Terremoto: «Ecco come si valuta la potenza»

I tecnici spiegano perché può avvenire che la prima valutazione venga modificata (martedì è stata fatta al rialzo). Nessuna legge regola i rimborsi

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di M.T.

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Le rovine

In un Paese nel quale la teoria del ‘complotto’ – anche per colpa del pessimo utilizzo che si fa dei social – fa sempre più proseliti, il terremoto è facile preda di chi di questa teoria è succube e le tecniche di misurazione della magnitudo di un terremoto, non potevano essere esenti. 

Il calcolo La magnitudo di un terremoto può essere calcolata attraverso metodi diversi, tutti validi, che però si basano su parametri a loro volta diversi – e soggetti a un margine di incertezza iniziale – che permettono la misurazione del grado di intensità in tempi diversi. Salvatore Massa, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha spiegato che «per rapidità utilizziamo la magnitudo Richter, che misura l’ampiezza massima del sismogramma». Viene cioè calcolata l’ampiezza massima del tracciato che arriva nella sala sismica e che registra le misure fatte dai sismografi. L’Istituto, poi, una rete di stazioni di rilevazione sismica caratterizzata da una densità superiore rispetto a quella delle altre agenzie internazionali che utilizzano modelli diversi.

IL TERRITORIO CAMBIA VOLTO – IL VIDEO

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Le macerie

I tempi «Dopo due minuti da un evento – ha detto Massa – è possibile avere una prima stima della posizione dell’epicentro, della profondità e della magnitudo del terremoto. Questa valutazione avviene in modo automatico e si basa sui dati inviati dalle stazioni sismiche più vicine all’evento». Nel giro di cinque minuti, poi, sono disponibili i sismogrammi e la magnitudo precisa viene comunicata al dipartimento della Protezione Civile: «Per alcuni eventi i tempi possono essere un po’ più lunghi ma mai oltre i 30 minuti. Nei terremoti più forti, come quelli con magnitudo superiore a 6.0 che hanno interessato il centro Italia, «la scala Richter non è considerata perfettamente attendibile. In queste occasioni viene anche utilizzato il calcolo della «magnitudo momento» basata sulla stima del momento sismico, cioè su una durata più ampia del sismogramma, fino a 30 minuti»

LA DEVASTAZIONE – IL VIDEO

La strada per Castelluccio di Norcia

La strada per Castelluccio di Norcia

I parametri Essenzialmente sono due i parametri usati per la definizione della forza di un terremoto: magnitudo e intensità. La magnitudo misura indirettamente l’energia rilasciata dalle scosse. L’intensità indica gli effetti locali, e potenziali, sulla base dei danni prodotti dal terremoto. Ma se il valore di magnitudo è unico, diverse sono le intensità, dal momento che gli effetti delle scosse sono diversi in base alla distanza dall’epicentro, le condizioni del terreno e, ovviamente, la resistenza sismica delle strutture.

Le ‘scale’ La scala Richter, con la quale si misura la magnitudo permette di conoscere la quantità di energia liberata dalla scossa misurando l’ampiezza delle oscillazioni del suolo registrate dai sismografi. L’energia liberata cresce all’aumentare della magnitudo: una singola unità in più nella scala corrisponde ad un’energia di trenta volte superiore. La scala Mercalli, invece, valuta l’intensità di un terremoto in base ai suoi effetti visibili sugli edifici.

GLI EFFETTI DEL SISMA – IL VIDEO

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I lavori

Le ‘correzioni’ Il motivo per cui un dato viene rivisto nelle ore e spesso nei minuti seguenti ad un terremoto – anche qui i ‘complottisti’ si sono scatenati – dipende dal fatto l’Ingv non può emettere dati ufficiali sulla base delle misurazioni che giungono 1-2 minuti dopo il sisma (come invece fanno l’Usgs, il servizio geologico statunitense, o il Csem, l’European-Mediterranean Seismological Centre, che rilasciano i dati in modo automatico) perché l’istituto italiano incrocia tutte le informazioni che arrivano dalle centinaia di stazioni che registrano il sisma. Tanto che martedì mattina, il dato è stato corretto in crescita: dopo un 4.7 iniziale, quello definitivo è stato fissato in 4.8.

I rimborsi La teoria del complotto – sempre sui sociali ci si è sbizzarriti – ha portato a far tornare a circolare la notizia dell’esistenza di una legge in base alla quale lo Stato riconoscerebbe i rimborsi per calamità naturali solo sopra certe soglie, ma in realtà di una bufala: non c’è traccia di una legge che contenga questo dettaglio. I rimborsi, insomma, non sono legati alla magnitudo di un terremoto, ma ai danni causati subiti.

 

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