Addizionale Irpef, ternani i più tartassati

Lo studio del Caf Uil: in 21 Comuni della provincia di Terni aliquote al massimo, nel perugino 5 amministrazioni non applicano il tributo

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Provincia di Terni più ‘cara’ di quella di Perugia sul fronte delle addizionali comunali Irpef applicate in Umbria: è quanto emerge dalla rielaborazione svolta dal Caf Uil dell’Umbria, sulla scorta dei dati trasmessi dalle singole amministrazioni al ministero delle Finanze per il 2019.

La situazione

Comparando la situazione delle addizionali distinte per provincia emerge infatti che in termini di aliquote nominali deliberate le stesse risultino mediamente più elevate nel ternano, elemento riferito a tutte le classi di reddito: la media provinciale va dallo 0,73 della classe più bassa allo 0,75 di quella più alta, a differenza del perugino dove il range è compresa tra lo 0,66 e lo 0,68. Ventuno, sempre in provincia di Terni, i Comuni che, compreso il capoluogo, hanno applicato al massimo l’aliquota (0,8 ma sono previste esenzioni per i redditi più bassi). Questa differenza tra le due province risulta influenzata, dalla scelta operata da parte di alcuni comuni della provincia di Perugia di esentare i propri contribuenti dal pagamento dell’imposta.

Poche esenzioni

Sono infatti tutte localizzate in provincia di Perugia le amministrazioni che hanno mai deliberato in materia di aliquote oppure a non prevederla, con conseguente mancata applicazione del tributo (Assisi, Fossato di Vico, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino e Vallo di Nera), mentre tutti e 33 i comuni della provincia di Terni hanno effettuato delibere. In generale, risalta all’occhio la situazione del distretto della Valnerina, dove la pressione delle addizionali è ai minimi termini, con ben cinque Comuni esenti, inoltre anche chi ha deciso di applicare le addizionali lo ha fatto con aliquote ridotte (Norcia al 0,4 per cento e addirittura Preci allo 0,1 per cento). Fra le città più importanti solo Assisi ha operato la rinuncia alle addizionali comunali. Dai dati estrapolati emerge inoltre che, per quanto riguarda l’aliquota applicata, nella maggior parte dei Comuni umbri ci si è livellati a quella massima e che in Umbria, le aliquote nominali medie si muovano poco in funzione dell’aumentare del reddito, prevalendo largamente l’aliquota unica per tutti gli scaglioni, una scelta adottata da ben 73 amministrazioni comunali. Quindi l’ulteriore progressività nel prelievo fiscale delle addizionali viene assicurata prevalentemente attraverso un articolato meccanismo di esenzioni fiscali collegate al reddito, riconosciuto però solo da 55 Comuni sui 92 complessivi.

Addizionale regionale in chiaro-scuro

Per quanto riguarda le addizionali applicate dalla Regione, il livello – sempre secondo lo studio della Uil – è complessivamente accettabile, sulla base di una comparazione realizzata su scala nazionale con le altre regioni e provincie autonome. Sul totale dei cinque scaglioni di reddito esaminati, emerge come in tre casi, vale a dire nel primo, terzo e quarto scaglione il livello delle aliquote si trova al di sotto di quello medio italiano, in particolare sulla fascia di reddito fino a 15 mila euro la percentuale risulta più bassa dello 0,14 per cento, con il 1,23 per cento di aliquota rispetto ad una media italiana del 1,37 per cento. Leggermente superiore è invece l’aliquota del secondo scaglione, con redditi compresi fra 15 e 28 mila euro (1,63 per cento contro l’1,59 per cento), per tornare in linea nuovamente nello scaglione dei redditi oltre i 75 mila euro dove l’aliquota applicata agli umbri è perfettamente allineata con la media nazionale (1,83 per cento).

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