Omicidio Raggi: lunedì parla l’assassino

A Terni interrogatorio di garanzia per Amine ‘Aziz’ Aassoul

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Lunedì, forse proprio mentre il medico legale sarà impegnato nell’autopsia disposta dal magistrato sul corpo di David Raggi, il ternano 27enne ucciso nella tarda serata di giovedì, il suo assassino, il marocchino e quasi coetaneo Amine ‘Aziz’ Aassoul, dovrà rispondere alle domande di rito previste dall’interrogatorio di garanzia, prima tappa del percorso che lo porterà ad assere poi formalmente incriminato del reato di omicidio. L’interrogatorio sarà condotto dal giudice Maurizio Santoloci ed è previsto per le 9.30

IL CORTEO SILENZIOSO ATTRAVERSA LA CITTA’

Due storie, un destino Non potrebbero essere più diverse le storie dei due ragazzi che un destino infame ha fatto incontrare, quella sera, all’angolo di una piazza. Da una parte c’era David, la vittima, un ragazzo che – le frasi ascoltate in questi due giorni non sono di circostanza – viene definito ‘ideale’ e il suo impegno come volontario in un’associazione di pronto intervento ne è la dimostrazione. Dall’altra c’è ‘Aziz’, l’assassino. Nato in Marocco, già espulso dall’Italia nel 2007,  in seguito ad alcuni reati – droga, furti, rapine – commessi soprattutto nelle Marche; rientrato nel 2014 ed attualmente – le leggi dello Stato glielo consentono – ‘regolarmente’ nel nostro Paese in quanto in attesa di risposta al ricorso presentato contro il rifiuto ricevuto in relazione ad una richiesta di asilo politico.

‘ZEPPO’, RACCONTA IL SUO AMICO DAVID

La fiaccolata Nella serata di venerdì, intanto, la città si è stretta – non solo idealmente – intorno alla famiglia ed agli amici di David. In memoria di David Raggi, beffato da un destino atroce. Ucciso dalla mano violenta di Amine Aassoul mentre stava trascorrendo una serata spensierata con i propri amici in piazza dell’Olmo.

FIACCOLATA PER DAVID: LE FOTO

Le famiglie E diverse, molto, le storie familiari dei due ragazzi. Quella di David, distrutta da un dolore impossibile da immaginare per chi ha la fortuna di non averlo provato, la cui filosofia è tutta nelle parole del fratello Diego: «Ve lo dico come avrebbe fatto lui: vogliate bene a tutti. Niente più violenza, facciamola finire qui». La madre di Amine Aassoul, da vent’anni in città avendo sposato un ternano, non vedeva spesso suo figlio e non avrebbe nemmeno saputo che suo figlio aveva ammazzato un altro ragazzo. Se non fossero andati a cercarla per chiederle informazioni.

 

 

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