Umbria, Sottani: «Deve inquietare una criminalità economica diffusa»

Il procuratore generale di Perugia e l’intervento per l’apertura dell’anno giudiziario

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di Sergio Sottani
Procuratore Generale di Perugia. Intervento per l’apertura dell’anno giudiziario 2024

I pochi minuti assegnati dal protocollo cerimoniale mi costringono a rinviare alla relazione per i saluti ed i ringraziamenti, che avrei voluto qui fare, ed a concentrarmi su alcune delle numerose iniziative adottate per migliorare la qualità dell’azione giudiziaria. A cominciare dall’accordo collaborativo tra la Corte d’Appello e la Procura Generale che ha portato alla creazione di una Banca Dati di Merito nonché alla redazione congiunta dei due distinti Bilanci di responsabilità sociale.

È innegabile come il distretto umbro sia stato all’assoluta avanguardia nell’innovazione tecnologica, tanto che sin dal febbraio 2022 questa Procura Generale ha organizzato degli incontri in tema di ‘Intelligenza Artificiale’, vista non come feticcio macchinico a cui rivolgersi per supplire alle manchevolezze dell’intelligenza umana, ma fecondo armamentario per supportare le complesse decisioni giudiziarie. Con gli uffici requirenti si sono adottate buone prassi organizzative e si sono tenuti incontri di autoformazione in tema di violenza di genere, linguaggio giudiziario, intelligenza artificiale, esecuzione penale, Procura Europea, riforma del processo civile e crisi di impresa.

Sono state emanate delle linee guida, sempre concertate coi Procuratori, sulla violenza di genere e sulla c.d. ‘Riforma Cartabia’. Si sono stipulati Protocolli in materia di violenza di genere, tutela dei minori, illeciti amministrativi degli enti, danno contabile, circolazione stradale. Costante l’attività di formazione della magistratura requirente sul ‘codice Rosso’ per evitare azioni violente ritorsive nei confronti della persona denunciante. Senza dimenticare che l’attività di repressione è solo una delle tre indicazioni della convenzione di Istanbul, icasticamente raffigurate dalla regola delle tre ‘P’: prevenzione, protezione e punizione.

Con l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria si è costituito un osservatorio regionale per un costante tracciamento delle fonti dell’informazione giudiziaria locale. Si è istituito l’osservatorio sul corretto uso del linguaggio giuridico, che ha redatto un documento, presentato all’Università di Perugia e poi oggetto di approfondimento con l’avvocatura in tre distinti incontri negli uffici giudiziari umbri. Con l’Università è proseguita la fattiva collaborazione non solo con i tirocini, ma anche con due tesi di laurea, esplicitamente dedicate alla Procura Generale di Perugia, una al Dipartimento di Ingegneria, sul Progetto di una app, e l’altra a Giurisprudenza sui Profili organizzativi e proiezioni statistiche.

Emerge un’apprezzabile diminuzione delle pendenze dei procedimenti nella fase delle indagini, nonostante le scoperture nell’organico del personale amministrativo degli uffici requirenti. Questi risultati sono tanto più apprezzabili considerato che nessuna risorsa umana è stata assegnata agli uffici di Procura con le assunzioni dell’Ufficio del Processo. L’abbattimento dell’arretrato ed il miglior utilizzo delle risorse presuppone una cultura organizzativa negli uffici giudiziari, ma senza che ciò comporti una deriva aziendalistica. Nel rispetto della fondamentale distinzione di matrice anglosassone tra managing, gestione, e leading, guida.

L’eccessiva attenzione al dato numerico può comportare la riduzione del sistema ad un mero ingestibile ‘sentenzificio’, in cui contano solo il numero di procedimenti definiti. L’effetto perverso è quello di alimentare una concezione burocratica della funzione giudiziaria. Senza ripetere stancamente l’interminabile geremiade sulle disfunzioni e carenze di risorse, è evidente che per la riduzione dell’arretrato sono indispensabili soprattutto una razionale e coerente azione legislativa ed una accelerazione informatica.

Sul primo punto, sembra già affievolita la coraggiosa novità della giustizia riparativa, peraltro rimasta sulla carta in questo distretto per la totale assenza di risorse. Riaffiora invece la concezione ‘carcerocentrica’ del diritto penale. Una normativa ondivaga, anticipata da roboanti proclami, che invece di tendere ad una progressiva depenalizzazione, all’opposto incrimina nuove fattispecie, come avvenuto di recente sul contrasto dei raduni illegali, sull’omicidio nautico, con i decreti ‘Cutro’ e poi ‘Caivano’ o, proprio l’altro ieri, sull’imbrattamento di beni culturali. Le legittime scelte legislative devono sempre rispondere a criteri di razionalità e rifuggire dall’emotività della volubile opinione pubblica. Altrimenti l’effetto inevitabile della panpenalizzazione è l’ulteriore ingolfamento delle aule giudiziarie, con fatale allungamento della durata del processo.

