Patrimoni Unesco: Italia e Umbria al palo

Per la prima volta negli anni 2000 nessun sito italiano è candidato. E le chance per Orvieto e la Cascata si riducono al lumicino

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Per l’Italia, ma anche per l’Umbria – dove da anni Orvieto e la cascata delle Marmore aspettano la ‘medaglia’ – il 2016 sarà un anno senza soddisfazioni sul fronte dei siti riconosciuti dall’Unesco come ‘patrimonio dell’umanità’. Alla 40esima commissione convocata per il prossimo luglio ad Istanbul – come riporta La Repubblica – il Belpaese si presenterà, per la prima volta negli anni 2000, senza alcuna nomination.

Imbuto stretto Ad oggi i siti italiani in attesa del riconoscimento, ovvero inseriti nella tentative list, sono circa quaranta. Dalle bellezze de La Maddalena a quelle di Taormina, passando per la cappella degli Scrovegni a Padova, l’isola dell’Asinara e centri come Lucca, Parma, Bergamo, Orvieto e altri ancora. Insomma una concorrenza mica da ridere. E se l’Umbria ha sempre faticato a farsi strada in Italia, ora è quest’ultima a non trovare più molti spazi a livello internazionale. La volontà sarebbe quella di dare visibilità ad alcune nazioni cosiddette ’emergenti’ – la Cina per fare un esempio – che dopo anni di ‘vacche magre’ ora reclamano i riflettori. E proprio la Cina insidia il record dei siti Unesco, detenuto attualmente dall’Italia con 51 ‘perle’ ma ora fortemente a rischio.

Occasioni già perse E proprio il trend non lascia ben sperare per il futuro dei ‘gioielli’ umbri – come la cascata delle Marmore – visto che entrare nella ‘tentative list’ sarà sempre meno facile. Ultimi ad ottenere il riconoscimento, nel 2015, sono stati la Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale. Ma l’ascesa cinese (nove riconoscimenti negli ultimi sei anni contro i sei dell’Italia) è evidente e mette a nudo le carenze politiche, organizzative, progettuali e le pastoie burocratiche che rappresentano la pesante zavorra del Belpaese. E mentre ci sono realtà in Italia che cercano di mettersi insieme per andare oltre il singolo bene riconosciuto, in Umbria si è un po’ fermi al palo. E oggi le buone intenzioni, senza una progettualità di alto livello, non sembrano bastare.

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