Terremoto in Umbria: gasdotto sulla faglia

Il tracciato dell’opera progettata da Snam dovrebbe attraversare l’Italia centrale, da L’Aquila fino a Norcia, zona a più alto rischio sismico: nel 2011 chiesta la modifica

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L.P.

L’Aquila, Amatrice, Norcia, Visso. Le città epicentro del terremoto degli scorsi mesi e anni sono le stesse che potrebbero veder passare, sotto terra, il mega gasdotto Snam. E il comitato ‘No tubo’ torna a lanciare l’allarme per un’altra maxi opera le cui conseguenze potrebbero essere doppiamente nefaste in caso di ulteriori terremoti: «Sovrapponete le mappe, quelle del massimo rischio sismico dell’Italia centrale e quella del futuro gasdotto Rete Adriatica. Coincidono perfettamente».

L'intero tracciato dell'opera

L’intero tracciato dell’opera

La storia Il progetto di Rete Adriatica, presentato nel 2004, prevede la costruzione di un mega tubo lungo 687 chilometri che attraverserà dieci regioni, dalla Puglia dove arriva la Tap, Trans Adriatic Pipeline, fino all’Emilia, a Minerbio, in provincia di Bologna. Cinque tronconi, con il tratto centrale che collega Sulmona a Onna, in Abruzzo, e arriva fino a Norcia e a Foligno. Le condotte, del diametro di un metro e venti, dovrebbero trasportare gas a una pressione di 75 atmosfere. Se l’Italia centrale è zona sismica praticamente da sempre, con studi che risalgono a fenomeni devastanti databili intorno al 1200, dopo l’ultimo, solo in ordine temporale, violento sisma che ha spaccato il monte Vettore, l’inquietante interrogativo di chi sull’Appennino ci vive è: «Che cosa succederebbe in caso di terremoto?».

Il tracciato

Il tracciato

Cinque tratte Oltre al tracciato del gasdotto, intorno al percorso è prevista anche la realizzazione di centrali di stoccaggio, circa una quindicina, e una centrale di compressione a Sulmona. L’azienda che ha progettato l’opera, la Snam Rete Gas spa, ha chiesto cinque diverse Via, valutazione d’impatto ambientale, una per ogni parte del tracciato che dovrebbe attraversare l’Italia. Se la prima parte della rete, quella che va da Massafra a Biccari è già in funzione, il secondo tratto, da Biccari a Campochiaro è in fase di costruzione mentre per il tracciato che taglia in due l’Italia centrale, nella zona a più alta pericolosità sismica secondo l’Ingv, il procedimento è ancora in corso come per la tappa successiva, quella che collega Foligno a Sestino,mentre l’ultimo tratto che arriva a Minerbio è in attesa del decreto di autorizzazione, in pratica già arrivato.

Importanza strategica Un’infrastruttura, quella progettata da Snam Rete Gas, di importanza ‘strategica’, per questo è stata inserita nei progetti di interesse comunitario da parte della Commissione europea nel 2013 e può beneficiare di procedure accelerate di autorizzazione. Così, a parte la tratta centrale, tutte le altre sono state approvate. Mentre per il troncone che riguarda Sulmona – Foligno si è ancora in attesa delle autorizzazioni. Per quanto riguarda la costruzione di una centrale a compressione a Sulmona, a ridosso della faglia del monte Morrone, la Via è stata concessa nel 2010 assieme a quella per il gasdotto.

Una delle manifestazioni del comitato 'No tubo'

Una delle manifestazioni del comitato ‘No tubo’

La risoluzione Una strategia, secondo i comitati, quella di chiedere tante procedure Via quanti sono i tracciati, proprio per evitare una valutazione ambientale strategica e di impatto unica, come anche sottolineato nella risoluzione votata nel 2011 e promossa dalla deputata Pd Raffaella Mariani, che impegnava il governo a disporre la modifica del tracciato e a «escludere la fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico».

Preoccupazioni Nonostante la risoluzione, il progetto sembra andare avanti senza troppi intoppi. L’azienda, dal canto suo, assicura che non ci sarebbero rischi dal momento che nel corso dei maggiori eventi sismici in Italia non si sono registrati incidenti sui gasdotti già in funzione in Italia, come quelli già presenti lungo la costa Adriatica. Secondo il comitato ‘No Tubo’, la risoluzione si è rivelata purtroppo profetica, «alla luce di tutto ciò che è successo nell’Appennino centrale dal 24 agosto scorso ad oggi, ma completamente ignorata dai Governi che nel frattempo si sono succeduti Mentre il problema del metanodotto e della centrale Snam a Sulmona viene portato all’attenzione dei cittadini italiani, non possiamo non chiederci: dove sono coloro che ci rappresentano nelle istituzioni nazionali, regionali e locali? Non hanno nulla da dire? Intendono continuare a mantenere la consegna del silenzio?».

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