Perugia, sicurezza: bagarre politica

L’assessore Calabrese scatena un putiferio: botte e risposte

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di Rosaria Parrilla

La sicurezza a Perugia da sempre, nel corso degli ultimi anni, ha creato tempeste di vento. A farne le spese nella passata legislatura fu l’allora primo cittadino Wladimiro Boccali, bersagliato su tutti i fronti, a livello politico e anche nella nuova agorà, quella virtuale che può distruggere la figura di un personaggio pubblico in men che non si dica, di Facebook.

La polemica E così negli ultimi giorni la polemica si è scatenata a seguito dei ripetuti e anomali furti a danno di alcuni negozianti del centro storico, delle discussioni dei cittadini sul social network e non ultimo dalle dichiarazioni al vetriolo rilasciate dall’assessore comunale Francesco Calabrese. Ad onor di cronaca però, anche le considerazioni rilasciate dall’attuale sindaco, Andrea Romizi, sul fatto che gli episodi in questione sarebbero delle provocazioni, hanno scatenato qualche mal di pancia.

Le infiltrazioni Ma le dichiarazioni di Calabrese sono quelle che più di tutto hanno fatto insorgere il centrosinistra intero, riuscendo nell’impresa di ricompattare tutto il Pd, fino ai vertici della questura. L’assessore Calabrese nell’intervista rilasciata ad un quotidiano locale avrebbe fatto intuire che ci fosse un collegamento tra le infiltrazioni criminali e il centrosinistra e che le ripetute spaccate nell’acropoli perugina, testuali parole, «forse potrebbero trattarsi di un atto provocatorio». Così la campagna elettorale per le prossime regionali entra nel vivo e si infiamma l’intero scenario politico.

Boccali Ad intervenire è stato, dopo mesi di silenzio, anche Boccali stesso, che ha parlato dell’eventualità di denunciare Calabrese, chiedendo anche l’intervento del sindaco Romizi, che a fine serata, dopo gli interventi di vari politici (la maggior parte contro e pochi a sostegno dello stesso assessore ‘incriminato’) arriva.

Il sindaco Romizi «La battaglia alle organizzazioni criminali viene da sempre portata avanti all’unisono da istituzioni locali, forze dell’ordine, magistrati e ministero dell’interno – afferma in una nota Andrea Romizi – che negli anni hanno tenuto alte guardia e attenzione, ciò anche grazie all’argine di legalità creato dai cittadini. Il Comune di Perugia si è sempre fatto carico nel tempo di questa battaglia e l’attuale amministrazione concentra i suoi sforzi quotidiani contro le diverse illegalità, piccole e grandi che siano. La guerra alla delinquenza non ha uno spartiacque politico, ma è il minimo comune denominatore che deve unire le istituzioni al proprio interno e fra di loro, dando il segno alla cittadinanza di un presidio solido e continuativo in difesa della legalità e della sicurezza per respingere sempre e comunque ogni tentativo di infiltrazione criminale nel nostro territorio».

Cardinali Durante la giornata, i primi a far sentire la propria indignazione nei confronti delle parole di Calabrese e a chiedere le dimissioni sono stati quelli del Pd, a cominciare dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, fino alla senatrice Valeria Cardinali che sottolinea: «Affermazioni gravi, scomposte e irresponsabili quelle dell’assessore Calabrese, pronunciate con una leggerezza che nessuno si può permettere, tanto meno chi ricopre un ruolo istituzionale, evidentemente immeritato, ma sono anche l’ennesimo segnale della totale incapacità di governo di questa giunta. La correttezza e l’onestà della giunta Boccali, della quale ho fatto parte, e di quelle precedenti è rappresentata dai fatti e la risposta a qualunque illazione sul governo di Perugia l’ha data, appena qualche mese fa in occasione del sequestro di immobili riconducibili a uomini legati a organizzazioni mafiose, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, affermando con chiarezza e in maniera inequivocabile la totale assenza di qualunque relazione tra le indagini che hanno riguardato la città e l’operato dell’amministratore comunale, così come stamattina ha ribadito l’assenza di collusioni con amministratori e cittadinanza nella nostra regione. La campagna elettorale del centrodestra è stata fortemente incentrata sulla sicurezza, promettendo soluzioni salvifiche e addossando colpe e responsabilità di tutto a Boccali, ben sapendo quali sono i compiti e i poteri di un sindaco in questo ambito. Ora, di fronte all’incapacità di gestire la situazione, si spara su chi c’era prima, come se si stesse giocando, tra l’altro provando a fare ricadere la responsabilità delle proprie affermazioni sui cittadini».

Giacopetti «Le dichiarazioni e le insinuazioni dell’assessore Francesco Calabrese sulla sicurezza a Perugia sono di una gravità inaudita – tuona Francesco Giacopetti, segretari comunale del Pd -. Anche io avrei, a questo punto, qualche domanda da rivolgere all’assessore: sa qualcosa che noi non sappiamo? O sono solamente gravissime illazioni, che, pronunciate da un rappresentante istituzionale, che per il ruolo che riveste ha solitamente una credibilità maggiore agli occhi dei cittadini, assumono, per altro, una pesantezza ancora più ingombrante? Non pensa, forse, che la definizione dei contorni della vicenda ‘spaccate’ competa ad altre sedi, ben più adatte di un assessorato ai lavori pubblici a parlare di criminalità? Usare il tema della sicurezza per raccattare voti o mantenere il consenso è sbagliato. Sempre e a prescindere dal colore politico».

