Nevi «incompatibile»: scontro con Liberati

Per il consiglio regionale non può essere contemporaneamente parlamentare. Per il 5 Stelle «resta per accumulare indennità». La replica: «Sceneggiate di un agitato»

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Aut aut per Raffaele Nevi, consigliere regionale di Forza Italia eletto deputato alle ultime elezioni politiche: l’assemblea legislativa dell’Umbria, martedì, ha infatti approvato all’unanimità l’atto di «contestazione definitiva della condizione di incompatibilità» tra le due cariche, predisposto dall’ufficio di presidenza. Nevi dovrà quindi esprimere l’opzione per la carica che intende conservare, entro dieci giorni dalla ricezione della relativa comunicazione.

L’attacco L’approvazione del documento è stata anticipata dal dibattito, tra chi ha preso atto dell’incompatibilità ricordando il lavoro svolto negli ultimi 15 anni in consiglio da Nevi e chi è stato invece molto polemico. Duro Andrea Liberati, di M5S, secondo il quale «al collega Nevi è mancato il buongusto di dimettersi subito, visto che è stato proclamato eletto il 9 marzo. E non dovrebbe aspettare il 29 aprile per accumulare le indennità: in due mesi percepirà circa 40 mila euro. Dovrebbe restituire queste somme, dato che non ha lavorato per l’assemblea legislativa, rendendoli ai terremotati o a chi vuole lui. La spiegazione fornita, rispetto ai collaboratori, non regge. Può portarseli a Roma».

I conti «Serve rispetto per le istituzioni regionali e nazionali – ha continuato Liberati -. Il suo trattamento di fine rapporto sarà di circa 85 mila euro e vorremmo sapere se rinuncerà a parte di questa somma. Avrà poi un ricco vitalizio, dato che è stato in questo Palazzo per circa 15 anni. Cifre sufficienti per capire che siamo in tempi nuovi e deve essere restituito quanto indebitamente percepito in questo periodo. Nevi dovrebbe farci sapere cosa intende fare degli emolumenti aggiuntivi che percepirà dalla Regione senza aver lavorato qui dentro».

La risposta Non si è fatta attendere, interpellato sull’argomento, la replica del diretto interessato. «Mi dimetterò entro il 27 aprile – spiega Nevi – che è il termine previsto dalla legge, non mi interessano le sceneggiate di Liberati che evidentemente è agitato perché in Umbria le ultime elezioni hanno manifestato una battuta d’arresto dei Cinque Stelle».

«Nevi ha lavorato bene» Parole diverse, invece, da parte di Claudio Ricci, che non ha però partecipato al voto per protesta contro lo scioglimento del proprio gruppo consiliare e la mancata rappresentanza della propria lista in aula. «Raffaele Nevi – ha detto – ha svolto un lavoro incisivo, con passione e dedizione. È stato coerente e vicino ai territori dell’Umbria. Ha svolto una intensa attività legislativa e presentato molti emendamenti ai provvedimenti approvati. Ha quindi riscontrato ottimi risultati in questa assemblea, pur nel suo ruolo di opposizione. Considerazioni sulla moralità delle persone io non le esprimo. Sono giuste le riflessioni sul bene e comune e sulla riduzione di sprechi e inefficienze. Bisogna ricordare l’origine storica dell’indennità e dei vitalizi: la nostra Repubblica veniva da un momento complesso e con questo istituti, insieme all’immunità parlamentare, voleva garantire lo svolgimento delle attività istituzionali in piena libertà».

I democratici Gli «auguri al collega» e un «buon lavoro» sono stati invece rivolti a Nevi da Gianfranco Chiacchieroni, capogruppo del Pd. «L’Italia – sottolineato – non può fare a meno di una opposizione democratica, che è il sale della democrazia. Ma per fare opposizione ci vuole un Governo. I compiti delle diverse forze politiche sono evidenti e auspico che il Partito Democratico sappia raccogliere le richieste di cambiamento che salgono dal Paese. Governare il Paese non è un dramma, spetta ad altri, ma per farlo bisogna saper assumere le sfide della storia».

La posizione della Lega Infine l’intervento del consigliere Valerio Mancini. «Con questo documento – ha spiegato – diamo semplicemente seguito ad una serie di procedure stabilite dalla legge. Condividiamo questo atto perché questa è l’assemblea che si attiene ad un regolamento scritto da altri molto tempo fa. È una questione di democrazia e responsabilità».

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