Terni: Walter Casarin dal 1946 volontario alla Festa de l’Unità

A 90 anni da ancora il suo contributo: «Una vita passata nello stand delle ‘pizzole’ dove ho i miei ricordi più belli»

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di Francesca Torricelli

«Ho partecipato come volontario alla prima Festa de l’Unità organizzata a Terni nel 1946 e oggi sono ancora qui a dare il mio contributo, nella speranza di vederla tornare ad essere la ‘festa della città’». Walter Casarin ha 90 anni e non è mai mancato alla Festa, nemmeno l’anno in cui il suo cuore ha fatto ‘i capricci’ e nello stand delle ‘pizzole’ ha visto crescere intere generazioni.

La storia di Walter Casarin

«La mia famiglia – racconta Casarin – è stata sempre attiva nelle lotte di partito. Ricordo che nascondevamo i partigiani durante la guerra. Negli anni, poi, sia mamma che papà sono stati segretari di partito a Casteldilago. Io, dal 1946, anno in cui al parco Le Grazie di Terni venne organizzata la prima Festa de l’Unità, mi sono sempre messo a disposizione come volontario. Anche quest’anno, alla Festa che si sta svolgendo al parco Cardeto, dal 29 agosto al 3 settembre, nonostante la mia età, sono qui a dare una mano dove serve».

La Festa de l’Unità

Negli anni la Festa a Terni si è spostata più volte, passando da piazza Solferino al parco Cardeto, dal parco Chico Mendes al parco di viale Trento, per poi stabilirsi al parco La Passeggiata fino al 2016, anno in cui si svolse l’ultima Festa. «Lì – ricorda Casarin – era davvero la ‘festa della città’. I ricordi più belli li ho allo stand delle ‘pizzole’, messo in piedi insieme al mio amico Giancarlo Torricelli che oggi purtroppo non c’è più, a sua moglie Giuliana che insieme a me è tra le più storiche della Festa, molti altri volontari che negli anni hanno collaborato con noi e tutti i giovani militanti di partito che possiamo dire di aver cresciuto».

La gioia di stare insieme

In quello stand «c’era un’allegria meravigliosa e si respirava aria di festa e di collaborazione. Le lunghe giornate e serate tra i fornelli scorrevano serene tra una battuta e una risata, in un’armonia contagiosa anche con i clienti che prendevano d’assalto il bancone. Tutti mi ricordano come il ‘mattacchione’ che batteva il coltello sul banco e strillava ‘pizzole, pizzole’ per invogliare la gente ad assaggiarle. Un anno, nella serata di chiusura, abbiamo fritto una ‘pizzola’ gigante e gli altri volontari mi hanno portato in spalla per l’intero parco alzandola al cielo come fosse una coppa dei campioni. Quante risate ci siamo fatti. Non sono mai mancato, neanche nel 2006: quell’anno, il 6 agosto, ho subito un intervento al cuore e 20 giorni dopo ero lì a montare gli stand con le ferite e i punti ancora al petto. Spero che la Festa de l’Unità torni ad essere la ‘festa della città’ e infatti vorrei annunciare già da ora che il prossimo anno tornerà lo stand delle mitiche ‘pizzole’, quello stand al quale devo i ricordi più belli della mia vita».

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