Umbria, Gesenu compatta l’opposizione

Depositata la richiesta per istituire una Commissione d’inchiesta regionale firmata da 8 consiglieri su 20

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L.P.

La richiesta è stata depositata. Un martedì insolito in consiglio regionale, quello in cui tutta l’opposizione si compatta e firma la richiesta di istituzione di una commissione d’inchiesta sui rifiuti in Umbria.

Istituzione d’ufficio La proposta era partita già una decina di giorni fa da parte del Movimento 5 Stelle e, a poco a poco, ha incontrato il favore di tutta l’opposizione. Oltre a quelle di Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, consiglieri 5 stelle, il documento porta infatti la firma di Marco Squarta di Fratelli d’Italia, Emanuele Fiorini e Valerio Mancini della Lega Nord, Raffaele Nevi di Forza Italia, Claudio Ricci e Sergio De Vincenzi, Ricci presidente. Otto consiglieri su venti, ben oltre il quorum di un terzo previsto dall’articolo 54 dello Statuto regionale, l’ufficio di presidenza dovrà, per forza di cose, accogliere la richiesta. Secondo il regolamento, sarà poi l’aula consiliare a votare i contenuti e a stabilire i termini entro i quali la commissione dovrà riferire in Assemblea. «In quella sede – si legge nella nota – vedremo se la maggioranza vorrà offrire una dimostrazione di responsabilità istituzionale appoggiando questa urgente iniziativa di verità».

La Commissione Così mentre il caso Gesenu diventa un caso politico dentro al Pd, con un botta e risposta dai toni polemici tra il Sottosegretario Bocci e il segretario Leonelli, le opposizioni fanno fronte comune e impongono alla maggioranza la Commissione di inchiesta sulla tenuta del sistema di gestione dei rifiuti e per far luce sulle vicende che hanno portato alla notifica di una interdittiva antimafia a Gesenu, Ecoimpianti e Gest.  «La circostanza per cui il caso Gesenu presenta sicure ramificazioni regionali e nazionali, e probabili estensioni internazionali, rende necessario – si legge nella richiesta – approfondire gli assetti societari delle imprese titolari della gestione dei rifiuti in Umbria anche al fine di escludere la possibilità di eventuali connessioni con i soggetti coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale con particolare riferimento al territorio di Terni. La vicenda Gesenu ha fatto ufficialmente emergere l’inadeguatezza del sistema di gestione integrata del ciclo dei rifiuti nel territorio regionale anche con riferimento alla presenza di siti altamente inquinati e siti non bonificati, ai danni ambientali da essi determinati e allo spreco di risorse pubbliche».

LA VIDEODENUNCIA FATTA A UMBRIAON

In Parlamento Una presa di posizione netta, dunque, per ribadire il ruolo centrale della politica e capire se e dove la criminalità si sia infiltrata all’interno di vuoti istituzionali. Il caso Gesenu, recentemente, è approdato anche in Parlamento per volere del senatore della Lega Nord Paolo Arrigoni e questo, secondo i consiglieri, evidenzia la rilevanza nazionale che la vicenda sembra, «questo caso è la punta di un iceberg che riguarda la gestione complessiva dei rifiuti, degli impianti e della raccolta differenziata, senza dimenticare il nodo delle tariffe. A fronte del fatto che dal 2013 doveva essere istituita una autorità, l’Autorità umbra per i rifiuti e le risorse idriche (Auri), che invece ancora non esiste», si legge ancora nella nota.

Obiettivi Senza interferire con le indagini della magistratura, la Commissione avrà il compito di verificare le procedure di affidamento nei quattro ambiti territoriali del servizio e le modalità di gestione dei rifiuti da parte dei titolari dello stesso, approfondire gli assetti societari delle imprese titolari anche, come si legge nella nota, al fine di escludere la possibilità di eventuali connessioni con i soggetti coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale. Inoltre dovrà cercare di quantificare i danni ambientali derivati da eventuali condotte illecite, attuali e pregresse, e fare una valutazione generale dell’attuale sistema di gestione dei rifiuti per capire se agevoli o meno le infiltrazioni criminali, verificare la presenza di eventuali conflitti di interesse e, infine, prevedere l’elaborazione di un nuovo piano regionale dei rifiuti.

Unità d’intenti Punto di arrivo o punto di partenza?«Direi un buon punto di partenza. – commenta a caldo Liberati – Trovare l’appoggio di tutta l’opposizione non è una cosa che capita tutti i giorni. Abbiamo molto apprezzato la ferma presa di posizione del Sindaco Romizi. Ora, però, bisogna accelerare e capire chi, come noi, si vuole schierare dalla parte della legalità. Per quanto sonnolenta, l’Umbria ha manifestato più volte desiderio di discontinuità, di fronte a vicende così gravi è impensabile che la politica non torni ad acquistare il suo ruolo e a vegliare sulla salute delle aziende di cui l’ammistrazione comunale è socia».

Nuove polemiche E intanto da più parti si continua a parlare della vicenda Gesenu. Mentre nuovi scenari sembrano aprirsi anche per la Tirreno Ambiente, la società di servizi viterbese di cui Gesenu è socia di maggioranza e che, di rimbalzo, potrebbe essere commissariata, a Perugia la polemica infiamma non solo le fazioni interne al Partito democratico. Il botta e risposta, oggi, ha visto come protagonisti il capogruppo di Forza Italia Massimo Perari in risposta all’accusa lanciata dal consigliere regionale Pd Attilio Solinas sul presunto ‘silenzio’ del Sindaco di Perugia Romizi sull’intera vicenda. Perari ha sottolineato come, secondo lui, molte delle responsabilità della vicenda siano riconducibili proprio all’ex maggioranza, al governo della città di Perugia per più di 70 anni. E di responsabilità politica torna a parlare anche la Lega Nord che ha organizzato un incontro, previsto per giovedì 12 novembre, a Palazzo Cesaroni per approfondire la questione della gestione dei rifiuti nelle discarica di Pietramelina, Borgo Giglione e Le Crete a Orvieto, di infiltrazioni mafiose e inquinamento ambientale.

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