Ast e investimenti: nuova linea nel 2017

Terni, il primo semestre è passato e sta per finire pure il secondo, ma di quella linea non si è sentita nemmeno la puzza

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di M.T.

La storia, ormai, la sanno tutti: c’è una ‘linea’ di produzione che lavorava nello stabilimento torinese della ThyssenKrupp Ast. Una notte è andata a fuoco e si è mangiata – vivi – sette operai. Poi quello stabilimento è stato chiuso e quella linea, dopo le opportune manutenzioni e le indispensabili sostituzioni dei pezzi bruciati, dovrebbe essere spostata a Terni. Cioè, il suo montaggio avrebbe dovuto essere già a buon punto.

Lucia Morselli

Lucia Morselli

L’accordo Già, perché nell’accordo firmato da Lucia Morselli a fine 2014 c’era scritto, a chiare lettere, che erano garantiti «20/30 milioni di euro per il trasferimento, installazione e revamping della linea di ricottura e decapaggio di nastri laminati a freddo (cd. linea 6) attualmente presente presso la sede di Torino. Questa operazione sarà avviata nel corso del primo semestre 2015 e sarà conclusa nell’arco dei successivi 12-15 mesi». 

L’ACCORDO SIGLATO AL MISE IL 3 DICEMBRE 2014

I tempi Ma, passato inutilmente il primo semestre e visto che sta per finire pure il secondo, di quella linea – che dovrebbe, secondo quanto raccontato, consentire al sito di Terni di ThyssenKrupp Ast di aumentare la capacità di rilavorazione dell’acciaio ‘a freddo’ di circa 70 mila tonnellate all’anno – non si è sentita, letteralmente, nemmeno la puzza.

Massimo Calderini

Massimo Calderini

L’incontro Venerdì ne avrebbero parlato, il condizionale è d’obbligo perché di ufficiale non si è aputo nulla, i segretari dei cinque sindacati di categoria e i manager di viale Brin (Francesco Auregli e Massimo Calderini, tra gli altri) e da parte aziendale si sarebbe ‘spiegato’ che, insomma, la faccenda è complicata: «Ci sono da considerare un sacco di questioni – ovvio che le parole non sono state queste, ma il senso sì – ci sono da comprare una marea di pezzi e pezzetti vari, si deve tener conto di un mucchio di variabili». E, insomma, un po’ come per la faccenda del ‘piano per le scorie’, «ci vuole tempo».

Il rinvio Tanto che, quella parte dell’accordo dell’anno scorso, per adesso viene accantonata. Ma mica abbandonata, per carità. Solo messa da parte. Se tutto andrà per il verso giusto, è stato ‘spiegato’ ai sindacalisti, i primi pezzi della ‘linea 6’ potrebbero infatti appalesarsi in viale Brin, nei primi mesi del 2016. Poi ci sarà da metterli in ordine e iniziare a montarli. Ma il lavoro deve essere fatto per benino e, quindi, magari – sempre se tutto andrà bene – l’impianto potrebbe vedere la luce nel corso del 2017.

Marco Bruni

Marco Bruni

Le indiscrezioni Notizia che si intreccia con la coraggiosa ‘sortita’ fatta sabato da un delegato di fabbrica della ThyssenKrupp Ast di Terni: «Il forno 4 (uno dei due attualmente in funzione; ndr) secondo me è a rischio spegnimento – aveva detto Marco Bruni, coordinatore Rsu della Fismc, a umbriaOn – e le frasi dette da Hiesinger nella giornata di giovedì, oltre ai dati contenuti nell’Annuual report, non fanno che rafforzare le mie convinzioni». Una soluzione che porterebbe Ast a produrre «circa 850 mila tonnellate all’anno di acciaio, sufficienti ad alimentare gli impianti ‘a freddo’ esistenti». E la ormai mitica ‘linea 6’, «se si verificherà l’ipotesi dello spegnimento del forno – dice Bruni – non capisco a cosa servirebbe».

I posti di lavoro Ma il sindacalista aveva detto anche altro, ricordando che durante la visita fatta dai sindacalisti ternani a Monaco a novembre del 2014, nel pieno della vertenza, Markus Bistram, il capo della divisione Materials di ThyssenKrupp, era stato chiaro: «Vi garantiamo che a Terni – avrebbe detto un anno fa – non scenderemo sotto i 2.000 occupati». E se le ipotesi fatte troveranno conferma, «quella sarà la soglia sulla quale ci attesteremo», aveva spiegato Marco Bruni. A cui nessuno, almeno ufficialmente, ha risposto.

 

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