Perugia, caso-mense: consiglio deserto

Ancora scontro tra Comune e genitori: in aiuto l’esperienza ‘negativa’ di Deruta

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di Rosaria Parrilla

Ormai le scuole sono chiuse, mancano pochi mesi e a settembre riprende l’anno scolastico. Eppure a Perugia ancora non si è trovata la quadra sul problema delle mense scolastiche che da mesi tiene banco. Il problema riguarda l’esternalizzazione del servizio dell’acquisto delle derrate alimentari a cui i genitori hanno già fatto sapere, presentando una propria proposta, di non essere interessati. Ma il Comune prosegue dritto per la sua strada e i genitori hanno deciso di boicottare, se necessario, le mense. I mal di pancia continuano ad aumentare, soprattutto dopo la seduta del consiglio comunale di lunedì pomeriggio, quando per mancanza del numero legale, a causa dei consiglieri di maggioranza, non è stato affrontato l’ordine del giorno, presentato dal Partito democratico e già approvato dalla IV commissione consiliare, sul problema delle mense.

Consiglio comunale deserto Sul web un genitore pubblica la foto dell’aula del consiglio deserta: tra i banchi della maggioranza presenti solo due consiglieri, tutti gli altri assenti. Una foto che gira subito di bacheca in bacheca, creando sconcerto e commenti poco felici. «Questi gli scranni della maggioranza consiliare alle ore 17.48 – è la frase che descrive la foto -. Per evitare di affrontare la questione delle mense sono andati via tutti poco prima della discussione dell’ordine del giorno. Spettacolo davvero incommentabile!».

Botta e risposta Tra la maggioranza c’è chi, come il consigliere del Nuovo centro destra, Emanuele Scarponi, sottolinea come la questione i genitori l’abbiano affrontata nella maniera sbagliata: ovvero rivolgendosi solo all’opposizione, al Pd. Immediata la replica dei genitori, che da mesi denunciano la scarsa sensibilità del Comune. «Noi presidenti dei comitati abbiamo interpellato tutti i consiglieri – qualcuno scrive – e a tutti abbiamo consegnato identico materiale perché cerchiamo di parlare a dei genitori e non a politici». E poi c’è chi ricorda i vari passaggi della spinosa vicenda.

Le reazioni «Noi rappresentanti dei genitori abbiamo assistito alla vergognosa scena con incredulità e frustrazione – affermano nero su bianco -, mentre i consiglieri uscivano dall’aula alla chetichella e chiediamo chiarimenti. Un argomento così fondamentale e delicato, che da mesi coinvolge la cittadinanza in modo trasversale, proprio per le ripercussioni sulla salute e sul benessere dei bambini, nonché per gli aspetti sociali ad esso connessi merita di essere trattato con priorità e massima attenzione, ed è inaccettabile che di fronte a noi genitori che continuiamo a riunirci fino a tarda ora e a lavorare anche di notte, rinunciando persino a giorni di ferie con la famiglia, i consiglieri di maggioranza abbandonino la discussione a poco più di 3 ore dall’inizio della seduta».

Addio attività didattica La preoccupazione dei genitori è che con l’esternalizzazione del servizio, oltre alla qualità del cibo nei piatti dei bimbi che verrebbe meno, non ci saranno neanche le risorse che di solito venivano reinvestite per l’attività didattica. «Sottraendo ai genitori l’acquisto delle derrate alimentari, che per oltre 25 anni è stato gestito dagli stessi in modo virtuoso, come dimostrano i risparmi reinvestiti – dicono le associazioni -, il Comune impedirà di garantire la qualità e la provenienza locale degli alimenti serviti e sottrarrà i fondi finora reinvestiti in materiali didattici e attività integrativa (teatro, musica, inglese, educazione motoria) nelle scuole stesse. Fondi che non verranno erogati in altra forma, perché è stato tagliato anche quello destinato all’ampliamento dell’offerta didattica stessa». «La ristrutturazione del servizio che il Comune vuole mettere in atto ad ogni costo – è la denuncia dei genitori -, creerà una lacerazione sociale drammatica nel tessuto cittadino, perché determinerà disparità e discriminazione tra i bambini, anche all’interno della stessa scuola, in quanto lo svolgimento delle attività dipenderà dal fatto ingiusto se le tasche dei genitori potranno o meno permettersi di sostenere gli ulteriori costi, che triplicheranno, perché il Comune non parteciperà in alcun modo alla spesa, lasciando soli i genitori».

