Terni, sulle partecipate si scatena la bagarre

La maggioranza tra dritto sul piano di razionalizzazione ma le voci contrarie si sprecano

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La ‘risacca’ del Comune sulle partecipate – il progetto condiviso dal consiglio comunale prevede un taglio alle quote pubbliche in tutta una serie di realtà – continua a far discutere, e parecchio.

Il via libera All’indomani dell’approvazione da parte del consiglio dell’atto di indirizzo proposto dal capogruppo del Pd Andrea Cavicchioli, quest’ultimo torna sulla decisione – contestata dagli stessi sindacati – e respinge l’idea che ci si trovi di fronti a semplici operazioni finanziarie prive di prospettiva: «Nell’atto di indirizzo – spiega Cavicchioli – si subordinano eventuali alienazioni di quote di minoranza di capitale sociale con le forme di collocazione che verranno stabilite, ai processi di rafforzamento delle società, con politiche peraltro ineludibili che mirano a collaborazioni su progetti di sviluppo in ambito regionale e nazionale. Quanto approvato dal consiglio – aggiunge il capogruppo Pd – determina una sfida per un processo di sviluppo ed innovazione delle aziende interessate che consente di avere le più ampie garanzie ed il coinvolgimento tutti i soggetti interessati».

Sindacati sulle barricate Sulla sponda opposta, i sindacati confederali – Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil – contestano senza mezzi termini, tanto il metodo («è mancato del tutto il coinvolgimento delle parti sociali») quanto il merito: «Ribadiamo – affermano le tre sigle – la totale contrarietà a qualsiasi percorso volto alla privatizzazione di quote anche minoritarie di Asm Spa e sue controllate, un’azienda che negli ultimi cinque anni ha sempre chiuso i bilanci in attivo e che ha potenzialità importanti in un’ottica regionale di gestione dei servizi». I passi compiuti dall’amministrazione vengono vissuti dai sindacati come un brutto ‘déjà vu’: «Abbiamo già vissuto – spiegano – situazioni analoghe e abbiamo sempre sottolineato la non condivisione di percorsi volti alla privatizzazione che hanno generato, oltre ad uno stato di sudditanza dei soggetti pubblici rispetto al privato, anche e sopratutto un forte aumento tariffario per i cittadini».

Il ‘no’ di Progetto Terni Sul tema interviene anche Progetto Terni che nella seduta consiliare di giovedì ha vissuto sulla proprio pelle l’esperienza della ‘divisione interna’, con il voto contrario del capogruppo Luigi Bencivenga e quello favorevole del presidente del consiglio comunale Giuseppe Mascio, eletto nella stessa lista civica. In un comunicato, Progetto Terni si dice «favorevole alla chiusura immediata di tutte quelle società partecipate non operative e fonte solo di costi per la collettività» ma invita «ad una profonda riflessione con riguardo ai gioielli di famiglia, Asm e Asfm». Parte da qui la richiesta, senza mezzi termini, di una «rivisitazione del programma tracciato dalla giunta comunale che, per cercare di sanare il bilancio, rischia di compromettere ulteriormente la situazione economico-patrimoniale del Comune». L’invito, neanche troppo gentile, rivolto al sindaco Di Girolamo è di «convocare una riunione di maggioranza per relazionare sullo stato di avanzamento del piano di governo della città condiviso in campagna elettorale.

M5S Per il Movimento 5 Stelle, che in consiglio comunale si è opposto al piano di razionalizzazione di Asm e Farmacie comunali proposto e approvato dalla maggioranza, «si apre ora la corsa delle multi utility com Acea ad accaparrarsi il primo boccone di Asm. Sarà davvero curioso – affermano dal M5S – immaginare come gli pseudo ambientalisti democratici saranno in grado di tenere distinti gli interessi di chi è proprietario di inceneritori e discariche e quelli dei cittadini, che vogliono un gestione dei rifiuti senza che si avveleni la loro aria e si massacrino di tasse imprese e famiglie». Sulle farmacie comunali, «si apre alla privatizzazione dopo anni di sforzi che hanno portato l’azienda da una situazione disastrosa ad un pareggio di bilancio. Proprio ora che le prospettive di guadagno, esplicate dai dati ed esposti dallo stesso presidente in commissione, danno la possibilità di raggiungere un milione di euro di utili attuando scelte sensate e virtuose».

MCL Anche il Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, attraverso il presidente Ermanno Ventura, dice ‘no’ alla privatizzazione delle farmacie comunali: «L’ingresso di soggetti privati nella gestione rischia di interrompere il progetto sociale esistente e rischia di mettere in crisi l’intero assetto del servizio farmaceutico ternano, facendolo diventare un sistema puramente concorrenziale rivolto solo alla ricerca del profitto». Il Mcl sottolinea come negli ultimi anni siano «fallite buona parte delle iniziative di privatizzazione delle farmacie messe in opera da talune amministrazioni locali al solo scopo di fare cassa. C’è il pericolo, infine, che lo smembramento delle farmacie e del magazzino, attraverso i vari passaggi società, possa produrre un nuovo caso Isrim, con gravi riflessi anche occupazionali, in assenza di efficacia, efficienza ed economicità dell’operazione».

La Provincia Il tema delle partecipate tiene banco, ma con un’eco diversa, anche in Provincia, con l’assemblea di palazzo Bazzani che ha approvato all’unanimità il piano di razionalizzazione che prevede l’uscita di scena dalle società interessate. Entro il 31 marzo del 2016 l’amministrazione dovrà inviare alla corte dei Conti una relazione dettagliata sui risultati conseguiti.

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