Umbria ‘arancione’ ma dalla 2° media in su la Regione chiude tutto

Didattica in presenza dall’infanzia alla 1° media su decisione del Governo. In ‘arancione’ però sono possibili ulteriori aperture: l’Umbria sceglie la linea della cautela

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Per le Regioni in ‘zona arancione’ – qual è l’Umbria, che sarà tale anche nella settimana dopo Pasqua – l’ultimo decreto legge (quello che, fra le altre cose, vieta alle Regioni di chiudere le scuole fino alla 1° media) prevede lezioni in presenza fino alla 3° media e Dad al 50% (e fino ad un massimo del 75%) per le scuole superiori. L’Umbria, per il momento, ha però scelto una strada diversa che, venerdì mattina, è stato l’assessore regionale alla salute Luca Coletto, a spiegare.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Cosa prevede il DL dal 7 aprile per le zone rosse

La decisione

«Con la prossima ordinanza regionale – ha detto l’assessore Coletto – valida dal 7 all’11 di aprile, avremo la riapertura delle scuole in presenza fino alla 1° media, come deciso dal Governo. Dalla 2° media alle superiori si resterà, per il momento, in Dad al 100%. Di certo c’è che continueremo a monitorare i dati ed a fare valutazioni attente e precise. Speriamo di poter riaprire presto anche le altre scuole ma vogliamo evitare qualsiasi ‘ritorno di fuoco’ e quindi un’eventuale ‘quarta ondata’ del virus».

L’ORDINANZA DELLA REGIONE SULLE SCUOLE

Cosa prevede per le zone arancioni

Massima cautela

«L’azione compiuta ad oggi – ha detto il commissario regionale Covid, Massimo D’Angelo – nonostante la diffusione capillare di varianti che hanno soppiantato il ‘virus selvaggio’, ci ha consentito di contenere i casi. Dobbiamo continuare su questa linea». I dati sui casi quotidiani, al pari della percentuale di occupazione delle terapie intensive (41% al 1° aprile, ndR), non fano stare tranquilli. Almeno non abbastanza da allinearsi ai contenuti del decreto in merito alle scuole in ‘zona arancione’. Linea che – va detto – stride un po’ con l’appello dei consiglieri regionali leghisti, a qualificare l’Umbria come ‘gialla’ subito dopo Pasqua, se le condizioni lo permetteranno. «Le riaperture ci saranno e speriamo anche a breve – ha aggiunto Coletto – ma dobbiamo farle in sicurezza. L’ideale sarebbe aprire per non chiudere più».

Coletto e Tesei

La nota della Regione

Sul punto – nuova ordinanza – la Regione ha diffuso una nota nel primo pomeriggio di venerdì: «Entrerà in vigore mercoledì 7 aprile, e rimarrà valida sino all’11 dello stesso mese, l’ordinanza della presidente Donatella Tesei che conferma molte delle misure già in essere e si adegua alle norme contenute nel nuovo decreto legge. Tra le principali novità introdotte, si svolgeranno in presenza sino all’11 aprile i servizi educatici e le scuole dell’infanzia (0-6 anni), le lezioni delle scuole primarie e il primo anno delle scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio regionale. Le altre lezioni si svolgeranno a distanza. In base all’andamento del contagio si valuteranno progressivamente i provvedimenti da prendere nelle settimane successive, in ambito scolastico e non».

Massimo D’Angelo

Il motivo

«I contenuti dell’ordinanza – prosegue la Regione – si basano su quanto comunicato dalla aanità regionale che, in considerazione della presenza di varianti del virus da Sars Cov-2 in Umbria, preso atto della pressione che in parte ancora permane sul sistema ospedaliero e sui servizi sanitari territoriali in ordine alle attività di contact tracing e di assistenza ai pazienti Vovid positivi, ha valutato congruo svolgere le attività didattiche in presenza per le classi sopracitate».

