‘Ingiustizia’ civile: gli assolti devono pagare

Distillerie Di Lorenzo vs. ambientalisti: dopo la vittoria in sede civile, i tre rappresentanti dei comitati obbligati a pagare la registrazione della sentenza che li assolve

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di L.P.

I paradossi della giustizia italiana. Hanno avuto ben poco da festeggiare gli ambientalisti perugini all’indomani della sentenza di secondo grado che confermava la condanna per illeciti sversamenti nell’ambiente e di quella in sede civile che confermava che non c’era stata diffamazione o calunnia. Ben poco se si pensa che, alla fine, nonostante i comitati ambientalisti abbiano vinto la loro battaglia contro chi inquina, siano stati sollecitati dall’Agenzia delle Entrate a pagare, al posto dell’azienda, per la registrazione dell’atto giudiziario.  

La moria di pesci Ma andiamo con ordine. La vicenda è ben nota ed è quella che riguarda la morìa di pesci lungo il fiume Tevere nell’estate del 2008. Una mattina, infatti, all’altezza di Ponte San Giovanni, qualcuno notò la presenza di pesci di ogni tipo morti lungo le sponde del tratto del fiume nella periferia perugina: grosse carpe, cavedani, barbi, lasche e arborelle. «Una perdita immensa per un fiume già in situazione critica» commentava già all’epoca Legambiente.

Le indagini Saranno poi l’Arpa e il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri a condurre le indagini e a risalire al responsabile: uno scarico incontrollato proveniente dalla Distilleria Di Lorenzo, già all’epoca al centro di segnalazioni ed esposti da parte di associazioni e comitati. In quel caso erano state gettate nel Tevere sostanze che avevano causato un abbassamento repentino dell’ossigeno disciolto nell’acqua, al di sotto della soglia minima di sopravvivenza in una situazione molto fragile di carenza idrica, dovuta sia a fattori stagionali che di attingimenti.

Sentenza storica Sette anni dopo, la prima sentenza ‘storica’, così almeno la definiva Legambiente Umbria, perché si rifaceva al principio ‘chi inquina paga’. I vertici delle Distillerie furono condannati a quattro mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno alla parte civile. Sentenza poi confermata in appello, mentre la Distilleria, anche di recente, è finita di nuovo sotto la lente della Procura che ha chiesto il rinvio a giudizio dei vertici per truffa ed emissioni fuori legge.

Sede civile Intanto però, dopo aver esultato, gli ambientalisti si sono visti recapitare una citazione in tribunale per azioni calunniose e diffamatorie contro la liberta dell’iniziativa economica chiedendo quindi ad Anna Rita Guarducci, Goffredo Moroni e Remo Granocchia danni per un milione e 800 mila euro. La sentenza civile depositata in tribunale nel settembre del 2016 ha però rigettato le richieste dell’azienda e, per gli ambientalisti, è stata una nuova vittoria.

Registrazione sentenza Una vittoria senza gloria, però, perché a quasi due anni di distanza, un avviso da parte dell’Agenzia delle entrate li ha ‘invitati’ a versare la registrazione dell’atto: 235 euro. Una ‘pillola’ – non inusuale c’è da dire – di come funziona la giustizia italiana che, come accade spesso, ricade su chi ha vinto. «La legge – spiega Anna Rita Guarducci, tra i citati a pagare oggi la registrazione – prevede che la somma venga liquidata dal convenuto o, in alternativa, dall’altro in causa. Se le Distillerie, dunque, non pagano, lo dobbiamo fare noi, nonostante abbiamo sempre vinto».

‘Ingiustizia civile’ In attesa dei nuovi risvolti processuali che vedono coinvolte le Distillerie, a rimanere col cerino in mano sono stati gli ambientalisti costretti a pagare una registrazione di una sentenza che gli dava ragione. «Sostenere un processo fondato su accuse insensate è già difficile, ancora di più lo è se ci vieni tirato per i capelli e quando pensi che sia tutto risolto perché il giudice scrive che ‘l’attività dei convenuti volta a sollecitare la conoscenza delle problematiche legate all’attività della Distilleria non può essere considerata illegittima’, arrivano le piccole ingiustizie del procedimento. Piccole ma significative di una volontà dissuasiva».

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