L’appello è accorato e, veicolato dai social network, sta facendo in fretta il giro del mondo. É indirizzato «alle autorità preposte alla delimitazione e gestione delle zone rosse» e recita così: «Il centro storico di Norcia, interdetto alla popolazione e sorvegliato a vista dalle forze dell’ordine, sta morendo. I suoi abitanti, dopo le ferite inferte dal terremoto, stanno subendo anche la tremenda lacerazione di non poter accedere con continuità e riservatezza alle proprie abitazioni pur se agibili, e dentro le mura sono molte, certo più che all’esterno, dove subiamo giornalmente la beffa di passare sotto edifici ben più instabili e pericolosi delle nostre abitazioni interdette d’autorità».
L’accesso Se la zona rossa, si legge nell’appello, «ha la caratteristica dell’alto rischio ambientale, il centro storico di Norcia non ha in toto questa caratteristica, e non la ha più degli altri quartieri e della circonvallazione. Rimossi i coppi dalle gronde e le macerie di qualche muretto di recinzione, la stragrande maggioranza delle vie del centro è perfettamente praticabile in sicurezza e può essere riaperta immediatamente. Laddove poi esistono edifici pericolanti, e a parte due o tre casi si parla solo degli edifici monumentali, la zona circostante dovrà essere – quella si! —necessariamente dichiarata zona rossa per tutto il tempo necessario alla recinzione, puntellamento e demolizione prescritta dai tecnici. Norcia ha vie larghe ed edifici bassi, perlopiù esenti da pericolo di crollo: restituite alla popolazione la sua città ferita, ma non ancora defunta, e avrete sanato un’inutile e dolorosa ingiustizia. Il numero di sfollati diminuirà considerevolmente e ci aiuterete a superare il trauma riappropriandoci della nostra città. Però fatelo subito, prima che chi può scappi altrove, prima che i bambini vengano iscritti a scuola fuori Norcia e le attività si trasferiscano lontano. Non sei mesi, per carità, ma anche un mese è troppo!».