Caso Agriflor, comitati sul piede di guerra

Dopo il parere negativo del comune sulla variante al prg il Wwf di Perugia chiarisce: «Problema di legittimità»

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di Sauro Presenzini

presidente WWF Perugia

A Villa Pitignano, nel centro abitato, la ditta che lavora 54.000 tonnellate all’anno di rifiuti, che crea miasmi pestilenziali, specialmente in estate, ed altre emissioni inquinanti per il transito dei mezzi di trasporto sulla viabilità principale, continua a chiedere autorizzazioni alla Regione per rimanere là dove è stata autorizzata, nonostante l’incompatibilità urbanistica e ambientale. 

Il ‘Comitato spontaneo  antipuzza Villa Pitignano  Ponte Felcino Bosco e Ramazzano, infuriato,  chiede da anni alle istituzioni di delocalizzare questa attività insalubre fuori dal centro abitato, come prevede la normativa sanitaria. Il Wwf, per il tramite dell’avvocato Valeria Passeri,  sostiene questa legittima naturale richiesta.

Studiate le carte, emergono fin da subito numerose falle e incongruenze, tutte denunciate alla Procura della Repubblica, che ha pure rinviato a giudizio più funzionari, tecnici e privati, per i reati di falso, abuso edilizio, abuso d’ufficio.

Questa ditta infatti non avrebbe mai potuto avviare ivi la lavorazione dei rifiuti, insistendo in area agricola di pregio, con vincolo paesaggistico, idrogeologico ed esondabile.

Lo stesso Comune di Perugia ha oggi reso parere negato sulla proposta di variante al piano regolatore, presentata dalla ditta, rispetto al progetto transitorio di riduzione del tonnellaggio di rifiuti a 27.000 tonnellate all’anno, in attesa che l’impianto si adegui alle migliori tecniche disponibili e venga compiuta la valutazione d’impatto ambientale.

Pertanto, Agriflor, oggi non dovrebbe lavorare né avrebbe potuto farlo fin dall’inizio, in quanto autorizzata in area agricola di pregio da prg vigente, non adeguata alle migliori tecniche disponibili e mai sottoposta a valutazione d’impatto ambientale a garanzia di salute e ambiente.

A nulla  valgano le proposte e la disponibilità di Agriflor di diminuire le quantità del materiale lavorabile da 54.000 a 27.000 tonnellate all’anno, non è un problema di quantità, ma di legittimità.

Una ditta, priva della compatibilità ambientale e urbanistica, non può continuare a lavorare ed invece, oggi, presenta il progetto di adeguamento per lavorare al chiuso e chiede la valutazione d’impatto ambientale alla Regione Umbria. A quella stessa Regione che, allo stato dei luoghi e degli atti, dovrebbe negare ogni autorizzazione e revocare quella illegittimamente concessa.

I cittadini del Comitato e  il Wwf restano sul piede di guerra.

Certo è che quel dirigente regionale che dovesse firmare un nuovo provvedimento autorizzativo non lo farebbe serenamente, perché concesso contravvenendo alla stessa volontà del Consiglio Comunale che si è  espresso, all’unanimità, negativamente sulla compatibilità urbanistica dell’impianto.

Il Wwf invita quindi la Regione Umbria a revocare l’autorizzazione integrata ambientale concessa e a non rilasciare altre autorizzazioni, riservandosi, in difetto, di ricorrere all’autorità giudiziaria a fianco dei cittadini

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