«La ‘Ndrangheta ‘guarda’ all’Umbria»

Nicola Gratteri a Perugia per il seminario organizzato dall’Arpa: «Così le cosche si infiltrano nelle economie locali»

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di E.M.

Economia criminale, corruzione ed ecoreati. Questi i temi al centro del seminario tenuto venerdì pomeriggio a palazzo Donini dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e dal professor Antonio Nicaso, organizzato da Arpa Umbria, Legambiente e Cittadinanza Attiva. Un excursus sulla storia della ‘Ndrangheta e le modalità tramite le quali opera, che l’hanno portata a diventare negli ultimi anni la mafia più forte.

Le infiltrazioni «Da anni la ‘Ndrangheta è anche qui in Umbria – ha detto il magistrato in un passaggio del suo lungo intervento – in Calabria rifornisce di calcestruzzo tutta l’edilizia pubblica e privata e lo fa da decenni nel centro-nord italia. Ha occupato inizialmente Piemonte e Lombardia, per poi espandersi a macchia d’olio. Oggi è la mafia più forte in Europa perché oltre a gestire il traffico di cocaina, è strutturata in modo molto rigoroso. È lei a decidere se e dove sorgerà un’opera pubblica, non ci si infiltra ma partecipa e amministra direttamente la cosa pubblica». La modalità d’infiltrazione – Gratteri lo ha sottolineato più volte – è sempre la stessa. Offrire agli imprenditori del nord prestazioni d’oro. «Se il cemento viene venduto a 60 ed è sempre costato 100, se propongono lo smaltimento di rifiuti con ribasso del 100%, allora quelli sono prezzi di un mercato illegale».

L’INTERVISTA A NICOLA GRATTERI – IL VIDEO

L’Umbria Gratteri, allora, ha avvertito gli imprenditori locali del rischio di infiltrazioni: «Qui l’agricoltura e il turismo sono fiorenti, quindi ci sono grandi opportunità per le mafie di riciclare milioni di euro derivanti dal traffico di cocaina. Abbiamo visto nel corso di questi ultimi anni la presenza della mafia che cerca di comprare attività commerciali e agricole guardando anche ai fondi europei. Bisogna cercare di stare attenti quando si presentano persone con molta liquidità per comprare quelle aziende o peggio per cercare di presentarsi a comprare quote societarie. Quello sarà l’inizio della fine della propria libertà e della propria azienda. Meglio fallire che avere a che fare con questa gente».

Il magistrato Nicola Gratteri

Il riciclaggio Tramite esempi facili e comprensibili a tutti, il procuratore simbolo della lotta alla criminalità organizzata in Calabria ha poi spiegato come la ‘Ndrangheta ricicla i soldi derivanti dai traffici: attraverso gli esercizi commerciali. «La ‘Ndrangheta gestisce anche banche d’usura, pratica che prima considerava disonorevole al pari della prostituzione. Un imprenditore sull’orlo del fallimento – racconta – si rivolge agli usurai. Dopo un paio di mesi non riesce a pagare gli interessi, questo incomincia a fare pressioni, lo fa strattonare, gli brucia macchina, spara sul negozio, fino a quando l’imprenditore va dallo ndranghetista e, con una finta compravendita del negozio dal notaio, il proprietario diventa dipendente nel rapporto con usuraio. Allora c’è un cambio di gestione, il negozio diventa luccicante e bello, la commessa batterà scontrini e si rivolge a una società che fa false fatturazioni. Il negozio gestito dalla ‘Ndrnagheta fa prezzi bassi, perché lo utilizza solo per il riciclo di denaro e gli altri sono costretti a chiudere perché non ci va più nessuno». Analogo meccanismo vale per gli appalti: «Se una società non ndranghetista vince l’appalto, o accetta di rimanere formalmente ma di fatto tutti i materiali sono forniti dalla ‘Ndrangheta e lui tiene una piccola percentuale oppure rinuncia e ‘per incanto’ viene aggiudicato al secondo in graduatoria. Nel mondo dell’edilizia non c’è storia».

«Manca volontà politica» Quanto alla lotta alle mafie, invece, ben poco ottimismo emerge dalle parole del professor Nicaso, che nel suo intervento parla di un paese in difficoltà ad attuare strategie concrete contro la criminalità organizzata. «Manca la volontà di colpire – ha detto – perché fin quando non sparano non creano allarme sociale. Non c’è stato mai verso di concertare azioni di contrasto, forse perché i soldi delle mafie fanno comodo». E mentre le mafie si sono globalizzate e i partenariati criminali investono, lo Stato fatica a trovare forme di collaborazione credibili. «Il problema è trovare il modo per far dialogare il legislatore: se le mafie si sono globalizzate, le azioni di contrasto ancora no».

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