Nestlé: «150 part-time con 80 ricollocazioni»

Vertice Perugina in Confindustria. L’azienda: «Si entra nella fase concreta». Ma i sindacati contestano: «Solo ipotesi, al momento sono certe solo le 60 fuoriuscite volontarie». Le frasi di Emma nei Baci

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di P.C.

Circa 150 part-time, una ottantina di ricollocazioni in aziende del territorio, oltre alle quasi 60 fuoriuscite volontarie incentivate già concordate nei mesi scorsi. A sentire Nestlé, molti dei 364 esuberi inizialmente previsti per la Perugina di San Sisto starebbero lentamente trovando una collocazione: ne resterebbero in ballo una settantina, una buona parte dei quali potrebbe giovarsi di nuovi ammortizzatori sociali e del prepensionamento. In questo modo in fabbrica resterebbero così poco più di 600 dipendenti, di cui una cinquantina con orario ridotto. Tutto fatto? Nemmeno per idea. Per i sindacati la trattativa è ancora in divenire. In realtà non è un problema di cifre – sulle quali c’è sostanziale accordo – ma di scelte personali: essendo le ricollocazioni su base volontaria, non è detto che si trovino lavoratori disposti ad accettarle. Quindi è ancora tutto da vedere. Idem per il part-time. Le 230 soluzioni annunciate da Nestlé sarebbero quindi solo ‘potenziali’.

LA VERSIONE DEI SINDACATI: «PERCORSO ANCORA LUNGO» – VIDEO

I vertici di Nestlé Italia

Passi avanti Mancavano pochi minuti alle 16.30 di martedì quando Gianluigi Toia (relazioni industriali), Stefano Di Giulio (risorse umane) e Francois Pointet (responsabile di fabbrica) – che erano a Perugia in rappresentanza di Nestlé – sono scesi dal secondo piano della sede di Confindustria. Sguardi sereni e una inusuale disponibilità al dialogo. È Toia – la star del gruppo – ad illustrare i passi avanti. Sarà lui stesso a raccontarli dopodomani – giovedì 18 – al viceministro Teresa Bellanova nel corso del tavolo già convocato al Ministero per lo Sviluppo Economico: «Confermeremo l’impegno dell’azienda a investire su Perugia – dice Toia – per il rilancio di Perugina partendo dalla ristrutturazione della produzione. Comunicheremo che siamo entrati nel merito, in una fase concreta della ricollocazione professionale, nel corso della quale confidiamo di poter offrire a tutti i potenziali esuberi situazioni occupazionali alternative a Perugina che abbiano però lo stesso livello di quelle attuali». Successivo incontro il 5 febbraio a Milano, dove è stato convocato il coordinamento nazionale sulle attività del gruppo.

La cassa integrazione I sindacati sono usciti oltre un’ora dopo, quando erano quasi le 18. Un po’ alla rinfusa. Alcuni si sono fiondati in macchina, altri sono rimasti a chiacchierare. Michele Greco (Cgil) e Daniele Marcaccioli (Uil) si sono fermati a parlare con i giornalisti presenti (ma la loro posizione è in linea con quella della Cisl, rappresentata da Dario Bruschi) per illustrare i dettagli della situazione interna alla fabbrica e contestare non tanto i dati – come detto – ma l’impostazione e l’ordine di priorità che Nestlé sta dando alla trattativa. Ad esempio, per i sindacati l’allungamento della cassa integrazione («che prima non c’era e adesso c’è», rivendicano) viene considerato un successo politico da appuntarsi sul petto e non una ipotesi residuale. Ipotesi che in ogni caso nemmeno Toia è sembrato rigettare: «Studieremo i contenuti della norma e le circolari applicative – ci ha detto – ma non escludiamo possa essere una opportunità da valutare. Siamo in contatto con Anpal con cui stiamo progettando un intervento pilota per individuare soluzioni». «Oltre all’anno in più di cassa integrazione – aggiunge Marcaccioli – la legge di stabilità dà ulteriori risposte alle aziende che cercano di collocare gli esuberi». È la cosiddetta ‘isopensione’ che allunga fino a 7 gli anni ‘condonabili’ per il raggiungimento della pensione. Una ipotesi che riguarderebbe – secondo i sindacati – una trentina di persone. E che, a differenza di ricollocazioni e part-time, avrebbe una adesione pressoché certa da parte dei lavoratori.

