Tesori dalla Valnerina: «Umbria in piedi»

A Spoleto inaugurata la mostra di opere proveniente da chiese danneggiate dal terremoto: «Testimonianza di una concreta rinascita. Segno di speranza»

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«Abbiamo pensato di raccontare le ferite del terremoto, ma soprattutto la grande capacità di reazione e di ripresa che l’Umbria sa esprimere nelle avversità». Queste le parole della presidente della Regione, Catiuscia Marini, nell’inaugurare la mostra ‘Tesori dalla Valnerina’ martedì pomeriggio nel museo nazionale della rocca albornoziana, a Spoleto. Fino al 30 luglio raccoglierà un nucleo di trenta opere d’arte proveniente dalle chiese danneggiate dal sisma e dal museo della castellina di Norcia.

L’inaugurazione

All’evento hanno partecipato il sottosegretario ai beni culturali – era in realtà prevista la presenza del ministro Dario Franceschini – Ilaria Borletti Buitoni, il sindaco di Spoleto Fabrizio Cardareli, il segretario regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l’Umbria Luisa Montevecchi, il direttore del polo museale dell’Umbria Marco Pierini, la soprintendente archeologia, belle Arti e paesaggio dell’Umbria, Marica Mercalli e l’Arcivescovo della diocesi di Spoleto–Norcia Renato Boccardo. L’esposizione nasce da un’intesa tra Regione Umbria e Ministero dei beni culturali e del turismo per dare conto di un primo intervento di messa in sicurezza e restauro di opere danneggiate dal sisma e messe in salvo grazie al lavoro delle squadre formate dai tecnici del Ministero, dai vigili del fuoco, dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, dall’esercito e dai volontari della Protezione civile, e quindi ricoverate nel deposito di sicurezza a Santo Chiodo di Spoleto, di proprietà della Regione Umbria e concesso nella fase ‘emergenza’ al Mibact per tutte le attività di salvaguardia dei beni culturali. La mostra espone sculture, dipinti, manufatti, oggetti di oreficeria, arredi e volumi sacri recuperati e restaurati, che testimoniano la straordinaria ricchezza artistica del territorio inteso come un ‘unicum’ nel contesto dell’arte umbra dal XIII al XVII secolo.

L’obiettivo della mostra è quella di mettere in evidenza che solo una piccola parte dell’Umbria ha subito danni diretti dal terremoto: la mostra e tutta l’iniziativa è legata alla campagna di raccolta fondi per sostenere il restauro delle opere danneggiate dal sisma; è possibile contribuire alla raccolta fondi nella piattaforma web Starteed. Durante il periodo di mostra, curata da Marica Mercalli, Antonella Pinna e Rosaria Mencarelli, con la produzione affidata a Sistema Museo, sarà possibile prenotare visite guidate al deposito di Santo Chiodo: il 50% del ricavato contribuirà al finanziamento dei restauri delle opere d’arte danneggiate dal sisma. A questo si aggiunge la ‘card’ consegnata con il biglietto, che consentirà di ricevere agevolazioni in molti musei dell’Umbria, indicate sul sito www.scoprendolumbria.it. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30 e il lunedì dalle 9.30 alle 13.30; aperture straordinarie in occasione di eventi speciali, ponti e festività. Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura.

«Umbria in piedi» La Marini ha voluto sottolineare che «la sfida è stata quella di dare conto delle diverse fasi che hanno portato alla messa in sicurezza, al recupero e al restauro delle opere d’arte danneggiate. Ma anche di dire chiaramente che c’è un’Umbria che è in piedi, è visitabile in sicurezza ed il cui patrimonio è pienamente fruibile dai visitatori. Mentre da una parte si gestiva l’emergenza delle persone, dall’altra il sistema istituzionale si occupava degli interventi sul patrimonio storico ed artistico regionale. Sono stati oltre 4 mila e 500 i beni recuperati grazie ad un lavoro sinergico che ha visto coinvolti soggetti diversi, dal ministero alla protezione civile, dalle forze dell’ordine ai vigili del fuoco, alla Guardia di finanza, tutti impegnati a preservare quanto rappresenta non solo un valore culturale ed artistico, ma identitario. Tutte le opere recuperate comprese quelle in mostra alla fine di questa delicata fase di ricostruzione, saranno ricollocate nei luoghi di provenienza».

Senso di appartenenza e opere «Penso – ha aggiunto la presidente della Regione – anche a quelle opere d’arte che sono oggetto di devozione e che danno il senso di appartenenza ad una comunità. La capacità dell’Umbria di immaginare e rafforzare le proprie capacità le ha consentito di realizzare strutture come il complesso di Santo Chiodo di Spoleto, che è unico nel sistema nazionale. Il valore della mostra che apre oggi – ha concluso la presidente – è nelle motivazioni stesse che ci hanno portato ad immaginarla e testimonianza di una concreta rinascita». Le opere scelte rappresentano i diversi contesti di appartenenza delle zone colpite: tra queste una campana proveniente dal campanile dell’Abbazia di Sant’Eutizio di Preci, voluta per rappresentare altri campanili distrutti dal sisma, come nel caso delle campane di Castelluccio di Norcia, oggi perdute.

Speranza La Borletti Buitoni ha invece sottolineato come «questa mostra rappresenta uno straordinario segno di speranza dopo l’immane tragedia del terremoto; in essa sono riportati nomi di luoghi che significano distruzione, ma che cominciano a rivivere attraverso le opere messe in salvo e restaurate, come ad esempio il crocefisso di Castelluccio. Sono segni di ripartenza e di una identità culturale che si comincia a ritrovare. Anche per altre Regioni colpite dal sisma – ha concluso – questa mostra rappresenta una luce di speranza in fondo al tunnel verso un nuovo futuro». Le opere si aggiungono a quelle già esposte dal 5 marzo in ‘Ospiti in Rocca’, che hanno costituito il primo segno tangibile di una volontà di ripresa che ha coinvolto anche altre due regioni del cratere, Lazio e Marche.

L’aiuto La mostra – organizzata da Regione Umbria, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Archidiocesi di Spoleto-Norcia, Comune di Spoleto, Comune di Cascia, Comune di Norcia, Comune di Preci e Comune di Sant’Anatolia di Narco – si inserisce nel programma ‘Scoprendo l’Umbria ed è stata possibile grazie al lavoro dei tecnici chiamati a operare per la tutela e il restauro dei beni culturali. La Fondazione cassa di risparmio di Firenze ha costituito una vera e propria task-force di giovani restauratori fiorentini diplomati dell’opificio delle Pietre Dure, ed i Musei Vaticani, che nei propri laboratori hanno realizzato i primi interventi su sette importanti opere danneggiate dal terremoto, così come i primi interventi affidati a restauratori presenti sul territorio umbro.

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