Terni: «Rispettare personale del carcere»

A Fabio Gallo, comandante del reparto della Casa circondariale di Terni, non è piaciuto un nostro titolo. Ecco la spiegazione

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Il comandante Fabio Gallo

di Fabio Gallo
Comandante del reparto
della Casa circondariale di Terni

Buongiorno direttore, vorrei, con la presente, innanzitutto complimentarmi per il servizio lodevole svolto dalla testata giornalistica Web che egregiamente dirige ma vorrei anche esprimere disappunto ed amarezza per quanto accaduto nella giornata del 24 Maggio quando, nel suo giornale, è stato pubblicato un articolo dal titolo “Carcere di Terni: soldi da guardie a detenuti”.

Non volendo entrare nel contenuto della notizia e della querelle tra il sindacato di Polizia penitenziaria e la Direzione dell’istituto, voglio soffermarmi sul titolo del tutto forviante che trasmette ai lettori un significato particolare e denigratorio (non rispondendo certamente a verità in quanto nessun poliziotto penitenziario ha versato, né tanto meno può versare, denaro sui conti correnti interni dei detenuti).

Voglio ricordare il lavoro che quotidianamente svolge il personale di Polizia Penitenziaria di questo istituto con estremo impegno e sacrificio e con grande professionalità, anche sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, in considerazione dello spessore criminale dei detenuti ristretti.

Non posso non riferirle le numerose telefonate ricevute dallo scrivente dopo la pubblicazione del suddetto articolo che, con incredulità, chiedevano conferme circa il contenuto del suddetto titolo.

Da qui nasce l’imbarazzo del sottoscritto, nel confronto con i cittadini che non conoscono la realtà in cui operiamo e nel confronto con il personale di Polizia Penitenziaria del Reparto che comando, personale che ha chiesto chiarimenti sentendosi parte in causa in maniera negativa.

Nel ringraziarla dell’attenzione prestata e rimanendo sempre a disposizione per ogni utile collaborazione futura.

____________

Caro Comandante,
intanto grazie per le parole di apprezzamento (sinceramente ricambiato, nei confronti suoi e del personale che collabora con lei) che ha voluto esprimere per il nostro lavoro. Come ho già avuto modo e cura di spiegarle personalmente – e come ho fatto anche con un esponente sindacale – il titolo in questione è frutto di una mera ‘imposizione’ tecnica. Mi spiego meglio: il nostro sistema di impaginazione ci obbliga a rispettare degli ‘ingombri’ precisi per la titolazione e il termine ‘guardie’ (che peraltro fanno parte di quel ‘personale di polizia penitenziaria’ a cui faceva riferimento una nota sindacale) mi è sembrato utilizzabile senza recare nocumento alcuno ad alcuno. Con sincera stima

di Marco Torricelli
Direttore di umbriaOn

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