PERUGINA, VERTENZA INFINITA – L’ARCHIVIO

Marcaccioli e Greco

La stagionalità Viceversa, i sindacati minimizzano sul part-time. Innanzitutto perché è una opzione fuori dall’accordo del 7 aprile 2016. In secondo luogo perché sarebbe comunque su base volontaria. Infine perché non è nemmeno una vera e propria novità: in questa lunghissima trattativa l’opzione part-time era stata già paventata nei mesi scorsi ed era una delle opzioni che anche i sindacati avevano ipotizzato di poter utilizzare. Ma più che altro come modalità per ‘spalmare’ le ore lavorate. Invece l’idea di Nestlé è quella di una ‘ricollocazione interna’ di lavoratori a orari diversi, con una riduzione importante dell’orario di lavoro dal 25 al 50 per cento. Un part-time che sarebbe ‘stagionale’: 30 o 40 ore settimanali per sei mesi. Ancora una volta, quindi, ci si scorna su questo aspetto: i sindacati vorrebbero parlare di lavoro, ‘allungarlo’ su tutto l’arco dell’anno, ma l’azienda da questo orecchio non ci sente. Secondo loro non è ancora il momento. E quindi continuano a ragionare con questa scansione di tempo: sei mesi si lavora di più, sei mesi si lavora (molto) di meno. «Sarebbe bello – prova a sintetizzare Greco – poter dividere il lavoro. Invece Nestlé prova a dividere i lavoratori». Riferimento non casuale dopo quanto accaduto nella giornata di lunedì.

Il blitz dei dirigenti Nestlé È successo che durante i corsi di formazione si sono presentati anche i vertici di Nestlé Italia per incontrare una parte di lavoratori e illustrare loro come sarà la nuova fabbrica. Senza che i sindacati lo sapessero. «C’è stato un incontro con un gruppo di lavoratori – conferma e chiarisce Toia – a cui abbiamo illustrato il nostro piano di rilancio. È stata una comunicazione diretta fra azienda e lavoratori». Una scelta legittima, che però è stata considerata inopportuna alla vigilia di un incontro così importante come quello previsto i Confindustria, a tre giorni dal vertice al Mise. Un contropiede che ha spiazzato e irritato i lavoratori e i loro rappresentanti, esacerbando il clima di tensione che si respira a San Sisto. Una forzatura inopportuna. Una mossa tattica che ha tolto opzioni – questa la tesi dei sindacati – considerando che fra ‘gli eletti’ scelti da Nestlé, a cui i dirigenti della multinazionale hanno fatto capire di poter stare tranquilli, poteva magari esserci qualcuno potenzialmente interessato a scegliere il part-time o una soluzione alternativa e che invece ora si sentirà in posizione di vantaggio rispetto ai compagni di (s)ventura.

La ‘fabbrica arrabbiata’ «Abbiamo svolto i compiti sul territorio – dice Greco – abbiamo dato concretezza e corpo a questi incontri. Con proposte reali. Al Ministero faremo la sintesi dei vari passaggi che abbiamo avuto su base territoriale. Se si creano le condizioni noi siamo disponibili a parlare, ma se si provocano forzature è difficile poi proporsi ai lavoratori con un accordo. Perché anche se portiamo il migliore degli accordi ad una fabbrica arrabbiata è chiaro che ci sarà un rigetto immediato rispetto a qualsiasi ipotesi». Il riferimento è anche alle proposte emerse oggi: su part-time e ricollocazioni esterne è necessario procedere con un percorso condiviso. E Marcaccioli, poi, in serata, sui social rincara la dose: «Nestlé nelle sue proposte, commette l’errore di dividere i lavoratori, considerando aprioristicamente le sue soluzioni come unica strada percorribile alla situazione in essere. La presunzione di avere sempre la soluzione in tasca si scontrerà obbligatoriamente nel confronto al Mise di dopodomani con le parti sindacali. Un passo in avanti è stato fatto ma non sarà sufficiente a superare il problema. Servirà di più da parte di tutti».

Intanto Emma firma i Baci Per milioni di innamorati conterà poco che la fabbrica di San Sisto sia in subbuglio per questa crisi che sembra infinita. San Valentino sarà ancora una volta il giorno dei Baci Perugina. E quest’anno le frasi d’amore sono state scelte fra le canzoni di Emma Marrone. «La musica e l’amore sono per me le cose più importanti in assoluto – dice la cantante – due cose per cui vale la pena vivere e lottare. Essere ambasciatrice dell’amore e firmare i bigliettini dei mitici Baci è un onore oltre che un infinito piacere». La speranza è che magari si ricordi anche dei lavoratori in ansia per il proprio futuro.

Nestlé: «Con Ferrero solo negli Usa» Ha destato scalpore, negli ultimi giorni, la notizia della cessione alla Ferrero del business dolciario degli Usa (e in molti si sono chiesti come mai una soluzione simile non fosse possibile anche in Italia). Una cessione che però – chiarisce Nestlé – «riguarda esclusivamente i brand del settore dolciario presenti negli Stati Uniti e non include i prodotti da forno Nestlé a marchio Toll House, un brand strategico e in crescita, che l’azienda continuerà a sviluppare». E soprattutto (questa è la parte che più interessa Perugina) l’azienda ha annunciato che «resta anche pienamente impegnata nella crescita delle altre attività internazionali di punta legate al cioccolato in tutto il mondo, in modo particolare il marchio globale KitKat». Se e quando si espanderà anche il Bacio cambierà il futuro di Perugina e di San Sisto.

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