Comune di Terni: «Triennio di risparmi»

Sindaco e giunta hanno presentato il bilancio di previsione 2016-2018: «Asm e farmacie sul mercato, le tasse non aumentano»

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Le premesse le ha fatte il sindaco Di Girolamo: «Portare a compimento il bilancio triennale di previsione 2016-2018 è stata una manovra difficile e faticosa, soprattutto perché abbiamo dovuto confrontarci con le novità introdotte dalla normativa nazionale in materia. Le nuove regole del bilancio armonizzato, infatti, hanno imposto la sovrapposizione del consuntivo e del preventivo, a fronte di una riduzione consistente dei trasferimenti che, unite alle richieste di specifiche documentazioni da parte della Corte dei conti, hanno notevolmente aggravato le condizioni di preparazione del documento economico valido per i prossimi tre anni».

I dettagli Il sindaco ha anche fatto riferimento «alla consistente riduzione delle risorse trasferite dallo Stato, basti pensare che nel mio primo anno da sindaco, il 2009, erano di circa 44 milioni, mentre oggi siamo arrivati a 7. C’è poi da tener conto di un aspetto per certi aspetti paradossale: Terni è uno dei Comuni dove la tassazione è tra le più basse, ben al di sotto della media nazionale – siamo al 67° posto per gettito Imu, al 66° per Tasi, al 67° per Tari – e questo ha fatto sì che con l’istituzione del fondo di solidarietà conseguente alla modifica introdotta dal governo sul prelievo fiscale, ci fosse riservata una quota di trasferimenti statali pari ad appena 80 mila euro, rispetto per esempio ai 6 milioni e mezzo che spettano a Perugia, dove le tasse erano e sono decisamente più elevate».

La classe dirigente Poi è toccato all’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi, che ha subito messo in chiaro un concetto: «Il fatto che da oggi si ragioni guardando verso un orizzonte più lontano, visto che la programmazione è triennale – ha spiegato – impone a tutti, anche alla classe dirigente della vittà in senso generale e non solo politico, un cambio di strategia, che punti ad iniziative di più ampio respiro», senza dimenticare che «il forte indebitamento, stimato in circa 180 milioni, a cui si devono aggiungere i residui passivi e il disavanzo strutturale del consuntivo 2015 (Terni è al sesto posto in questa poco piacevole classifica nazionale; ndr), impone misure e scelte coraggiose».

Le partecipate E, tanto per cominciare, «verranno messe in atto operazioni di razionalizzazione dei trasporti, non appena la Regione darà il via al bando per quello pubblico locale; poi stiamo mettendo a punto un progetto relativo alla pubblica illuminazione; ma soprattutto entrerà nella fase decisiva il processo di razionalizzazione delle Partecipate – già iniziato con la liquidazione di Usi cui seguirà l’uscita dal centro intermodale di Orte e la messa in liquidazione della Atc Servizi – e la nascita di FarmaciaTerni». Piacenti D’Ubaldi ha ribadito che «su Asm ci si potrà interrogare su una possibile cessione di quota solo al termine del risanamento dell’azienda e al suo rilancio in un contesto più alto», mentre rispondendo ad una domanda precisa di umbriaOn ha smentito che siano stati «avviati contatti, a nessun titolo, con soggetti esterni al Comune». Per quanto riguarda le farmacie «siamo disponbili a ragionare su come e quando, ma il processo di vendita o affidamrnto in gestione deve andare avanti».

Il personale Confermata l’intenzione di «provare ad applicare la così detta ‘pre Fornero’ – ha detto l’assessore – nel modo più ampio possibile, tenendo però sempre presenti quei criteri di equità e ragionevolezza che ci hanno sempre caratterizzato, perché questo ci permetterebbe, negli anni 2017-2018 di ottenere un riparmio quantificabile in circa un milione e mezzo di euro»

La pressione Decisa, poi, la rivendicazione: «La pressione fiscale complessiva sui cittadini diminuirà e non ci saranno aumenti sui costi dei servizi», ha scandito l’assessore e quando umbriaOn gli ha fatto notare che non è vero, perché le rette scolastiche aumentano del 15%, ha replicato deciso: «Sarà bene che tutti si mettano in testa che è finito il tempo in cui il pubblico deve fare tutto e gratis. Se si fosse fatto il centro unico di cottura non ci sarebbero stati aumenti e comunque, pur con l’incremento che è stato deciso, a Terni si paga il 30% in meno che da altre parti»

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