ThyssenKrupp Ast: «Terni, zero esuberi»

Frank Rink e Markus Bistram, incontrando i sindacati hanno sparso serenità, ma fino ad un certo punto: certezze sul futuro prossimo non ce ne sono

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Mercoledì sono scesi a Terni il responsabile delle risorse umane per lo sviluppo della ThyssenKrupp Materials Services, Frank Rink e di un componente del team di gestione delle attività e del comitato esecutivo di ‘Materials, Markus Bistram. Ma la speranza di scucirgli una qualche anticipazione su quello che la multinazionale ha in mente di fare – accordo con Tata Steel e, soprattutto, destino di Ast – è rimasto deluso.

I sindacalisti fanno il punto

L’incontro I due emissari tedeschi, infatti, si sono limitati – sul punto specifico – a dire ai sindacalisti ternani con i quali si sono incontrati, che «non se ne può parlare perché siamo nel ‘periodo di silenzio’ collegato alla chiusura dei bilanci e poi la cosa è in capo alla casa madre» e che loro, alla divisione ‘Materials’ non ne sanno nulla. Se sia vero o no è difficile da stabilire. Ma intanto la faccenda resta avvolta nel mistero.

Il Mise «Per questo, visto che la multinazionale si dovrà pur confrontare con il governo e che il Mise pare abbia intenzione di parlare solo con la Regione – hanno commentato i sindacalisti – ribadiamo la necessità di un intervento, da parte di presidente e vice presidente della stessa regione, per ottenere quelle informazioni che, altrimenti, il territorio non riuscirebbe ad avere. E senza quelle informazioni sarebbe impossibile organizzare una qualsiasi forma di interlocuzione».

Frank Rink

I numeri Un elemento importante è quello che è stato introdotto da Frank Rink: «La ristrutturazione, a Terni, è terminata. Siamo già nella fase dello sviluppo e non ci sono eccedenze di personale», anche se è stato confermato che, a livello generale, la divisione punta ad una flessibilità del 3-7% nel numero di addetti. Ffessibilità da realizzare con l’utilizzo di personale interinale. A Terni, per dire, rispetto ai 2.379 addetti a tempo indeterminato (dirigenti compresi) di interinali ce ne sono un centinaio. 

La ‘mobilità’ Le parole di Rink sembrano insomma smentire quanto annunciato nei giorni scorsi dal management ternano, che aveva parlato di possibile procedura di mobilità per modificare il ‘mix’ qualitativo del personale nel sito ternano: «Che poi – hanno spiegato i sindacalisti – invece che di mobilità (che sarebbe praticabile solo in seguito ad un accordo; ndr) dovrebbero parlare di licenziamenti collettivi, che non non saremmo disposti ad accettare, nemmeno a fronte di incentivi economici importanti, senza un contestuale inserimenti di un numero almeno uguale di nuovi addetti».

Markus Bistram

La sicurezza Il vertice – insieme ai due tedeschi c’erano l’ad Burelli e il capo del personale Villa – è stato però in gran perte dedicato ai temi relativi alla sicurezza: «Quest’anno la divisione Materials di ThyssenKrupp è stata interessata da nove incidenti mortali – è stato detto ai sindacalisti – e questo, oltre alla drammaticità relativa alla perdita di vite umane, ha significato degli stop produttivi che, complessivamente, hanno raggiunto l’altissimo numero di 144 mila giornate lavorative. Il combinato disposto ha fatto sì che si avviasse un percorso finalizzato all’aumento della sicurezza complessiva».

L’economia Sicurezza, per ThyssenKrupp, è pure quella economico-finanziaria e qui i due emissari tedeschi sono stati chiari: «ci si deve riorganizzare per creare plusvalore, ma Terni non sarebbe interessata perché – hanno ribadito – già nella fase di sviluppo». I sindacati hanno fatto sapere di aver «chiesto atti concreti che lo dimostrino: a partire dallo sviluppo del commerciale, perché se gli impianti si fermano una volta al mese vuol dire che non si vende. Sull’ambiente si deve fare di più. Riguardo al personale è necessario ragionare su numeri e formazione. Sugli appalti serve atteggiamento adeguato a far lavorare le ditte terze al meglio. Per tanto concerne gli investimenti, invece, occorre una programmazione continua».

I dettagli Soprattutto perché «ci hanno praticamente confermato che quella del titanio è una produzione persa, mentre le difficoltà della Società delle fucine appaiono difficilmente risolvibili. E siccome ci hanno anche ricordato che Materials non ha tra le mission quella della produzione e trasformazione dell’acciaio, tanto che lo compra anche in giro per il mondo e di fatto il sito ternano è uno dei suoi tanti fornitori, vorremmo capire quale sia la loro intenzione nel quadro della ventilata fusione con Tata Steel».

Giudizio sospeso Altri argomenti trattati, nell’incontro di mercoledì non risulta ce ne siano stati: non si è affrontato il tema del recupero delle scorie; non si sa se per ‘investimenti’ ThyssenKrupp intende anche i fondi che potrebbe ricevere nel quadro delle procedure per l’Area di crisi complessa e non si hanno più notizie del parco sulla collina di Pentima. Quello del recupero delle scorie, peraltro, è un tema delicatissimo per un doppio ordine di motivi: «Non si sa ancora chi sarà a farlo (anche se Harsco appare in vantaggio; ndr), ma si sa per certo che dal momento in cui dovesse essere affidato l’incarico, ci vorranno almeno 18 mesi per iniziare il trattamento e a fine 2018 scade l’Autorizzazione ambientale integrata. Se non ci si sbriga, si potrebbe essere costretti addirittura ad interrompere la produzione per l’impossibilità di depositare le scorie in discarica». Insomma, a domanda diretta sul giudizio che i sindacati danno dell’incontro con TyhssenKrupp Ast, la risposta è chiara quanto inquietante: «Il giudizio è sospeso». E non è bello sentirlo dire. Ma è comprensibile, visto che i tedeschi hanno, di passaggio, detto una cosa raggelante: «Noi viviamo in un appartamento (la divisione Materials; ndr) e a quello pensiamo. Ma se poi il palazzo dove sta questo appartamento viene venduto in blocco, noi che possiamo fare?». Niente, proprio niente.

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