Tutta colpa della spending review di Calabrese «Tutto nasce dalle affermazioni apodittiche e indimostrate della relazione della commissione di revisione della spesa – fanno sapere -, che nel suo proporre tagli lineari non ha nemmeno prodotto un documento di analisi dei costi. Le Associazioni dei genitori trasformandosi in vere e proprie associazioni di volontariato e onlus di diritto, potranno sopperire a questi tagli, anche grazie ai contributi di privati e al 5X1000. Se il Comune esternalizzerà, si perderà ogni possibilità di sostegno alle scuole. I genitori chiedono che con urgenza sia convocato un consiglio grande, durante il quale i cittadini possano confrontarsi apertamente con il sindaco, i consiglieri e gli assessori, sull’intero tema della scuola che subirà iniqui tagli lineari». Nel frattempo, è convocato un altro incontro a Ponte San Giovanni, martedì sera, dal tema ‘Non mi va!’, mentre, mercoledì, alle ore 15, si affronterà di nuovo la questione in commissione consiliare. E dato che la loro battaglia è di essere ascoltati da tutti ed in ogni sede, hanno accettato l’invito del consigliere di Forza Italia, Massimo Perari, ad incontrarsi.

Conferenza dei capigruppo Le associazioni dei genitori durante la conferenza dei capigruppo di lunedì, inoltre, hanno consegnato 32 copie – una per consigliere – di una relazione di 34 pagine e 11 copie di 15 documenti – una per gruppo -, accompagnati da una nota, per illustrare dettagliatamente l’organizzazione del servizio nel corso degli anni, la proposta dei genitori e le iniziative intraprese, tra le quali un ulteriore quesito all’Anac, un quesito all’Agenzia delle entrate, un’istanza di accesso ai documenti e il coinvolgimento del Garante per l’infanzia.

L’esperienza di Deruta Paolo Zazzaretti è il presidente del Comitato mensa di Deruta e padre, che ha riportato l’esperienza della città della ceramica ai suoi ‘colleghi’ perugini, durante l’assemblea pubblica che si è svolta a Ponte San Giovanni, lo scorso 11 giugno.. . Zazzaretti ha cercato di dispensare consigli, appoggiando in pieno la causa. «Siamo al terzo anno del percorso di esternalizzazione del servizio mensa a Deruta – spiega – e anche se l’amministrazione ci aveva assicurato la qualità del servizio ed un risparmio economico, ad oggi possiamo affermare che così non è stato. Oltre a non avere più fondi per le attività didattiche dei bambini: da tre anni non si fanno più recite scolastiche e non fanno più le gite».

Dopo la scuola si corre in pizzeria Una situazione che lascia l’amaro in bocca ai genitori, che all’uscita della scuola dei propri figli sono costretti a correre nelle pizzerie per farli mangiare. «I bambini con il nuovo servizio non mangiano più – racconta a umbriaOn Zazzaretti -, in più i piatti sono freddi, non mangiano legumi, verdure, pesce e carne. La maggior parte dei genitori ha preferito ritirare i figli e oltre il 50 per cento non paga la retta, addirittura il Comune sta pensando di appaltare un’azienda per il recupero crediti». I genitori prima dell’esternalizzazione del servizio si occupavano direttamente dell’acquisto del cibo, che veniva direttamente comprato in negozi di fiducia che assicuravano la qualità dei prodotti e ogni famiglia metteva a disposizione 50 euro – attualmente la retta è di 90 euro. E i soldi avanzati si investivano nella didattica. «Ora non è più così – sottolinea Zazzaretti -, la carne come impone l’Asl deve essere di vitello di non meno 18 mesi, prima avevamo carne di vitello di 9 mesi, quindi, per ovviare al problema l’azienda prepara solo polpette di carne. Il pesce invece di arrivare fresco dal Tirreno o dal Mediterraneo, arriva dall’Africa orientale o dal Giappone surgelato. Ovviamente non c’è più la cuoca che dalle 8 del mattino fino alle 14 cucinava e con accortezza preparava i cibi rendendoli appetibili per i bimbi, che si sa non amano in maniera particolare le verdure e i legumi. Qui viene messo in discussione l’organizzazione». Ma Paolo Zazzaretti non ha apprezzato neanche le parole dell’assessore comunale di Perugia, Dramane Waguè. «Un assessore alle politiche per l’infanzia non può dire i soldi risparmiati sul cibo dei bimbi si possono reinvestire nell’edilizia scolastica – chiosa -: non è corretto, non funziona così. Per questo settore ci sono i fondi europei».

Twitter @Ros812007

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