Pd a ‘palle incatenate’ Il renziano Giacomo Leonelli, segretario regionale, invia un breve messaggio: «Sicurezza, l’assessore di ‪‎Perugia‬‬‬‬ Calabrese fa come lo scolaro in imbarazzo che si giustifica: ‘Prof, non ho fatto i compiti perché lui mi ha rubato i libri!’. Già come scusa regge poco, ma tra l’altro il compagno di banco non c’è più da diversi mesi». Mentre Claudia Bastianelli, segretario comunale del Psi, da Facebook afferma: «Le affermazioni dell’assessore Calabrese sono di una gravità inaudita dal momento che lanciano accuse pesantissime di collusioni tra le passate amministrazioni di Perugia e la mafia. Ora: certe accuse o si fanno con in mano prove e certezze, nel qual caso non si rilasciano dichiarazioni su facebook o sui giornali ma ci si rivolge alla magistratura in qualità di persona informata dei fatti, o si tace. Nel primo caso l’assessore è pregato di rivolgersi alla giustizia, nel secondo che mi pare corrisponda alla realtà dei fatti, è pregato di tacere! Non si può strumentalizzare politicamente la mafia, non si giustifica la mancata soluzione del problema sicurezza con illazioni squallide e gravissime. Consiglio dunque a Calabrese di parlare solo nelle sedi opportune o di tacere, ne va della sua dignità, non della nostra. Noi possiamo camminare a testa alta e con la schiena dritta».

La sinistra Gravissime, secondo il coordinamento de La Sinistra per l’Umbria, «le affermazioni che l’assessore Calabrese ha rilasciato sulla stampa in merito a presunte collusioni tra centrosinistra e organizzazioni mafiose. Evidentemente l’assessore Calabrese cerca di nascondere l’assoluta incapacità della giunta Romizi di far fronte alle promesse elettorali, soprattutto sul terreno della sicurezza, mediante dichiarazioni prive di qualsiasi fondamento. Dichiarazioni gravi, tanto più perché fatte da un uomo delle istituzioni. Se Calabrese è a conoscenza di fatti o eventi a sostegno della sua tesi strampalata, si rechi al più presto dalle autorità giudiziarie e sporga formale denuncia. Diversamente eviti di cercare una propria visibilità personale mettendo in cattiva luce la comunità e la città di Perugia. Probabilmente Calabrese ha perso una meravigliosa occasione per tacere ma ora chieda scusa, si rimbocchi le maniche e cerchi di lavorare per fare ciò che non è riuscito a fare fino ad adesso, invece di cercare alibi maldestri al fallimento del progetto politico di cui è espressione».

Il centrodestra A difesa di Calabrese sono scesi in campo Sandra Monacelli, capogruppo regionale Udc, e Gianluca Cirignoni, Gruppo misto in consiglio regionale. «La pioggia di reazioni, alcune particolarmente violente sotto il profilo verbale, con cui il centrosinistra umbro ha risposto come un sol uomo alle parole dell’assessore Francesco Calabrese – fa sapere tramite una nota Monacelli – testimoniano come questi esponenti non perdano occasione per poter attaccare l’amministrazione comunale di Perugia. Da componente della Commissione regionale d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Umbria ritengo che Calabrese abbia sollevato delle legittime perplessità circa le modalità con cui si sono verificati alcuni atti criminosi nel centro storico del capoluogo. Allo stesso tempo ha anche altrettanto chiaramente evidenziato che le sue dichiarazioni non volevano minimamente tirare in ballo la precedente giunta e tanto meno l’ex sindaco Wladimiro Boccali». Cirignoni esprime «solidarietà istituzionale, politica e umana all’assessore del Comune di Perugia, Francesco Calabrese, per gli attacchi che sta subendo da parte del Partito democratico perugino in seguito all’allarme sulle infiltrazioni mafiose che lui ha coraggiosamente lanciato. Se Perugia e l’Umbria sono sotto assedio – continua Cirignoni – da parte di organizzazioni mafiose è dimostrato dalle inchieste e dagli arresti effettuati dalle forze dell’ordine, oltre che dal giro di droga e clandestini che ha sfigurato e trasformato Perugia. Le parole dell’ssessore Calabrese sono sensate e devono far riflettere la politica e le istituzioni sulla necessità di alzare la guardia contro le mafie, che non sono organizzazioni criminali normali, ma che per loro natura tendono a sostituirsi allo Stato e ad infiltrarne le istituzioni democratiche. Auspico che tutte le forze politiche in campo per le prossime elezioni regionali prendano pubblicamente l’impegno di ricostituire, in seno all’assemblea legislativa dell’Umbria, la Commissione antimafia».

L’assessore Calabrese Lui, il personaggio principale, alla fine, è intervenuto sulla querelle, affermando di non aver accusato nessuno: «Ho premesso che l’ex sindaco Boccali è una brava persona, durante l’intervista, e quindi non capisco perché mi dovrebbe querelare: su che base?. C’è stata una reazione sproporzionata contro di me da parte del Pd e del centrosinistra. Ho espresso dei dubbi aprendo una discussione che si basa anche sulla relazione della Commissione antimafia dell’Umbria e su due importanti inchieste sulla ‘ndrangheta a Perugia. Un fenomeno criminale che esiste ed è ben radicato dagli anni ‘70 ad oggi. La politica ha il compito di interrogarsi su quello che gli accade intorno ragionando anche su aspetti che apparentemente potrebbero non manifestarsi nell’immediato». E sulla richiesta di dimissioni, ha le idee chiare: «Non lascio. Voglio che la giunta si batta su dei valori importanti: tra cui la sicurezza. Continuo a lavorare, ma come sempre il mio mandato è nelle mani del sindaco che mi ha nominato».
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