Tk-Ast, azienda e Rsu restano ancora lontani

L’accusa: «Non si vuole fare nessun accordo». Il sindacato tedesco soddisfatto per i dazi

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Il clima, tra Tk-Ast e Rsu non si rasserena. Per niente. Nella giornata di mercoledì era in programmata una riunione tra le parti e l’ispettorato del lavoro. Ma alla fine si sono alzati, più o meno, come si erano messi a sedere. E quand’è così, non è un buon segno.

Il rinvio La riunione, racconta Stefano Garzuglia a nome delle Rsu, «è stata aggiornata ai primi giorni di maggio e, per ora, l’azienda, su sollecitazione dell’ispettorato del lavoro e nostra, si è impegnata solo ad inviare una nuova comunicazione per specificare le modalità di smaltimento delle ferie vecchie e nuove rispetto alla lettera, non chiara rispetto alle regole contrattuali, mandata a tutti gli impiegati a febbraio 2015», e che aveva provocato più di una polemica.

LA LETTERA DELLA DISCORDIA

L’ispettorato Per tutto il resto, «comprese le modalità con le quali i lavoratori possono usufruire dei permessi retribuiti, l’ispettorato ha imposto all’azienda di fornire dati precisi anche per straordinari e riposi, suddivisi per reparti ed impianti», condizione necessaria, spiega Garzuglia, «per poter discutere e chiarire, nel prossimo incontro, le altre richieste su quote rimpiazzi e straordinari».

La tensione L’impressione con la quale i sindacalisti si sono alzati dal tavolo, però, è chiara: «L’azienda non vuole fare nessun accordo, perché continua a ribadire che il suo unico riferimento è il contratto di lavoro ed ha dimostrato con i fatti, visto che le nostre richieste di informazioni risalgono al 2 aprile e non si sono attrezzati per fornircele, che non ha intenzione di fare passi nella nostra direzione».

La minaccia Stando così le cose «se non ci saranno fatti nuovi e se la direzione aziendale manterrà questo atteggiamento, non ci sarà nessuna possibilità di conciliazione e dovrà essere l’ispettorato del lavoro a trarre le sue conclusioni rispetto alle cose che noi, da tempo abbiamo denunciato e sulle quali non intendiamo derogare».

Ig Metal Il sindacato tedesco, intanto, ha fatto sapere di aver accolto «favorevolmente la decisione presa dalla Commissione europea sulla introduzione di un dazio antidumping provvisorio sulle importazioni di prodotti piani di acciaio inossidabile laminati a freddo originari della Repubblica popolare cinese e di Taiwan pari al 10,9 – 12% per le importazioni da Taiwan e al 24,3 – 25,2% per le importazioni dalla Cina».

I posti di lavoro Dopo che solo negli ultimi anni, fa notare Ig Metal, «3.000 posti di lavoro sono andati definitivamente persi nell’industria europea di acciaio inossidabile, oramai le misure per proteggersi dai prezzi dumping sono divenute assolutamente necessarie. La concorrenza in una economia di mercato è legittima e necessaria. Tuttavia questa concorrenza deve svolgersi in condizioni leali. Questo non è il caso. Qualora non fosse così e si giungesse, attraverso elevate sovvenzioni, ad una distorsione della concorrenza, sarebbe necessario ripristinare una condizione di uguaglianza della stessa attraverso azioni mirate».

La Cina In particolare, insiste il sindacato tedesco, «lo sviluppo di ampie sovracapacità in Cina ed il conseguente drastico incremento delle importazioni di acciaio inossidabile, che rispetto al 2013 è quasi raddoppiato, dal nostro punto di vista non lasciano altre conclusioni che avviare misure adeguate. Oltre a ciò facciamo presente che l’Europa, fino ad oggi, è stato l’ultimo mercato significativo senza restrizioni di mercato. Noi, come Ig Metall, ci pronunciamo affinché le misure – al momento temporanee – a compimento del procedimento anti-dumping vengano trasformate in provvedimenti definitivi».

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