Terni, processo Asm: Raffaelli si difende

«Comune e Asm due cose distinte. Problemi ambientali sempre affrontati e risolti». Scambio ‘vivace’ con il pm Elisabetta Massini

Condividi questo articolo su

di F.T.

Una deposizione accorata e non priva di asperità. Come quando il pm Elisabetta Massini, nel mezzo di un confronto serrato, gli ha fatto notare che non era il caso «di fare politica in un’aula di tribunale». Secca la replica: «Ma lei l’ha fatta per tanto tempo sui giornali». E il magistrato non l’ha presa benissimo: «Questa è un’affermazione gravissima, dimostri che una sola virgola di quanto scritto sia ricollegabile alla sottoscritta». Se ci saranno strascichi, si vedrà.

La deposizione, davanti al collegio giudicante presieduto da Massimo Zanetti e composto da Angelo Matteo Socci e Simona Tordelli, è stata quella dell’ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, imputato al processo Asm insieme ad altre diciannove persone fra ex politici, amministratori, dirigenti e tecnici della controllata, per fatti collocati fra il 2002 e il 2007. Numerose le accuse mosse dalla procura, suddivise in due filoni: da un lato le violazioni ambientali e dall’altro gli episodi di mobbing che avrebbero colpito alcuni dipendenti e dirigenti dell’azienda ritenuti ‘scomodi’.

«Ruoli distinti» Martedì pomeriggio, dopo che erano stati ascoltati tre consulenti citati delle difese, è stata la volta del primo cittadino, difeso dagli avvocati David Brunelli e Adriana Faloci, che ha replicato alle accuse mosse nei suoi confronti dalla procura. Partendo da lontano: «Non si riesce a capire cosa c’entri con questa vicenda. Il sindaco nomina il presidente del cda di Asm che ha un suo management autonomo, di certo non va a controllare il contenuto di ogni singolo sacchetto dell’immondizia. All’origine del processo – ha detto Raffaelli – c’è proprio questa impropria sovrapposizione fra i compiti del primo cittadino e quelli dell’azienda».

Mobbing «Se per mobbing intendiamo la persecuzione di persone sul proprio posto di lavoro – ha detto l’ex sindaco in aula – allora episodi del genere non mi sono mai stati segnalati. Né tanto mano ho mai ‘mobbizzato’ qualcuno. Nella prima parte del mio mandato amministrativo, era usuale che il dirigente del partito di maggioranza, ricordo in particolare Sergio Sbarzella che al tempo era anche consigliere comunale, mi portasse simpatizzanti o iscritti che manifestavano disagi legati per lo più alle singole posizioni professionali. Persone che non trovando soddisfazione dal ‘babbo’, venivano a chiedere al ‘nonno’. Ma il metodo con cui trattavo questioni del genere era sempre lo stesso: un conto era il Comune e l’altro l’azienda. E certi problemi personali non potevano trovare una risposta nel sottoscritto. Alcuni di loro mi posero questioni più significative o spinose, ma senza elementi di valutazione più seri e rigorosi. Da quelle, che erano di fatto riunioni di partito, ricavai comunque elementi preziosi».

Inquinamento «Stesso discorso per le criticità ambientali: quando emersero due casi di radioattività all’inceneritore, e l’Asm è l’unica azienda umbra del settore che dispone di un portale per il controllo della radioattività, gli stessi sono stati prontamente segnalati e risolti, individuando le cause».

«Estraneo» «Il paradosso – ha detto Paolo Raffaelli – è che dopo sette anni mi ritrovo a non poter esercitare alcuna funzione pubblica, in virtù di un procedimento di cui non si capiscono le ragioni. Non c’è alcun segnale evidente di contaminazione ambientale e le perizie hanno fin qui sempre dimostrato che le patologie tumorali che hanno colpito alcuni lavoratori, nulla c’entrano con il funzionamento dell’ex inceneritore Asm di Maratta».

L’azienda «Quando diventai sindaco, nel 1999, l’Asm era un’azienda segnata da tensioni e correnti politiche. Ogni ‘caudillo’ aveva il suo protetto ma grazie anche a dirigenti come Piero Sechi e Stefano Tirinzi, la musica cambiò. Con me azienda e politica rimasero distinte. Il criterio era sempre quello: certe questioni dovevano essere affrontate e risolte dal management. Il Comune non doveva avere voce in capitolo, nel pieno rispetto dei ruoli di ciascuno».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli