Terremoto, Terni sembra non aver paura

La Protezione civile controlla solo gli edifici strategici e sensibili. I sopralluoghi sulle abitazioni private sono fatti su domanda dei cittadini: ne sono arrivate solo 50

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di Alessandra Vittori

Marrone, arancione e giallo. Non sono i colori di moda per la prossima stagione, e nemmeno quelli dell’autunno, ma quelli che indicano il rischio sismico nel Comune di Terni, nella mappa realizzata dalla Protezione civile.

la-mappaLa ‘scala’ Colori che non sono stati scelti a caso. Rispettano, infatti, i colori scelti per il grado di vulnerabilità degli edifici in una determinata area della città, indicati nel piano di emergenza provinciale del rischio sismico. Terni rientra tra i 6.159 comuni italiani che, rispettando la legge 100 del 12 luglio 2012, hanno un piano di emergenza. Bisogna però tenere a mente un particolare; i provvedimenti sono stati adottati con la giunta comunale del 17 maggio del 2007. A quasi dieci anni dall’approvazione non è ancora cambiato nulla: nessuna nuova mappa, nessun nuovo piano, insomma nessun tipo di aggiornamento, fatta eccezione per la Cle (Condizione limite dell’emergenza), la mappa della città in cui è indicata la vulnerabilità degli edifici che si trovano sulle strade da percorrere per raggiungere i centri di attesa o ammassamento per la popolazione in caso di terremoto, rivista nel 2014. Eppure, nonostante gran parte della città sia ad alta vulnerabilità, la ‘paura’ sembra essersi affievolita. Infatti, dopo la devastante scossa del 24 agosto – e le polemiche sulle scuole – sono state solo una cinquantina le domande arrivate alla protezione civile di Terni per testare la sicurezza degli edifici privati.

piano di emergenza, sisma, terremotoI criteri di vulnerabilità Per determinare un quadro generale della vulnerabilità del patrimonio abitativo, la protezione civile, ha utilizzato i dati del censimento Istat 2001. Si è cercato così di definire la sensibilità sismica delle diverse aree della città. Per ciascun periodo di costruzione è stato attribuito un grado di vulnerabilità. Palazzi edificati da prima del 1919 al 1971: alta vulnerabilità; 1972 – 81 media e 1982 a oggi bassa. Le tre fasce sono state determinate tenendo conto dell’introduzione delle prime, e poi aggiornate, normative antisismiche e della classificazione dei comuni maggiormente a rischio della provincia (fatta nel 1981). Anche se non si può avere un quadro preciso di ogni palazzo più o meno a rischio la cartina, fornita nel piano di emergenza, da un quadro abbastanza chiaro della situazione nelle varie sezioni censuarie.

sisma, comuni, umbria, terniI comuni a rischio Su richiesta dell’ufficio della Protezione civile, l’ufficio vigilanza ha analizzato la storia sismica di tutti i comuni della provincia. Così è stato possibile realizzare una cartina che indica quali sono i comuni maggiormente a rischio, tenendo presente che tutta la regione, eccetto una piccola porzione dell’orvietano, rientra nella zona 2, cioè quella in cui possono verificarsi forti terremoti. Gli eventi considerati sono quelli caratterizzati da intensità macrosismiche superiori al VI grado della scala Mercalli, ritenuto soglia di danno. Per la provincia di Terni sono state definite quattro classi di risentimento (grado VII, VIII, IX, X). Sebbene gli epicentri siano concentrati lungo la dorsale appenninica, Terni rientra nella terza ‘classe’, quella con intensità IX.

Terni, verifiche sulla torre di Porta Spoletina

Terni, verifiche sulla torre di Porta Spoletina

Terremoti a Terni Consultando l’archivio dell’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) dal 2005 a oggi, i terremoti con epicentro nella nostra città sono stati solo sette e tutti di intensità molto bassa (da una minima di 2.0 a una massima di 2.2 gradi sulla scala Mercalli). Spulciando, però, gli archivi virtuali dell’osservatorio sismico Bina di Perugia si trovano due eventi particolarmente significativi (considerando solo il 1900): il terremoto del 18 agosto 1908, grado VII della scala Mercalli, e quello del 12 maggio 1917, di intensità VIII. Il vero problema però è che anche se spesso l’epicentro si trova nelle zone circostanti, si pensi ad esempio alla Valnerina, gli effetti si propagano su tutto il territorio con effetti che potrebbero essere devastanti. Basti pensare al terremoto del 24 agosto che ha ucciso quasi 300 persone. A Terni non è successo nulla, ma c’è qualcuno che non ha sentito la scossa? Nel buio della notte, senza avere notizie certe, chi non ha ripensato al terribile terremoto dell’Aquila del 2009? Eppure, come già detto, il piano di emergenza è fermo al 2007. Nemmeno un evento catastrofico come quello del comune abruzzese ha fatto smuovere le cose, ma ora, Alberto Pietrangeli, della protezione civile, assicura che stanno lavorando. Ma quando si avranno degli aggiornamenti non è dato sapersi. Non perché si voglia nascondere qualcosa, ma perché non lo sanno neanche loro.

Paura a Terni, Lungonera Savoia

Paura a Terni, Lungonera Savoia

I controlli Pietrangeli spiega che i controlli secondo l’ordinanza del 2002, pubblicata dopo il sisma di San Giuliano di Puglia, vengono effettuati solo su ‘edifici e opere infrastrutturali di interesse strategico’, ovvero: caserme, ospedali, strutture comunali, prefettura, centro operativo misto, centro operativo comunale, ecc.. cioè tutti quegli edifici che hanno un ruolo fondamentale in caso di emergenza. A questi vengono poi aggiunti gli ‘edifici sensibili’, cioè quelli in cui la popolazione si riunisce, ad esempio i cinema. «Il problema – sottolinea – è sempre quello dei finanziamenti. Questi vengono stanziati, ma spesso vengono bloccati e i lavori rimangono a metà. Ma anche con i fondi che non vengono fermati ci sono dei problemi; dopo il terremoto del ‘97, infatti, non è stato imposto l’obbligo dell’adeguamento sismico perciò i soldi che ci sono permettono solo un miglioramento». Tra queste due operazioni c’è una bella differenza. Infatti, quando si parla di miglioramento, ci si riferisce per l’appunto a un ‘miglioramento’, non a una completa messa in sicurezza. Questo vuol dire che non c’è il rispetto delle norme antisismiche al 100 per cento. La situazione è questa perché gli interventi di adeguamento richiedono un dispendio di risorse molto alto e non si hanno i fondi per farlo, quindi la soluzione migliore, anzi unica, è quella del miglioramento.

Terni

Terni

Gli edifici privati Ma chi pensa alle case della popolazione? Questo è il vero grande problema. Allo stato attuale non è ancora possibile prevedere il quando e l’intensità di un terremoto, però ci sono degli elementi che vanno considerati come la densità di edificati e l’età di questi. Allo scatenarsi del sisma, infatti, ci sono molte più probabilità di crollo in zone ad alta densità di abitazioni. Dove le infrastrutture sono tante, il rischio aumenta. Ma fondamentale è anche l’età e il modo in cui i palazzi sono stati costruiti. A Terni, proprio perché i controlli vengono fatti solo su edifici strategici e sensibili, non c’è un quadro complessivo della situazione delle abitazioni private. L’unica cosa che si è riusciti a fare è stato stabilire l’età di costruzione. «Gli unici edifici certamente sicuri, almeno in teoria, – dice Pietrangeli – sono quelli costruiti dopo il 2008 perché i costruttori avrebbero dovuto rispettare le ultime norme antisismiche».

Protezione civile generica Terni - settembre 2015Poche richieste Il Comune e la Protezione civile però non possono fare molto per gli edifici dei cittadini. Ci vorrebbe che fossero i cittadini stessi a far verificare la situazione delle loro abitazioni. Infatti le domande sono iniziate ad arrivare. Sono circa 50. Ora verrano inviate dalla protezione civile del Comune di Terni, alla sala operativa regionale che si occuperà di inviare i tecnici per i sopralluoghi. Nel caso in cui le strutture dovessero avere bisogno di miglioramenti, o addirittura di adeguamenti, si dovrà aspettare che esca una normativa (legata al sisma del 24 agosto) che preveda eventuali contributi. Ma anche una volta stilata la normativa non è detto che si possa fare qualcosa per quegli edifici in quanto non è detto che rientrino nel perimetro indicato, o che presentino i criteri richiesti per avere i fondi. Dalla protezione civile però rassicurano, la situazione sembra abbastanza tranquilla. Dicono, infatti, che non dovrebbero esserci situazioni troppo gravi, ma nel caso in cui dovessero trovare qualche casa inagibile provvederanno ad analizzarle e a trovare una soluzione per i cittadini. Dunque i controlli palazzo per palazzo sono impossibili, spetta tutto al cittadino, ma Pietrangeli ha spiegato che intanto qualcosa la protezione civile sta facendo. Dono in atto gli studi sull’amplificazione sismica che permettono di definire definire meglio una ‘microzonazione’. In questo modo si ottengono maggiori informazioni sulle zone abitate e sulle condizioni in cui si potrebbe trovare il territorio in caso di scossa.

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