Una città intelligente? Solo se lo è chi governa

Quale Terni si prefigura per il futuro? C’è un’idea guida, un progetto? Le domande contenute nel corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Una favola, solo una favola. L’altra notte è passato in Tv un film del 1993, ‘Dave presidente per un giorno’. In sintesi: un sosia viene messo al posto del presidente degli Stati Uniti colpito da ictus: le lobbies e tutte le strutture deleterie del potere che gli ruotano intorno nascondono, così, che il presidente è fuori gioco, per continuare a manovrare, ma il sosia (Dave) si fa prendere la mano e stravolge i loro piani. Una favola, appunto.

Ma c’è un passaggio del film che ieri ed ancor più drammaticamente oggi ha una propria valenza: il sosia (che di mestiere fa il direttore di un ufficio di collocamento) interviene da uno scranno e ribadisce una grande, seppur nota, verità: “Avete mai visto – chiede – la luce che hanno gli occhi di una persona, il giorno che finalmente trova un lavoro?…Sembra che stia per volare… e non è questione di busta paga, è questione di rispetto, di guardarsi allo specchio e sapere che sta dando un valore alla sua giornata”.

E’ il concetto che, con altre parole, in modo più articolato, e con la voglia di dare una scrollata, afferma in una lettera aperta alla città il segretario ternano della Cgil, Attilio Romanelli. Si rivolge alla città… Ai ternani uno per uno, a ciascuno per il ruolo che ha, a ciascuno per ciò che può fare nel proprio piccolo o nel proprio grande, supposto o concreto che sia. Romanelli ricorda il Piano del Lavoro della Cgil, per significare che il sindacato un obiettivo ce l’ha, una strada da percorrere se l’è data.

Si può essere o meno d’accordo sui contenuti, sulle azioni da compiere, sugli strumenti che si vogliono utilizzare, ma è un qualcosa su cui discutere, confrontarsi, farsi venire idee. Magari in un dibattito serrato, ma vero, che superi gli effetti della crisi che – come dice il segretario – non è solo “economica, ma anche morale e di valori”. Crisi che ha prodotto “un lungo silenzio il quale ha accompagnato l’impoverimento della discussione sui contenuti”, lasciando spazio “alla paura e all’egoismo”.

Se quella economica è crisi da affrontare su larga scala, ben più praticabile sembra essere una strada che metta da parte polemiche sterili e capziose e porti tutti al di là della crisi morale e dei valori. Chi solleva e cavalca un tipo di posizioni ‘politiche’ non va in cerca di vedere quella particolare luce di cui parla Dave-sosia del presidente, ma va solo in cerca di misere rivalse personali.

Perché, invece, si torni a ragionare – come sollecita il segretario Cgil – “di identità, di valori, di scambio culturale andando oltre le dimensioni del singolo e costringendoci a parlare ‘dell’altro’ come di un sistema”, serve un’azione concreta della politica e delle istituzioni, con una nuova vigoria messa in campo dai soggetti del governo locale: idee, progetti, coraggio, serietà, moralità per saltare oltre lo “stato di rassegnazione, o peggio ancora di confusione” in cui si dibattono le istituzioni “deboli e incapaci di promuovere azioni di ascolto, confronto e rapida scelta”.

Perché interrogarsi va bene, ma poi arriva l’ora di decidere. Di costruire un progetto e porsi un obiettivo. Eccolo il punto dolente. C’è un’idea su cosa sarà l’Umbria di domani? L’amministrazione regionale opera per costruire o solo per stare a galla, mantenere lo status quo, assicurarsi la sopravvivenza elettorale? E in Umbria, in Italia, in Europa, quale Terni si prefigura per il futuro? C’è un’idea guida, un progetto?

La Terni di domani sarà una città dei commerci, una città industriale, una città della cultura, un grande ospizio, uno snodo delle comunicazioni o che altro?, Una ‘smart city’, si risponde ricorrendo all’inglese: una ‘città intelligente’. Ma perché una città diventi ‘smart’ è necessario che intelligenti siano coloro che ci vivono e soprattutto coloro che hanno il compito di governarla.

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