La rabbia di ‘Priorità alla scuola Umbria’

Polemico l’intervento di ‘Pas – Priorità alla scuola Umbria’: «Perchè questa differenza di trattamento? Quali sono esattamente le motivazioni? Dove sono i dati che giustificano questo accanimento perpetrato? Ancora una volta, in tema di scuola, si parla di massima cautela. L’ambito scolastico, in Umbria, è il solo settore al quale è riservata la massima cautela. I dati della Regione Umbria non hanno mai evidenziato rischi legati alla didattica in presenza, le chiusure scolastiche nella nostra regione sono sempre e solo state ‘a scopo precauzionale’. L’orientamento del Governo in tema scolastico – prosegue Pas Umbria – è ormai ben chiaro a tutti, con la mossa di impedire la chiusura ai  presidenti di Regione si è voluto dare un segno forte e deciso: basta giocare sulla pelle dei ragazzi. Un gran numero di esperti, psicologi, neuropsichiatri hanno lanciato un grido d’allarme, che la nostra presidente sembra non aver sentito. In campo sono scesi anche stimati epidemiologi che hanno sdoganato la credenza che solo la scuola potesse rappresentare un pericolo di propagazione del virus, la nostra presidente è sorda anche davanti a questo. Cosa si deve fare più di così per poter finalmente vedere riconosciuto un diritto costituzionale violato ripetutamente e mai giustificato con motivazioni inequivocabili? Come comitato – spiegano da ‘Priorità alla scuola Umbria’ – crediamo che la scuola sia un vero e proprio presidio sanitario, dove il controllo e il tracciamento possono avvenire in modo reale e capillare, i protocolli attuati nell’ambiente scolastico sono seri e certosini, cosa che al di fuori dell’ambito scolastico non è facile riscontrare. Siamo stanchi di questo silenzio istituzionale, dell’inefficienza dimostrata in un anno di gestione fallimentare, di sacrificare i giovani per le inadempienze altrui e di assistere al goffo tentativo dei giornali locali di riportare notizie false e fuorvianti sugli adolescenti, al solo scopo di dirottare tutte le responsabilità su di loro. Siamo stanchi ma non meno arrabbiati, è per questo che dichiariamo già da ora che se qualora, il 7 aprile, non venissero rispettate le linee guida del decreto legge, continueremo a lottare e vigilare perché il rientro in sicurezza sia garantito a tutta la popolazione studentesca umbra».

Delusione anche per il Comitato a scuola Umbria

Stesso discorso per il Comitato a scuola Umbria: «Nell’apprendere la nuova ordinanza della Regione Umbria rimaniamo sinceramente esterrefatti, sia alla luce del nuovo Decreto Legge del 1 aprile 2021, sia alla luce del decreto del Consiglio di Stato dello stesso giorno che invita le regioni ad attuare le chiusure e quindi a limitare il dirittoall’istruzione solo sulla base di dati epidemiologici evidenti. Ma c’è di più è stato totalmente messo da parte l’organo sul quale venivano scaricate tutte le decisioni cogenti, il Cts Regionale, ritenuto più volte sia dalla giunta regionale che dagli amministratori locali vincolante. L’ordinanza in questione infatti, cita un verbale del 19 marzo, ci pare quindi di capire che questa volta il Cts non abbia espresso un parere? E sulla base di quali evidenze quindi si è arrivati a questa scelta? Continuiamo – viene sottolineato – ad affermare che la nostra presidente legifera su basi incerte: non sono presenti dati che supportano tali scelte, anzi i dati che vengono sciorinati vedono la regione in netto miglioramento. La Regione Umbria decide quindi ancora una volta di muoversi in maniera del tutto illegittima, almeno nella formulazione della stessa ordinanza. Vorremmo tra l’altro ricordare alla presidente Tesei, che le scuole secondarie di primo e secondo grado in gran parte del territorio sono chiuse da 2 mesi, come sono quindi imputabili a questi ambiti i contagi? Vorremmo – chiudono – a questo punto come comitato parlare con qualche membro del Comitato tecnico scientifico in modo da capire come stanno le cose in Umbria, iniziamo davvero a far fatica».

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