Terni, la Liberazione rivive ogni anno

Nel giorno del 71esimo anniversario commemorazioni ‘ufficiali’ e visite nei rifugi

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di Francesca Torricelli

Suonava la sirena e iniziava la paura. Poco, pochissimo tempo per racimolare alcune cose e si doveva scendere giù, nello scantinato. Nel giorno del 71esimo anniversario della ‘Liberazione’ di Terni dal nazifascismo, si riaprono le porte di due dei rifugi antiaerei della città.

I bombardamenti Oltre cento furono i bombardamenti che martoriarono Terni nel corso della seconda guerra mondiale. Si calcola che siano state distrutte e danneggiate circa mille e 200 case su duemila e 500 del centro abitato e che la popolazione sfollata sia stata intorno a più dei due terzi della popolazione residente nel centro, che ammontava a circa 45 mila abitanti.

La cerimonia a palazzo Spada

La cerimonia a palazzo Spada

Le celebrazioni Nella mattinata di sabato si sono svolte anche le commemorazioni ‘ufficiali’: a palazzo Spada si è tenuta la consueta cerimonia – hanno partecipato il sindaco e il presidente del consiglio comunale, Leopoldo Di Girolamo e Giuseppe Mascio; il prefetto, Gianfelice Bellesini e il vice presidente dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, Carla Arconte – nel corso della quale il sindaco ha ricordato come tutti i cittadini, soprattutto i più giovani, debbano provare riconoscenza nei confronti di chi ha combattuto per la libertà

 

LE FOTO DELLE CELEBRAZIONI UFFICIALI

La targa imbrattata

La targa imbrattata

Le corone e la targa Come ogni anno sono state deposte delle corone di alloro ai monumenti di piazza della Repubblica, della rotonda dei Partigiani e di piazza Briccialdi, oltre ad una al sacrario del cimitero cittadino. A ponte Garibali, invece, le autorità hanno sostato davanti alla targa che ricorda il sacrificio di Aspromonte Luzzi, il partigiano morto nel tentativo di impedire che i soldati tedeschi, in fuga dalla città, minassero e facessero crollare il ponte stesso. La targa è imbratta da anni e nemmeno stavolta si è riusciti a vederla pulita.

 

L’allarme Per cercare di sopravvivere ai tremendi attacchi, i cittadini si rifugiavano nelle cantine dei loro palazzi, trasformate ormai in veri e propri rifugi antiaerei. Le ‘vedette’ avvistavano gli arei in arrivo, suonavano l’allarme e qualunque cosa si stesse facendo, bisognava scendere giù, insieme a tutti gli altri. Qualcuno in pigiama, qualcun altro con la barba fatta a metà e qualche signora con in mano la padella in cui stava preparando il pranzo o la cena, che a quel punto divideva con tutti gli altri.

LE VISITE AI RIFUGI ANTIAEREI: LE FOTO

Terni rifugi antiarei (24)

Uno dei rifugi

Al riparo Con le gambe che tremavano dalla paura restavano lì. Tutti insieme. A darsi coraggio. In attesa di una nuova sirena che indicava il cessato allarme. Poteva passare qualche ora o addirittura qualche giorno. Lì, nei sotterranei, avevano portato coperte, cuscini, delle torce e qualche scorta di cibo e acqua. Erano riusciti anche a ricavare dei bagni. Poi, finalmente, suonava il cessato allarme ed erano di nuovo liberi. Insomma, non più di tanto. Solo fino alla successiva sirena.

La ‘Liberazione’ Gli inglesi del generale Alexander entrarono in città il 13 giugno del 1944. Ma prima di loro – pagando l’ennesimo contributo di sangue – Terni era già passata sotto il controllo dei partigiani della ‘Gramsci’. Niente più bombardamenti, niente più rifugi. I ternani potevano finalmente riprendersi la loro città. Secondo le carte conservate nell’archivio storico del Genio civile di Terni, nel 1943 furono censiti 81 rifugi pubblici, per una capacità totale di circa 12 mila persone.

LA RIPRODUZIONE SONORA DI QUEI TERRIBILI MOMENTI: IL VIDEO

Visite guidate

Visite guidate

Visite guidate Sabato, grazie al ‘Gruppo grotte Pipistrelli del Cai’, si sono riaperte le porte dei due rifugi più significativi della città: quello di via Carrara e a quello di palazzo Morelli. I volontari del Cai, per tutta la giornata, hanno guidato i circa 200 visitatori nei rifugi, mostrando i corridoi, le vecchie cantine e ricostruendo, insieme a loro quei terribili momenti. Un’esperienza suggestiva. Sensazioni che non si studiano sui libri di storia.

 

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