Umbria, si sono spente le luci dei media. E ora?

Dopo l’ubriacatura mediatica della campagna elettorale, la regione sta tornando nel suo cono d’ombra da cui potrà uscire solo brillando da sola e non di luce riflessa da Roma

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di P.C.

Lunedì c’è stata la conferenza stampa con cui è stata celebrata la vittoria di Donatella Tesei e Matteo Salvini.

C’erano tutti: tv nazionali e locali, fotografi e inviati delle principali testate, corrispondenti delle agenzie, trasmissioni collegate in diretta… tutti per quello che, a ben vedere, potrebbe rivelarsi l’ultimo atto di questa incredibile campagna elettorale ipermediaticizzata, in modo cosciente, dagli stessi protagonisti.

Giornalisti in attesa dei big

Fra i tanti record di queste elezioni, oltre a quelli politici (sintetizzati da Bracalente con la sua analisi dei flussi), c’è pure – senza dubbio – quello mediatico: mai un’elezione regionale è stata così seguita a livello nazionale, non solo in Umbria, ma in generale. Al punto che in tanti si sono spinti a parlare di Ohio d’Italia, citando lo stato diventato simbolo di incertezza per la scelta del presidente Usa.

Ancora nella tarda notte di lunedì, la neo presidente Tesei era ospite in diretta in rubriche politiche radiofoniche a spiegare al resto d’Italia i contorni della sua schiacciante affermazione e gli eventuali risvolti per il paese. Ma per tutta la campagna elettorale, in particolare nelle ultime settimane, la parola ‘Umbria’ è stata probabilmente la più pronunciata nel talk show politici e anche nei programmi satirici.

Lo stesso video promo Crozza-Cucinelli è stato ideato dal comico genovese (che ne ha fatto promo del suo programma, sull’onda del ‘gran rifiuto’ del re del cachemire alla proposta giallorossa. E come dimenticare gli show di Conte, Berlusconi, Salvini e Zingaretti a Eurochocolate, su cui il simpatico Zoro (al secolo Diego Bianchi) si è divertito a ‘Propaganda Live’ su La7?

In queste settimane, le immagini dei leader politici nazionali rimbalzavano sistematicamente in tutti i tg, per le notizie dall’Umbria e nei ‘pastoni’ di politica nazionale: anche se nei servizi non si parlava specificamente di Umbria, le immagini mostravano i leader nazionali in località umbre. Sempre, su tutti i canali, a tutte le ore. Un flusso continuo e ininterrotto, di cui probabilmente rimarranno, nella memoria, le cose più folkloristiche: Berlusconi che beve l’olio e racconta barzellette sconce, Salvini che abbraccia alberi, Conte e Zingaretti che fanno il cioccolato…

Salvini fra una selva di microfoni

La trasmissione ‘Un giorno da pecora’ (Radio Uno) si è trasferita a Perugia per una puntata, pur di avere Salvini in studio in diretta, il venerdì pre elettorale. E per tutta la settimana post voto ha rimandato in loop le frasi celebri pronunciate dai vari leader nazionali passati in Umbria per la campagna elettorale. Piccolo momento di orgoglio anche per umbriaOn, con la nostra Federica Liberotti, collaboratrice Ansa, ospite della trasmissione di Giorgio Lauro e Geppy Cucciari, in quanto autrice di quella che è stata definita la foto simbolo a suggellare l’alleanza giallorossa in Umbria.

Ora, le luci dei riflettori cominceranno lentamente a spegnersi, dopo l’ultimo sussulto del 30 ottobre, in occasione dell’anniversario della scossa del 2016 che abbatté la Basilica di San Benedetto.

Poi più nulla. O molto di meno.
E questo silenzio, questo vuoto, sarà sempre più evidente.

I primi appuntamenti canonici – l’insediamento di giunta e consiglio, le prime conferenze – saranno seguiti solo dai media locali, poi via via scemando.

L’Umbria tornerà nel suo cono d’ombra, da cui potrà uscire solo brillando da sola e non di luce riflessa da Roma.

Stavolta più che mai, per le proporzioni della vittoria e per la rilevanza mediatica della campagna elettorale, gli occhi dovranno essere puntati sui nuovi governanti, che hanno ricevuto investitura chiara e inequivocabile e sono chiamati a cambiare le cose.

E ora che gli inviati dei ‘giornaloni’ e delle tv sono tornati a Roma e Milano, ora che i fari delle telecamere si sono spenti, compito di chi resta sarà contribuire a tenere accesa almeno un lumicino, in senso metaforico (‘di speranza’) ma anche concreto, per far sì che ci si veda chiaro.

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