Terni si interroga sulla qualità dell’aria

Due studi condotti da università non umbre che vanno nella direzione di caratterizzare la situazione delle matrici ambientali

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Nuove metodologie di rilevamento, studi universitari, mortalità e prevenzione, sono stati i temi trattati nel corso del convegno di sabato pomeriggio a palazzo Gazzoli di Terni, ‘Limiti e potenzialità delle matrici ambientali nell’ecodistretto del ternano’, organizzato da Isde Umbria (associazione medici per l’ambiente). Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati di due studi condotti su Terni da università non umbre che vanno nella direzione di caratterizzare la situazione delle matrici ambientali, quali aria, acqua e terra.

La qualità dell’aria

Il primo studio, ‘Monitoring and evaluation of Terni air quality throught spatially resolved analyses’, a cura del dipartimento di biologia ambientale dell’università La Sapienza di Roma, ha riguardato la matrice aria. Sono stati posizionati, infatti, in città 23 analizzatori per individuare lo spettro di diffusione delle sorgenti che inquinano l’aria. Una metodologia di rilevamento nuova che va a cercare la sorgente di contaminazione per capire quindi quali derivano da fenomeni di combustione e quali da fenomeni fisici. Nello studio è emerso anche che l’inquinamento interno agli edifici corrisponde più o meno a quello esterno. Si tratta quindi di uno strumento che permette di campionare su tempi lunghi e quindi avere un dato esteso nel tempo e ridurre gli errori.

La dendrochimica

Il secondo studio, ‘La dendrochimica per registrare variazioni temporali e spaziali di sorgenti inquinanti’, a cura dell’università degli studi di Firenze, ha riguardato la matrice suolo. Sono state infatti campionate delle querce in diverse zone della città, per scoprire negli anelli di accrescimento quali metalli pesanti vengano riscontrati a seconda della zona della città. Il dato più significativo riguarda il picco di uranio, riscontrato più o meno agli anni ‘90, dovuto allo smaltimento delle armi belliche.

La prevenzione

«L’epidemiologia e gli studi ambientali ci dicono delle cose – ha evidenziato Carlo Romagnoli, medico di sanità pubblica e referente per l’Umbria di Isde – ma quello che manca è la prevenzione. Manca un piano di prevenzione primaria, fatto bene. Vogliamo che nel nuovo piano 2019-2023 ci sia una sezione dedicata ai siti d’interesse nazionale che affronti la situazione sito per sito. In particolare per il ternano che venga attivato un tavolo in cui siano previste azioni di prevenzione che riguardano il produttore di rischio, perché fino ad oggi abbiamo visto misure di prevenzione che riguardano solo gli esposti».

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