Treofan: «Snobbati da tutti, troppe anomalie nella vertenza»

L’appello di quadri e impiegati dell’azienda: «Regione e governo indifferenti al nostro dramma, inchiodare Jindal alle proprie responsabilità»

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di F.L.

«Ad agosto, dopo la firma dell’accordo al Mise, eravamo stati accusati di essere disfattisti per averlo considerato fumo negli occhi. Ma il tempo ci ha purtroppo dato ragione e anche oggi avvertiamo delle strane sensazioni. Non ci sentiamo tutelati, né dai sindacati, né dalla Regione, né dal ministero». Tornano a farsi sentire, di fronte al precipitare della situazione della fabbrica, e ne hanno per tutti, gli impiegati e i quadri della Treofan di Terni, alle prese con una vertenza che – dopo la disdetta dei contratti di fornitura da parte della proprietà – sembra arrivata al capolinea.

«TREOFAN AI TITOLI DI CODA. ISTITUZIONI, PARLATE?»

«Destino già scritto?»

Alla vigilia del nuovo incontro tra azienda e organizzazioni sindacali, convocato dal Mise per le 16 di giovedì, una parte dello stabilimento della Polymer lancia un appello per ribadire quanto l’operazione della Jindal sia «assurda», ma anche per sensibilizzare istituzioni e cittadinanza rispetto al dramma lavorativo che stanno vivendo 150 famiglie. «Consideriamo l’incontro di domani (giovedì, ndr) decisivo – dicono -, anche se già sappiamo che lo sarà in negativo, per questo ci auguriamo che si svolga regolarmente. Spiace però vedere che sia mancata finora una vera e propria mobilitazione nei nostri confronti da parte di tutti. Serviva un po’ più di coraggio, non vorremmo che il destino della Treofan sia già stato scritto». Tra i vari soggetti coinvolti, il dito è puntato contro la Regione – «la governatrice Tesei è sempre stata completamente assente» denunciano -, ma anche contro il governo, che a detta degli stessi lavoratori avrebbe «tutte le carte in regola per porre la Jindal di fronte alle proprie responsabilità».

Le ‘anomalie’ sul tavolo

«La Jindal ha acquisito questo stabilimento – continua il gruppo di dipendenti – con l’unico obiettivo di chiudere, come già fatto a Battipaglia, e spostare le produzioni a Brindisi e in Germania. Terni avrebbe invece tutte le prerogative per stare sul mercato, che non è calato, ma sono due settimane che tutte le linee di produzione sono ferme e i magazzini sono vuoti. Conclusa la cassa integrazione da settimane, ‘lavoriamo’ di fatto per chiudere, una situazione umiliante per tutti noi. Il governo ha i suoi strumenti per farsi sentire, ma non li sta utilizzando». Tra le ‘anomalie’ di gestione che secondo quadri e impiegati il Mise dovrebbe evidenziare di fronte al disimpegno dell’azienda, oltre all’attivazione della cassa per Covid (pur, come detto, non avendo il sito subito ripercussioni per la pandemia), ci sono anche i vari finanziamenti statati ed europei ricevuti nel corso del tempo da Jindal. Che, presi i soldi, sembra ora voler girare i tacchi.

L’allarme per la mancata sanificazione

Tema più stringente quello della sanificazione della fabbrica, questione particolarmente sentita in questo frangente. Dopo non aver usufruito del servizio per due giorni, solo nel tardo pomeriggio di lunedì, su pressione dei sindacati locali, l’azienda ha manifestato la volontà di rinnovare al 31 dicembre il contratto del servizio di pulizia, scaduto il 31 ottobre. Rimangono in sospeso tutti gli altri contratti di fornitura delle utilities via via in scadenza (come gas metano, energia elettrica, aria compressa, servizio mensa). Qualche risposta l’azienda dovrà darla nella riunione di giovedì, che in mattinata sarà preceduta da un’assemblea dei lavoratori, come già annunciato da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uilca Uil e Ugl chimici.

Assemblea e corteo

L’appuntamento – spiegano le rsu delle stesse sigle – è alle ore 10 di fronte agli uffici amministrativi, nel rispetto delle normative anti Covid.  Al termine i partecipanti sfileranno in corteo all’internodel polo chimico, fino a piazzale Donegani, «per manifestare contro le scelte scelleratedi Jindal». Oltre alle istituzioni regionali e comunali – sono attesi il sindaco Leonardo Latini, diversi consiglieri di palazzo Spada e palazzo Cesaroni e i parlamentari umbri – l’invito a partecipare è rivolto a tutta la cittadinanza «per sostenere la vertenza».

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