Orvieto protesta: «Sanità al collasso»

Liste d’attesa infinite, carenza di personale e macchinari obsoleti. Ciro Zeno, Pci: «Politica non ci tutela, Regione investe solo altrove»

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Due anni per una ecografia cardiaca, uno per una colonscopia, una visita oculistica o una cardiologica. Liste d’attesa infinite, strutture ridotte all’osso, organico in sofferenza e macchinari vecchi, spesso rotti.

Liste d’attesa Da quando un cittadino orvietano, costretto a fare più esami insieme, ha dovuto rivolgersi a una clinica privata spendendo 800 euro, tutta la città ha iniziato ad interrogarsi sul futuro della sanità orvietana. «Carenza di personale, macchinari non all’avanguardia, la sanità locale è in caduta libera e il polo di Santa Maria della Stella rischia di finire declassato da ospedale d’urgenza a ospedale di comunità» spiega Ciro Zeno del Pci che per sabato mattina ha indetto un sit in di protesta proprio davanti al nosocomio.

Gli striscioni

La protesta Quello della salute è un tema caro a tutta la città che, sabato, si è unita alla protesta del comitato che si è creato nelle ultime settimane in difesa della sanità orvietana. «La Regione – ha detto Zeno dal megafono, davanti all’ospedale – pensa solo a concentrare le sue risorse altrove, a Perugia e Foligno ma anche Terni e ha dimenticato il Santa Maria della Stella, da troppo tempo in sofferenza. Questo ospedale ormai lo possiamo definire una scatola vuota, abbiamo mancanze di tecnologie ma anche di professionalità che decidono di andarsene perché non vengono messi nelle condizioni di lavorare. I bandi per venire a lavorare qui vanno deserti, i medici preferiscono andare a lavorare altrove, a Terni ad esempio».

I cittadini davanti all’ospedale

I reparti Le segnalazioni raccolte formano una lista lunghissima, come i tempi d’attesa cui sono costretti i pazienti. Cardiologia, pronto soccorso, terapia intensiva, «ma anche reparti che non esistono e che vorremmo ci fossero. Cardiologia è in forte sofferenza, e i malati devono essere trasferiti a Terni. Non c’è la card unit e non possiamo permettere che gli anziani e i malati si facciano almeno 40 chilometri per poter essere curati. Non possiamo più accettare stato di abbandono di questo ospedale, la dignità di un popolo comprende anche il diritto d’accesso alle cure».

Personale e pazienti «Mancano i chirurghi, ci dobbiamo operare fuori, per una mammografia bisogna aspettare almeno 8-9 mesi, allora come facciamo a fare prevenzione e screening? Questo è un modello sofferente in cui i cittadini che pagano le tasse vengono considerati semplici clienti. La mobilità passiva registrata è elevatissima, ciò significa che gli orvietani si spostano più di altri umbri per andarsi a curare». E in tutto questo, secondo il comitato, la politica gioca a nascondino e non riesce a garantire la salute dei propri cittadini.

Il comitato in difesa della salute

Pronto soccorso Nonostante a livello ufficiale si cerchi di tranquillizzare cittadini e operatori, l’affanno in cui versano alcuni reparti è ormai sotto gli occhi di tutti. Ultimo, solo in ordine temporale, il reparto di chirurgia urologica che sembrerebbe dover esaurire le liste d’attesa entro autunno per poi trasferirsi a Foligno, mentre a Orvieto resterebbe solo il servizio ambulatoriale di chirurgia. Al Pronto soccorso, invece, come ricorda ancora Zeno, ci sarebbero solo 7 medici anziché i 13 previsti dalla pianta organica nominale.

La politica «Questa è la prova evidente dell’assenza della politica locale e regionale. Non so per quanti anni non avremo più rappresentanti in regione, ma mentre si sta discutendo del nuovo piano sanitario regionale se non abbiamo la forza politica per sederci al tavolo e parlare, allora possiamo cercare di fare rumore come cittadini. E’ brutto quando i cittadini si devono difendere o auto tutelare perché significa che la politica non sta facendo il suo lavoro».

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