L’inizio del 2024 avrebbe dovuto consacrare il definitivo decollo del Processo Penale Telematico ed a tal fine il Ministero ha avviato una sperimentazione con il coinvolgimento della procura distrettuale perugina. Purtroppo, le evidenti carenze del sistema, tempestivamente segnalate da questo distretto, hanno indotto all’emanazione del Decreto n. 217 del 29 dicembre 2023 che prevede il mantenimento di un doppio regime, cartaceo e telematico. I fenomeni criminali che destano maggiore preoccupazione nel territorio regionale sono rappresentati dal traffico di sostanze stupefacenti, dai furti in abitazione e dalle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e finanziario. Occhio sempre vigile sulla criminalità minorile, quale sintomo di un pericoloso disagio generazionale che deve trovare sollievo in terapie non repressive.

In Umbria deve inquietare una criminalità economica diffusa che, come tale, pur non essendo diretta espressione di associazioni di criminalità organizzata ne costituisce terreno fertile sia per l’infiltrazione che per un omertoso dialogo delinquenziale. Si allude a tutta una serie di reati in allarmante aumento, quali quelli di falso in bilancio, violazioni finanziarie, autoriciclaggio e, soprattutto, bancarotte fraudolente patrimoniali. Per quanto riguarda specificamente i reati commessi in contesti familiari, sono diminuiti i reati di violenza di genere e quelli di stalking, mentre sono rimasti pressochè stazionari i maltrattamenti in famiglia.

Sempre alto l’impegno sui reati in materia di infortuni sul lavoro, ambientali, informatici e contro la pubblica amministrazione. La popolazione detenuta rimane pressoché stabile nei quattro istituti carcerari umbri, con problemi di sovraffollamento per Orvieto e, soprattutto, Terni, dove il numero di suicidi nella casa circondariale desta enorme preoccupazione.

Nell’anno che sta per iniziare, in questo distretto sono assolutamente indispensabili interventi, più volte sollecitati, per l’ampliamento della pianta organica amministrativa e di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Spoleto, la nomina dei magistrati addetti alla Formazione Decentrata Territoriale oltre che l’aumento di almeno una unità della Pianta Organica Flessibile dei Magistrati requirenti del distretto. È necessaria un’ulteriore accelerazione per l’inizio dei lavori del nuovo Palazzo di Giustizia di Perugia e, nelle more, vanno adottati interventi immediati di risanamento sulle sedi degli uffici apicali e del Tribunale perugino. Non è più procrastinabile la definitiva realizzazione della REMS.

Senonché, sorge il dubbio di ripetere doglianze troppe volte espresse in passato e rimaste inevase. L’opinione pubblica nutre sempre meno fiducia nell’amministrazione della giustizia. La risposta della magistratura non può essere ipocrita, nel vano tentativo di giustificare condotte deontologicamente scorrette, né pavida, nel timore di urtare il potente di turno. Paura ed ipocrisia largamente diffuse, in un periodo storico che si spera definitivamente archiviato, nei magistrati che assistettero in silenzio all’emanazione delle leggi razziali che contribuirono all’Olocausto, di cui oggi si celebra la memoria.

Per riuscire a riaffermare la dignità e l’alta funzione sociale dell’attività giudiziaria i soli strumenti sono la professionalità tecnica e la logica del servizio. Entrambe espressione dell’autonomia ed indipendenza della magistratura come principio strumentale all’affermazione dei valori di uguaglianza formale e sostanziale. L’amministrazione della giustizia non può essere mai funzionale al potere perché di quest’ultimo deve sempre costituire un argine di controllo.
Tra il principio di legalità e l’applicazione della legge al caso concreto, quest’ultima di esclusiva spettanza della magistratura, corre lo stesso nesso che esiste tra lingua e linguaggio. Come la lingua descrive, con le stesse parole del linguaggio, fatti differenti tra loro, così nel singolo processo, il magistrato usa la lingua della legge per caratterizzare i singoli fatti storici, che sono irripetibilmente diversi tra loro.

In ciò risiede l’unica forza del potere giudiziario, il più debole tra quelli tradizionali, perché applicabile solo al singolo caso, e di gran lunga soverchiato dai tre nuovi poteri: stampa, televisione e social. L’applicazione della legge nel caso concreto presuppone la comprensione della complessità dei fenomeni sociali che nessun algoritmo, fondato su meri dati, può sostituire.

‘La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo’ disse Albert Einstein. ‘Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono’.  Dominare l’enorme potenzialità degli strumenti tecnologici e garantire il controllo umano del processo decisionale è la sfida che si presenta alla magistratura. Il recupero di autorevolezza e credibilità è ancora nelle nostre mani e nelle nostre menti. Chiedo che venga dichiarato aperto nel distretto dell’Umbria il nuovo anno giudiziario 2024. 

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