serie di misure che ruotano eminentemente intorno a numerose alienazioni di beni di varia natura; che ben oltre il 50 per cento dell’intera manovra (14 milioni e 590mila euro) è legato agli introiti che dovrebbero derivare dalla cessione ad un soggetto privato del 90 per cento delle quote della Società di gestione delle farmacie comunali, neo-costituita, per un valore al momento stimato in 7 milioni e 872 mila euro; che addirittura, già nel 2017 nel Piano si ipotizza di acquisire, a fronte della cessione del 70 per cento delle suddette quote, un importo pari a 6milioni e 720mila euro (riservandosi di cedere nel 2019 il restante 20 per cento, per il residuo importo) e che, anzi, al contrario, le disposizioni statutarie, allo stato attuale (articoli 5 e 10) espressamente precludono la cessione delle quote della società sino all’aprile del 2018 e comunque escludono che tale cessione possa mai avvenire a favore di un soggetto privato, che il bene di cui trattasi si configura, di conseguenza, come un bene indisponibile rispetto alla tipologia e alla tempistica della cessione così come tale cessione è ipotizzata nel Piano e nella relativa delibera di giunta; che il Piano risulta privo di copertura per oltre il 50 per cento e che la delibera oggi sottoposta al nostro voto risulta conseguentemente inficiata, quantomeno nella parte (preponderante) relativa alla cessione delle quote di FarmacieTerni Srl.

La delibera Nella mozione, infine, si richiede:«Di annullare l’ordine del giorno dell’odierna seduta ed aggiornare la convocazione di questa assemblea alla prima data utile entro il termine di legge dei 90 giorni dal 18 ottobre scorso, allo scopo di consentire i necessari approfondimenti e le adeguate rettifiche». Il rinvio però si è stato respinto a maggioranza.

Denuncia alla Corte dei conti Cecconi conclude annunciando che «se davvero il consiglio comunale decidesse di rendersi complice di una simile enormità, votando un Piano viziato all’origine, trasmetteremo immediatamente una denuncia ad hoc alla Corte dei Conti. Inetti, incapaci e bugiardi. La fontana di Trevi allo stato non è vendibile. Magari adesso diranno che cambieranno lo statuto: ma non basterà. Magari proveranno a dire che trasformeranno la Società, attualmente in house: ma non sarà sufficiente neanche questo, perché sussisterà un insuperabile problema di cessione delle licenze. Magari proveranno a sostenere che tutto si risolverà, gara compresa, entro il 2017, inclusa la vendita e il relativo incasso: fandonie, perché per qualunque variazione che riguardi la FarmacieTerni Srl ci vorranno preliminarmente nuove delibere di consiglio comunale, nuove iscrizioni al Rec e via dicendo».

Paolo Cescimbeni (Gruppo misto) «La discussione oggi in Consiglio ha assunto toni surreali», commenta Paolo Crescimbeni. «Un’amministrazione che tramite l’assessore al bilancio parla di stato di predissesto e piano di riequilibrio come risultati positivi, obbiettivi raggiunti, ed un’opposizione che pone domande pesanti anche senza avere risposte. Ho chiesto il motivo dell’occultamento dei 15 milioni di debito, ho chiesto perché non si sia preferito tagliare le spese non obbligatorie e pagare così i debiti, perché comunque queste esposizioni non sono state dichiarate a suo tempo». La verità, secondo Crescimberni, «è che, appalesando quei debiti, i bilanci non sarebbero passati e questa amministrazione sarebbe caduta da tempo. Sindaco, assessori e consiglieri attuali oggi non sarebbero tali; siamo tutti degli ologrammi. E cosa fa questa amministrazione? Paga i debiti nascosti, vecchi e nuovi, debiti che le hanno consentito di fare spese più politiche, ricorrendo alla vendita di beni comuni, farmacie, aziende, immobili di prestigio. Tutti noi ternani paghiamo così debiti dovuti a scelte dissennate e non confessabili».

I beni Crescimbeni conclude dicendo che «la crisi di Terni, delle imprese in fuga, dei negozi che chiudono, dei giovani che emigrano, è colpa essenzialmente di questo modo di governare la città e le pubbliche risorse. Abbiamo beni improduttivi? D’accordo, trasformiamoli in beni produttivi, ma non utilizziamoli solo per tappare i buchi creati per favorire gli amici degli amici. Di fronte a tutto ciò l’amministrazione non si scusa, non si giustifica, ma adotta atteggiamenti arroganti, tipo ‘Marchese del Grillo’, e ciò è nello stesso tempo tragico e ridicolo. Verrebbe da dire loro la famosa frase di Cicerone: ‘Usque tandem abutere patentia nostra’. La città è ferma, si svendono i beni pubblici solo per tappare i buchi, non le buche sia chiaro, e così sarà per i prossimi cinque anni. Piano di rigore? Forse si, ma di rigor mortis».

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